II.

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Alec era sicuro di non aver mai visto una ragazza più bella.

Aveva avuto qualche problema con il suo orientamento sessuale in quell'ultimo periodo, e quattro giorni prima aveva lasciato Magnus, certo di non essere gay.

Lo stregone aveva accettato la fine della relazione, e i due si erano lasciati in buoni rapporti; oltre ad essere nella stessa squadra insieme a Clary, Izzy, Jace e Simon, infatti, erano ancora ottimi amici.

E quella ragazza che ora aveva davanti agli occhi era la certezza della sua eterosessualità.
Anzi, se fosse stato ancora gay avrebbe cambiato idea, ne era convinto.

Alec accennò un sorriso timido a Jocelyn ma poi restò a fissare la ragazza: dell'età di sua sorella, non di più.
Non era nemmeno molto alta, forse un paio di centimetri più di Clary.

Aveva i capelli castano chiaro che le ricadevano sulle spalle e una tenuta da Shadowhunter nera che le fasciava il corpo e le metteva in risalto le curve appena accennate.
Aveva delle chiazze sulla tenuta, e Alec poté quasi giurare che fosse sangue.

Non era di un bellezza da troncare il fiato, tipo Isabelle, e fu appunto la sua semplicità a colpire Alec, oltre al piccolo viso pallido quasi quanto il suo, le cui uniche macchie di colore erano i grandi occhi verdi con sfumature azzurre.

E in quegli occhi vedeva un non so che di famigliare.
Sembravano quelli di Magnus.
Non per il colore, no di certo, ma per il luccichio delle iridi verdi.

Sulle braccia e sul collo si intravedevano delle rune, che diedero la certezza ad Alec della natura da Shadowhunter della giovane.

"È nuova?" domandò Alec a Jocelyn, sforzandosi di togliere gli occhi dalla ragazza.

"Qui sì. Prima era all'Istituto di Londra." spiegò la madre di Clary.

Alec rivolse lo sguardo alla ragazza, alzando gli angoli della bocca, in quello che doveva sembrare un accenno di sorriso.

"Londra... Evelyn Highsmith, dico bene? Possiede la sua carica da parecchio tempo. - commentò il ragazzo, quindi si convinse a porgere la mano alla giovane - Piacere, Alec Lightwood."

La ragazza strinse la mano ricambiando il sorriso.
E che sorriso, pensò Alec.

"Sharon Diana Lee." disse la ragazza, ma a Alec sembrò più un mantra, tre parole che probabilmente la ragazza aveva già ripetuto un sacco di volte da quando aveva messo piede in quell'Istituto.

Alec ritirò la mano nella tasca dei jeans.
"Serve qualcosa?" chiese quindi a Jocelyn, che era rimasta in silenzio durante le presentazioni.

"A lei sì, serve un iratze e dei vestiti. Questi sono imbrattati di sangue di demone."

"Sangue di demone? " ripetè sbalordito Alec.

Vide la ragazza abbassare lo sguardo a disagio.
Jocelyn lo zittì con lo sguardo.

"Dei vestiti me ne occupo io. - riprese Jocelyn - Potresti farle l'iratze? O magari sai farlo da sola, Sharon?"

La ragazza scosse il capo.
"Non su di me. - ammise, rigirandosi lo stilo in mano - Sono abituata a farmelo fare sulla scapola."

"Me ne occupo io." assicurò Alec, cercando di non far notare quanto fosse felice dell'incarico.

"E poi mostrale la sua stanza. È quella libera affianco alla camera di Clary." disse ancora Jocelyn, imboccando le scale per scendere.

"Sarà fatto! - esclamò per farsi sentire. Poi rivolse l'attenzione alla ragazza che aveva accanto. Come aveva notato, era piuttosto bassa, le arrivava più o meno alle spalle - Vieni."

𝐎𝐑𝐈𝐆𝐈𝐍𝐒: 𝐎𝐧𝐞 𝐈𝐝𝐞𝐧𝐭𝐢𝐭𝐲 || Alec LightwoodWhere stories live. Discover now