Capitolo II

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Passati ormaipiù di quarant'anni tra sparizioni e omicidi misteriosi in quelpiccolo paese, la situazione era ormai diventata più tranquilla, conl'avanzare degli anni le tecnologie sempre più avanzate permisero aicittadini di creare sistemi di sicurezza sempre più avanzati e divivere sempre più a lungo.
Nonostante ciò gli omicidipersistevano, e le leggende metropolitane sul possibile artefice diquesti orrori si facevano sempre più insistenti e misteriose.
Efurono proprio quelle che, in questa fredda giornata d'inverno,quando il sole era appena tramontato, la famiglia Carrick siaccingeva a raccontare.
Il fuoco del camino emanava calore e unaluce soffusa in tutta la stanza, creando l'effetto perfetto per deiracconti del genere. Il nonno della famiglia, Patrick, cominciò aparlare, con tono calmo e lento le vicende che in tutti questi annisi sussegivano. "Questa è la storia degli orrori che da ormaipiù di quarant'anni continuano a susseguirsi nel nostro paese... ".La luce soffusa del fuoco situato accanto a lui gli illuminava permetà la faccia rugosa, coi segni del tempo che si intravedevano trauna cicatrice e l'altra, indice di un passato abbastanza burrascoso,e tutto ciò contribuiva a dare al tutto un'atmosfera più misteriosae macabra. "Il primo avvenimento tra tutti avvenne nel 1981,quando il sindaco del nostro paese venne ritrovato senza vita nellasua camera da letto". Fece una pausa. Lui quarant'anni fa erapresente, e ricordare quei fatti gli faceva abbastanza strano, e inpiù contribuiva l'età. Non era più abituato a parlare così alungo, lui che era abituato a stare sulla sedia a dondolo a dormireper la maggior parte della giornata. Quel giorno però dovette fareun sacrificio. L'ultra ottantenne dovette arrendersi alle richiestedei suoi nipoti, che gli chiedevano insistentemente una storia."Qualcosa quella notte entrò nella camera da letto del sindacoe lo uccise in un modo che oggi solo pochi osano ricordare".
"Ecome morì nonno?" chiese il più piccolo dei nipoti.
Larisposta del vecchio fu semplice quanto immediata ed efficace "Nonsono dettagli da dare a un bambino come te, nemmeno io riesco aricordare quei dettagli da quanto erano macabri e violenti, mai vistauna cosa del genere in vita mia". Poi tossì. Il tono di vocetroppo alto e rauco non si addiceva più al giovane uomo che era untempo, sempre in cerca di avventure. Fu uno dei primi a tentare ditrovare l'assassino del sindaco, ma senza mai riuscirci. Ora eracostretto invece a rimanere seduto quasi ventiquattro ore suventiquattro, complici la vecchia età e l'incapacità dell'usare lagamba sinistra.
"Ma nonno, la gamba non la puoi muovereperché eri andato a caccia dell'assassino?"
E anche qui larisposta fu alquanto precisa. "Non sono dettagli che riguardanovoi bambini".
Lui ricordava fin troppo bene come andò.Durante una delle ricerche sull'assassino qualcosa fece cadere ungrosso mattone sulla sua gamba, fratturandogli il femore talmentetanto da non poter più riuscire a curarlo in alcun modo.
Poicontinuò il macabro racconto "Da quel giorno furono davverotantissimi gli omicidi e le scomparse di tutti gli abitanti delpaese, questo posto non fu più lo stesso".
Fu a quel puntoche una voce interruppe tutto, "Basta!". L'urlo spezzo adun tratto la voce del nonno, che continuava la storiatranquillamente, immerso nei suoi ricordi. "Non è il caso diraccontare tutto questo, ci sono i bambini, e non sono pronti adaffrontare un discorso simile a quest'età". La donna corsesubito dai bambini e li prese in braccio. "Venite da mamma, nonsuccederà nulla di brutto".
La giovane donna, sullacinquantina, abbracciò i propri figli e li strinse a sé. Poi sirivolse nuovamente al nonno "Non è il caso di raccontare questastoria ora. Non con i bambini, sono troppo piccoli per queste cose".Poi ci ripensò, e dopo qualche attimo di riflessione disse "Ioporto i bambini a letto. Continua pure la storia con i tuoi nipotipiù grandi. Stanotte dormo io con i piccoli".
Lei era lamamma di tre figli. Si chiamava Anne, ed ebbe una vita moltocomplicata. Il nonno, reduce dalla storia che stava raccontando, lacrebbe sotto la paura che qualunque cosa potesse succedere. Laaddestrava come se dovesse affrontare il pericolo ogni giorno. Ed eraabbastanza ovvia come cosa.
Visse con la paura per gran partedella sua vita.
