Sharon sospirò rassegnata.
Aveva altre opzioni disponibili? No, certo che no.

"Prometti che non dirai a nessuno quello che ti sto per dire?"

Magnus annuì.
"Tranquilla, biscottino. Lo prometto." sorrise.

La ragazza rabbrividì quando i ricordi le ritornarono in mente, e sentì gli occhi pizzicare, ma non volle mostrarsi debole davanti al Sommo Stregone che, sebbene la trattasse come un'amica, era comunque un'importante autorità.

"Noi... ci siamo già visti. - dichiarò la giovane - Non ne sono sicura ma... forse quando io ero piccola. Al cimitero monumentale, qui a New York."

Magnus sorrise e incrociò le braccia, mostrando interesse.
"Benissimo, è già un passo avanti. - fece - Perchè eri al cimitero qui se abitavi a Londra?"

Sharon esitò.
"Io... non lo so."

Magnus alzò le sopracciglia.
"Embè? Tutto qui?"

"Perchè me lo hai chiesto? - domandò invece la ragazza, ignorando l'obiezione dello stregone - Non lo ricordi tu?"

"Biscottino, ricordo le persone che incontro, almeno le più belle e le più interessanti, ma non ricordo tutte le dinamiche di incontri. Io mi ricordavo di te; nell'incrociare i tuoi occhi ieri notte, ho pensato 'questi occhi li ho già visti... questa ragazza l'ho già incontrata'." spiegò.

Sharon era ancora scioccata dai ricordi che le erano riaffiorati alla mente, ricordava benissimo l'episodio d'incontro con Magnus, ma non le andava di raccontarglielo.

"Capisco. Be', io quello che potevo dirti te l'ho detto. Non so altro, ero piccola. So solo che sono tremendamente in ansia e non riuscirò ad aspettare domattina, l'attesa mi sta uccidendo."

Magnus si alzò dalla sedia e le posò una mano sulla spalla.
"Ehi, stai tranquilla. Andrà tutto bene, noi ti aiuteremo."

"Dici davvero?" domandò Sharon volgendogli lo sguardo.

Lui annuì, e schiuse la bocca per parlare, ma qualcuno che bussava alla porta lo interruppe sul nascere.

La ragazza sospirò.
"Scusami." disse allo stregone, quindi andò alla porta e la aprì.

Fu stupita di trovarsi davanti Alec, con il suo solito sguardo serio, che mutò in perplesso non appena vide Magnus nella stanza.

Il ragazzo spostò lo sguardo da Sharon allo stregone, poi ancora sulla giovane.
Alec indicò Magnus.

"Lui...?" iniziò, ma la ragazza lo interruppe subito.

"È venuto a fare una chiacchierata." spiegò senza troppi problemi.

"Esatto, l'ho vista piuttosto preoccupata e stressata. Anzi, lo è ancora in realtà." aggiunse Magnus.

Alec sospirò e abbassò leggermente gli occhi per osservare Sharon.

"Mia madre vorrebbe parlarti, nel suo ufficio." la informò.

"Perfetto, ora vado. - Sharon si voltò e guardò Magnus - Se vuoi restare, altrimenti..."

"No, credo che toglierò il disturbo. - sorrise - In effetti, posso fare delle ricerche sugli Eidolon al mio appartamento. Domattina per le nove sarò qui e ci metteremo all'opera."

Sorrise a Sharon ed Alec e li sorpassò, uscendo dalla porta della stanza della ragazza.

I due giovani Shadowhunters lo osservarono percorrere il corridoio e avviarsi verso le scale, quindi Alec si voltò verso Sharon.

"Ti accompagno da mia madre." disse, quindi si scansò dalla porta e fece uscire Sharon, che richiuse la porta dietro di sè.

Alec la guidò al piano inferiore e la portò davanti all'ufficio del Direttore dell'Istituto.
Bussò, e la risposta dall'altra parte dell'uscio arrivò subito dopo.

Il giovane Lightwood aprì la porta e fece un cenno del capo alla madre, che non mosse le labbra nemmeno in un sorriso ma osservò dietro il figlio, scorgendo la figura esile della ragazza di Londra con cui voleva parlare.

"Fai entrare Sharon. Non ti sono richiesti altri servigi, per ora." concluse, lasciando sottinteso il esci che è un colloquio privato.

Alec, comprendendo il messaggio implicito di quella frase, fece entrare Sharon e richiuse la porta dietro di lei, restando fuori dalla stanza.

Maryse lasciò da parte le formalità e fece accomodare la giovane Shadowhunter con un brusco "Siediti".

"Il cadavere di tua madre è stato esaminato. - iniziò - Abbiamo trovato ferite da Eidolon, e c'è la conferma di veleno di demone nel sangue che le è rimasto.
Le ferite fatali sembrano essere state quelle riportate sul fianco sinistro, in quanto il veleno ha raggiunto più facilmente e velocemente il cuore e l'ha intossicato, avendo raggiunto anche i polmoni.
Se desideri un funerale Shadowhunters siamo disposti a celebrarlo."

Sharon si guardò bene dal rispondere.

"Io... vorrei del tempo per pensarci. Nel frattempo, è per voi un problema tenere la salma in quella sala?"

Maryse scosse il capo.
"Per niente, l'obitorio è fatto per queste eventualità.
Quando avrai deciso verrai a riferirmelo. Mi troverai qui."

"Per ora grazie, signora Lightwood." ringraziò Sharon.

Le sembrò persino di scorgere un'ombra di un sorriso sul volto della donna.
Sharon era sicura fosse giovane, sebbene dimostrasse sicuramente più anni di quanti ne possedesse in realtà.

"Sharon, un solo avvertimento. - la fermò lei, prima che potesse uscire dall'ufficio - I segreti, qui all'Istituto, non durano a lungo."

Le si gelò il sangue.
Si voltò, cercando di sembrare impassibile all'osservazione.

"Scusi, per quale motivo me lo dice?" domandò.

Maryse fece spallucce.
"Ho due figli piuttosto trasgressivi." rispose, come se fosse una spiegazione sufficiente.

Sharon annuì e aprì la porta per richiuderla dietro di sè.
A New York erano davvero tutti così strani?

𝐎𝐑𝐈𝐆𝐈𝐍𝐒: 𝐎𝐧𝐞 𝐈𝐝𝐞𝐧𝐭𝐢𝐭𝐲 || Alec LightwoodWhere stories live. Discover now