Capitolo VIII

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John si trovavanella distesa verde poco fuori la sua città. La sua fu un'esperienzatraumatizzante.

Si dirigevaverso casa tra imprecazioni e bestemmie, scalciando ogni tantoqualche sassolino per la strada.

Pensava tra sèe sè, testa china e sguardo vuoto, perso a guardare il sentiero cheper qualche miglio si stendeva davanti a lui, perdendosi inn quellaforesta che per lui era come una seconda casa. O dimora, per megliodire. Era stato per lungo tempo la sua meta principale per le battutedi caccia, fin da piccolo con suo padre. L'abbondanza di animaliselvatici la rendeva un posto perfetto per lui e il suo fucile. E lasua immancabile pazienza.

La stessapazienza che gli era mancata là dentro. Dentro quella miniera chelui stesso aveva sempre ritenuto un posto calmo, tranquillo come ilmare nella giornata più calda e per nulla ventosa.

In quel momentostava maledicendo quel posto. Non poteva, anzi non riusciva a crederea ciò che era successo. Era troppo strano, e inquietante.

Guardava fissoil sentiero che si slanciava sotto di lui verso Williams City, lastessa città che aveva imparato ad amare e odiare allo stesso tempo.Il posto in cui era cresciuto e il posto che gli aveva portato viagli amici più cari, che piano piano si trasferivano per via dellapericolosità della cittadina. Il posto dove aveva trascorso imigliori e i peggiori momenti della sua vita.

In quel momentosi promise che se fosse successo qualcosa di terribile sarebbe andatovia.

In quel momentoaveva un brutto presentimento.

Scalciava diqua e di là i sassi che trovava lungo il sentiero quando sentì unfruscio dietro di sè. Subito si voltò, di scatto, senza pensare.Era nella sua natura.

Il fruscio sispostava velocemente, tutto attorno a lui, e non riusciva a intuirneprecisamente la direzione. Era tutto attorno a lui.

Poi a un trattosi fermò.

Fu lì che Johncominciò ad avere paura. Un deja vu. Era come se stesse rivivendo lastessa scena di qualche ora fa. O qualche decina di minuti, avevacompletamente persoil senso del tempo là dentro. Gli ultimi dieciminuti gli erano sembrati un'eternità.

Decise chequalunque cosa gli fosse spuntata davanti avrebbe dovuto lottare finoalla morte.

Subitoimbracciò il suo fucile, e stette all'erta. Completamente calmo. Ilrespiro naturale faceva eco col fruscio del vento.

Fu allora chequalcosa si mosse, esattamente di poco alla sua sinistra. Presevelocemente la mira e si preparò al peggio, grilletto all'erta. Erapronto a sparare.

Finalmentequalcosa fece capolino dai cespugli.

John fece unbalzo indietro e puntò rapidamente il fucile.

Un procione.

La sua testagrigia con la sua maschera nera uscirono dagli arbusti, le zampe chesaltellavano sul sentiero.

"Fanculo!",sbraitò John. "Mi hai fatto prendere un colpo".

Abassò ilfucile e riprese a camminare. Voleva tornare a casa prima che facessebuio.

Fu una frazionedi secondo.

Il tempo digirarsi di pochi centimetri e una lince balzò dal cespuglio appenadietro di lui, avvinghiandosi al suo zaino.

John con unrapido scatto si levò lo zaino dalle spalle, imbracciò il fucile efece fuoco.

Un ringhio silevò dal sentiero, e la lince si accasciò velocemente a terra. Lesue zampe si contorsero in un movimento innaturale, mentre dal toracecominciava a uscirle una macchia di sangue, che si espanse perqualche decina di centimetri sul suolo. Veloce, preciso. Come sempre.Polmone e cuore.

GhiaccioWhere stories live. Discover now