Quando ebbe sua figlia era molto giovane, e siera promesso di proteggerla in ogni modo. Tutto questo però venneamplificato quando il vecchio ormai perse la moglie. Quando persel'amore della sua vita proprio a causa di un omicidio. Da quelmomento la sua vita cambiò radicalmente.
Non voleva perdere dinuovo qualcuno. E soprattutto non sua figlia, che era l'unica personaa lui cara che gli rimaneva. L'unica persona della sua famiglia cheera presente.
Però alla fine Anne lo ringraziò per tutto ciòche ha fatto. Grazie alla sua severità imparò a diventare unaragazza prudente, a prendere sempre la strada giusta.
Quella notteperò ebbe paura anche lei. Ebbe paura dopo tanto tempo, sentirparlare di questo davanti ai suoi figli più piccoli la spaventavaparecchio. Dopo tanto tempo ebbe anche lei paura di perdere qualcunoa lei importante. Quella notte si addormentò al centro del lettomatrimoniale, che aveva riservato per i suoi due gemelli, Marco edAmy. I due figli di cinque anni richiedevano ormai tutto il suotempo. L'altro figlio invece, il più grande, che si chiamava John,aveva ormai ventidue anni. Era ormai un ragazzo maturo, con lapassione per la musica rock e la caccia. Possedeva più di cinquefucili da caccia perfettamente funzionanti, con le più disparatecaratteristiche, e i suoi otto anni di boxe a livelloprofessionistico facevano di lui uno dei ragazzi più rispettati delpaese.
Il giorno era in compagnia della sua fidanzata , Zoe, cheaveva due anni in meno di lui.
Si erano conosciuti da un anno, estavano insisme da sette mesi. Per lui fu quasi amore a prima vista.
Il giorno che si conobbero era un giorno di fine novembre. Laneve scendeva lentamente a fiocchi, ma la nebbia rendeva pressochéinvisibile la vista a più di un braccio di distanza. A un trattoJohn sentì degli schiamazzi provenire dal parco lì vicino. Sisentivano principalmente le urla di alcuni ragazzi, ma a un tratto unurlo femminile si alzò verso il cielo. John non ci mise molto adarrivare al parco, camminando a tastoni tra la nebbia e la neve cheimpedivano la vista. Arrivato al parco del paese e avvicinatosiabbastanza vide alcuni ragazzi disposti in cerchio, e la centro unaragazza che tentava di proteggersi con le mani da loro. I ragazzicontinuavano a insultarla e toccarla, certi mimavano anche il gestodi uno schiaffo.
John rimase per un poco fermo, poi si decise adagire. Si avvicinò ai ragazzi, ne chiamò uno e gli intimò digirarsi.
Fu un attimo.
Come il ragazzo si girò gli andòaddosso con tutto il suo peso, andando verso il muro davanti a lui.Gli amici del ragazzo a un certo punto decisero di intervenire, masolo per un momento. Quando John si girò si rivolse agli altri,intimandogli di andarsene. Uno di loro, il più testardoprobabilmente, decise di andare verso lui. John si abbassòvelocemente e schivò il colpo, e mentre si rialzava lo prese allebraccia, facendogliele roteare dietro la schiena e immobilizzandolo.A questo punto tutti gli altri ragazzi scapparono, e quello che Johnteneva tentò di liberarsi, e appena John lo lasciò andare scappò agambe levate.
John si avvicinò così alla ragazza.
"Staibene?" le chiese.
"Si tutto a posto, anche se ancorapochi minuti e mi avrebbero quasi molestata... ". Poi ci fu unapiccola pausa. "Vedo comunque che di bravi ragazzi ne esistonoancora. Io mi chiamo Zoe" e gli porse la mano.
"Io michiamo John, molto piacere", rispose lui.
Da lìcominciarono a parlare. Dopo un po' però la ragazza si arrese alfreddo.
"Stai tremando", disse John
"Si,effettivamente ho un po' di freddo" rispose la ragazza.
Johnle porse così il suo cappotto, glielo sistemò addosso e laaccompagnò al bar più vicino.
"Ti offro qualcosa? Uncaffè, o una cioccolata calda magari" le disse.
Lei, un po'imbarazzata, le annuì. "Mi piacerebbe una cioccolata, graziemille".
In quel bar parlarono di tutto. John si sentiva unpo' a disagio a parlare così con una ragazza, non gli era maicapitato prima. Però gli faceva molto piacere. Sentiva di provarequalcosa per lei. Dopo una buona ora in cui i due parlavanoanimatamente, per Zoe era ormai ora di rientrare. Lei fece peralzarsi ma John la fermò subito. Le disse che non l'avrebbe fattatornare da sola, che era preoccupato per lei e che l'avrebberiaccompagnata a casa. Zoe all'inizio non sapeva che dire, era laprima volta che un ragazzo si comportava così con lei. Era comunquemolto lusingata che per la prima volta qualcuno si preoccupasse perlei, e accettò subito la proposta.
