3- Preghiere.

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<<Todoroki-Kun... Perché non giochiamo a carte...?>> erano passati due giorni da quel avvenimento, di solito I 'controlli' di questo genere venivano fatti ogni giorno, ma credo fosse solo per divertimento.

<<No.>> Dissi freddo da dietro la scrivania, sistemando alcuni file che mi avevo mandati via email.

<<Eddaaaaai... Perché no!?>> esclamò come un bambino, appoggiandosi alle sbarre.

<<Perché non ti è permesso>> tagliai corto.
<<Ma se lo abbi->>
<<Quel giorno era una eccezione.>> Alzai leggermente la voce.
<<ma io mi annoiooo... Stare dietro queste sbarre, senza fare niente>>
<<Beh, avresti dovuto pensarci due volte  prima di fare quello che hai fatto, 116B>>

Sbuffò e misurò la stanza a grandi passi in silenzio. <<tu non sai... Per quale motivo... L'ho fatto... >> staccò il suo sguardo dal pavimento e mi guardò nostalgico ma addolorato <<Io... Uno senza forze... Che ha sempre desiderato di diventare un eroe>>

Staccai gli occhi dal monitor e lo guardai con la mia solita espressione di apatia e freddezza. <<Mi hanno bullizzato sin da bambino... Non sai quante lacrime ha versato mia madre quando mi vedeva pieno di lividi... >> nella stanza si sentiva soltanto il rumore delle sue scarpe, passo dopo passo <<Hanno distrutto i miei sogni usando l'unica arma più forte al mondo...>> si avvicinò alle sbarre, mise fuori le braccia, e mi guardò con determinazione e follia <<le parole>>.

Ci fu silenzio tombale, pieno di tensione tra noi due. Spezzai il silenzio mettendomi più comodo sulla sedia.

<<e ritieni che sia una scusa plausibile per giustificare ciò che hai fatto?>>

<<Quelli... Non dovevano sottovalutarmi... Dovevano soffrire... Come ho sofferto io per tutta la mia vita... E ancora oggi... Soffro...>> si strinse il petto con rabbia e dolore.

<<Tutti soffriamo, non sei solo tu, e invece di fare cazzate, avresti dovuto andare avanti. Come tutti gli essere mortali>>
Rise, come se stessi dicendo stupidaggini.
<<Io non ho una possibilità di andare avanti, il mio posto è qui ormai. E non intendo muovermi... Perché...>> Sulle sue labbra si formò un sorriso al quanto inquietante <<ho deciso io di buttarmi qua dentro>>

Lo guardai intenso negli occhi. <<Mh...>> Cosa intendeva dire? Non lo Chiesi. Non è mio dovere far uscire tutto quello che ha all'intero della testa.

Ma nel mio petto si formò un malessere, non capivo cosa fosse, era come qualcosa di pesante. Che sia malato? Come al liceo?

<<A che cosa pensi... Todoroki-Kun?>> Chiese con calma, e il sorriso divenne più tranquillo alla seconda occhiata.

<<Non sto pensando a un bel niente Mido-... 116B>> mi sta lavando il cervello, non va bene, non va assolutamente bene.

Ritornai ai file e ai sistemi di controllo in completo silenzio, quel penso al cuore e allo stomaco non ne volevano sapere di andarsene. Rimasi impassibile.

<<Perché ti blocchi? Puoi anche chiamarmi per cognome... Meglio di essere un semplice numero>>

Sudai freddo. Non sapevo cosa fare. Ma che cosa mi sta succedendo!? Todoroki. Agente Shouto Todoroki. Riprenditi. Scossi la testa, e rinforzai la mia corazza fredda.

<<Perché sei un numero>> Sputai acido questa frase. In quel preciso momento, la porta bildata, cominciò ad aprirsi. Oh finalmente, potrò uscire da  questo manicomio.

<<Agente Todoroki. Può ritirarsi.>> la solita guardia parlò, già avevo la borsa e tutte le cose pronte, non volevo più metterci piede. Però... Rividi quella valigia e mi fermai.

<<Mi scusi... Maggiore... Ma...>> mi avvicinai tanto da sussurrarli all'orecchio. <<Che cosa avete intenzione di farli?>>

<<se vuole, lo può vedere con i suoi stessi occhi.>> sussurrò.

Rimasi nella stessa stanza mentre sistemavano tutto. Oltre alla valigietta, non notai un'altra guardia con una sedia in metallo e due battierie di macchina attaccate.
Per tutto il tempo non fiatai. Che cosa stanno archittando!? Non sarà...

Con la coda dell'occhio vidi il criminale, e... Dai suoi occhi, si vedeva la vera paura, e il terrore di perdere la sua vita. Lo tenevano ben stretto, poi con la forza, visto che ovviamente aveva opposto resistenza, lo incatenarono alla sedia. La sua espressione non cambiava minimamente, vedevo degli occhi pieni di disperazione e di terrore...

<<C-Che...s-state facendo!?>> chiese con voce spezzata.

<<Siamo noi a fare le domande. Ora. Dacci i nomi, piani, coordinate e organizzazione. Sicurezza e chi comanda.>> la guardia che mi apriva sempre lo guardò severo, puntandoli una lanterna di luce bianca negli occhi.

<<I-io N-N-Non dirò u-Un bel n-niente...>> disse con determinazione mischiata a disperazione, Cercò di liberarsi da quelle catene fredde.

La guardia fece un segno con due dita a uno scienziato accanto a me, tenendo in mando una scatoletta di metallo pieno di bottoni e levette. Quest'ultimo Annuì una volta, toccò vari pulsanti e poi...

Urla. E fulmini lampanti da per tutto, attorno al suo corpo, attorno ai suoi cespugliosi capelli, attorno alle cicatrici delle sue braccia.
Non volevo vedere, non mi sarei mai aspettato di vedere tale tortura così crudele ai giorni nostri. Volevo muovermi e ribellarmi, fermarli, far smettere queste urla che mi penetravano nelle orecchie e andavano a finire nel buco del mio cuore e del mio stomaco. E invece ero lì, immobile, perché chi sì ribella ai superiori, la paga molto cara.
Ero davvero... Schifato, terrorizzato e stupito, anche se solo gli occhi trasmettevano tali espressioni...

E quelle urla mi accompagnarono... Non mi lasciarono neanche quando ebbe finito. Nel letto vuoto e freddo della mia camerata(che condividevo con altri colleghi) sentivo ancora l'eco lontanto lontano di quelle urla...

Come... Com'è possibile!? Come fanno ad approvare tale disgrazia!? Io... Mai in vita mia, mi sarei immaginato di vedere un prigioniero seduto su una sedia elettrica... E neanche vederla in funzione...

D'avanti ai miei occhi apparivano ancora le immagini del cespuglio verde, le sue urla di dolore che mi facevano male al cuore, vederlo soffrire così tanto... Mi faceva venire la voglia di scoppiare a piangere...

Ma a che cosa vado a pensare!? Perché mi dovrebbe venire da piangere!?
Nel mio profondo quella sensazione di vuoto e di peso apparve di nuovo pensando a queste parole
N-non dovrebbe essere per Midori- per il 116...
Scossi la testa.
Ti sta palesemente lavando il cervello... Meglio che riposi... Saranno solo allucinazioni causate dalla stanchezza...

Dette queste parole tra me e me, cercai di non farmi invadere dai pensieri. E poco a poco... Mi Abbandonai alle braccia di Morfeo...

~Criminal Love~ {TodoDeku Ff} Where stories live. Discover now