[Do]

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Essere tra i più bravi del conservatorio era di certo un grande onore, ma comportava anche molte responsabilità e pressione.
Cosa a cui avrei piacevolmente rinunciato.

Era già passato un anno dal mio ingresso in quella prestigiosa accademia e tutto era andato per il meglio: la mia passione per il piano cresceva giorno dopo giorno, Yoongi era rimasto al mio fianco, aiutandomi ogni qual volta mi fossi trovato in difficoltà e i complimenti che ricevevo dagli insegnanti mi lusingavano, e non poco.

Un punto enorme per il mio orgoglio fu essere inserito tra i sette prodigi del conservatorio; venivamo chiamati "le sette note", titolo che avevo sempre paura di non meritare.
Ognuno di noi eccelleva in qualche strumento o nel canto ed eravamo ammirati da qualsiasi matricola, o studente in generale.

Min Yoongi era il genio misterioso del pianoforte, dell'ultimo anno; c'era poi Kim Namjoon, il mito del rap, soprattutto grazie ai suoi testi significativi.
Nel suo stesso corso, Kim Seokjin era conosciuto per la sua voce ammaliante e l'aspetto da principe; inutile dire che fosse il più corteggiato dell'istituto.

Seguivano poi Park Jimin, figlio del direttore e con un tocco per l'arpa senza eguali (mio migliore amico e compagno di sventure) e Jung Hoseok, violinista provetto.

E poi rimanevamo noi... Nonostante fossero passati così tanti anni, ci vedevo ancora come quei due bambini che, appena entrati, avevano già scatenato diverse voci tra i corridoi. Perché sì, sfortunatamente - oppure no? - l'ultimo delle sette note era proprio Jungkook.

Questo aveva fatto sì che tornassimo perlomeno a parlarci, nonostante fossero al 90% insulti e 10% "mi passi quello spartito?".
Almeno ci guardavamo in faccia e questo era già tanto, soprattutto quando eravamo costretti ad interagire, essendo un gruppo abbastanza compatto con gli altri cinque.

Era proprio a noi sette che venivano assegnati i brani più difficili e su cui pesava il prestigio dell'accademia. Un nostro sbaglio significava uno sbaglio per l'intera istituzione.

C'era chi la viveva meglio questa situazione, come Hoseok o Jimin, positivi di natura e chi invece si struggeva, per paura di non essere all'altezza, quali Seokjin e, nemmeno a dirlo, io stesso.

Nonostante i meriti che ricevevo, sentivo di non star dando il meglio di me... In verità, era da quattro anni che avevo quella sensazione.

Da quando Jungkook mi aveva scaricato.

Certo, le mie mani sapevano ancora come suonare e lo facevano magnificamente ma era una cosa interiore, la mia. Era come se stessi dando solo il un quarto di ciò che in realtà ero in grado di fare.
Il resto se l'era portato via quello stupido moretto dal sorriso ammaliante.

Il nostro rapporto era passato da una solida amicizia ad un'irritazione di cui nessuno dei due conosceva bene l'origine.

Se l'avevo perdonato?
Non esattamente.
Covavo ancora del risentimento per lui, tanto è vero che quando avvertivo quella sensazione di non star dando il meglio di me, avevo quasi sempre l'impulso di andare a fare una scenata a quel dannato ragazzo. Per fortuna non era mai nei paraggi o lo avrei di sicuro aggredito. Era tutta colpa sua!

«Maledetto Jungkoglione!»

Questo era uno di quei giorni.

Seduto al piano, in una delle tante aule del conservatorio, stavo provando da ore lo stesso pezzo, senza riuscire a suonarlo per bene. Mozart. Sempre quel dannato Mozart.

«Ancora te la prendi con il suo fantasma, TaeTae?»

Con un caffè in una mano e i suoi spartiti nell'altra, Jimin si avvicinò, il solito sorriso dolce sulle labbra.
Quel ragazzo era la mia salvezza; riusciva sempre a calmarmi con la sua tenerezza e i suoi modi di fare.

First Love // Kooktae Where stories live. Discover now