La strada per casa sua non erané troppo lunga né troppo corta, e arrivarono là in circa ventiminuti.
Davanti alla porta di casa sua si guardaronointensamente.
"Grazie per la serata John"
"FiguratiZoe, non c'è di che".
Si sentiva dalla sua voce che eramolto contento, ma anche un pizzico imbarazzato.
Poi a un certopunto gli venne un lampo di genio. Zoe stava però rientrando in casaormaj
"Zoe!" urlò
"Dimmi John"
"Tiandrebbe di rivederci uno di questi giorni?"
Lei si bloccò.Era la prima volta che qualcuno glielo chiedeva. Non sapeva più chedire, era un po' confusa. Ma valutò velocemente i pro e i contro esi decise di accettare. Lui le sembrava un bravo ragazzo e avevavoglia di provare qualche nuova esperienza.
"Sì, certamente.Quando vuoi che ci vediamo?"
"Sabato alle 16 in punto alparco. Va bene? "
"Perfetto. Non vedo l'ora John".Poi si sentì un urlo proveniente da dietro la porta. "John, iodevo andare. È stato bello conoscerti." Scese le scale di corsae si buttò verso

di lui in unabbraccio sincero. Lui ricambiò subito, ma prima che potesse direaltro lei si staccò e rientrò in casa.
Da quel giornocominciarono a vedersi tutti i giorni, e dopo qualche mese sifidanzarono ufficialmente.
Quel giorno invece fu quello decisivo,quel giorno John presentava Zoe alla sua famiglia. Lei aveva fattosubito colpo sulla sua famiglia. Era stata gentilissima con tutti eil suo carattere aperto le permetteva di essere seria ma anchedivertente quando serviva. Bisogna ammettere che al momento dellapresentazione era un po' a disagio, ma la situazione si stabilìsubito dopo le presentazioni. E ora, dopo la cena e vari discorsitutti assieme, era arrivato il momento della storia del nonno.
Inquel momento c'era molta suspence.
I piccoli erano appena andatia dormire con la mamma, e ora rimanevano soli il nonno, il padre e idue fidanzati.
"Finalmente senza quei due rompiscatole possoandare avanti senza problemi" disse il vecchio.
John lointerruppe subito "Quindi? Che successe dopo?"
Ilvecchio riprese impaziente "Non si sa di preciso. Gli omicidierano di tutti i tipi. Chi sgozzato, chi senza testa o senzacervello, chi senza occhi o interiora. Si lo so, è tutto cosìmacabro, e nessuno si è più messo alla ricerca dell'assassino.Chiunque ci abbia provato è stato disperso"
John fece unverso di stizza e dispresso. Chi avrebbe mai potuto fare cose delgenere?
Il discorso andò avanti ancora per una buona mezz'ora, ein tutto questo il padre rimase completamente muto. Non spiccicò parola a parte qualche smorfia o qualche gesto di rabbia odisgusto.
Fu John a rompere il ghiaccio per primo
"Papà,tu che ne pensi?"
"Penso" rispose lui "Che intutto questo c'è qualcosa che non va. E in cui nessuno si deveimpicciare. C'è in gioco l'esistenza intera del paese. Ormai siamo da qualche tempo in tranquillità e non vorrei che per qualche testa calda rinizino gli omicidi e le scomparse."
Poi si fermò un attimo. Prese fiato e riprese quasi subito
"E vi dico una cosa. A te soprattutto John. Qualunque cosa accada non andate allaricerca dell'assassino."
Poi si rivolse verso Zoe
"Etu se dovesse fare qualcuna di queste cose, non seguirlo per nessunaragione"
I due si guardarono, e si sentirono abbastanza adisagio. A un certo punto, dopo qualche minuto di silenzio, Zoeesclamò "John, è ora di andare"
John guardò l'orario.Era quasi mezzanotte e mezza.
"Si hai ragione. Papà, nonno,io vado ad accompagnarla. Torno subito.
I due si alzarono, e dopoaver salutato tutti si avviarono verso casa di Zoe. Attraversato il paese e arrivati davanti alla porta di casa sua, i due si guardarono a lungo
"Non farai niente di male vero?" chiese Zoe
"No,non penso, tengo ancora alla mia vita"
"Non voglio perderti per una cosa simile"
"Non succederà"
Idue si guardarono, e Zoe, come la prima volta in cui si erano incontrati, scese le scale e si buttò su di lui, baciandolo appassionatamente.
Poi si guardarono negli occhi
"Tiamo"
Lo esclamarono all'unisono, ed entrambi erano sull'orlodelle lacrime.
"Ci vediamo domani John"
E poi entrò in casa.
Lui rimase a guardarla mentre scompariva oltre la porta, e restò lì fermo per qualche secondo, prima di cominciare a tornare a casa sua.


GhiaccioWhere stories live. Discover now