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Il silenzio era assordante, i pensieri di Geillis bombardavano la sua mente come la battaglia di Culloden nel 1746. L'unica cosa che riuscì a pensare fu di eliminare l'enorme pozza di sangue dal pavimento. Tremava, le gambe erano come gelatina, mentre provava a camminare per prendere un panno per pulire, le domande erano tante. Chi c'era fuori la porta? Chi aveva bussato? Chi l'aveva ucciso? Prese il panno e iniziò a pulire. La puzza era nauseante, si girò con il volto verso la spalla sinistra per evitare l'odore del sangue, almeno quello che avrebbe sentito, sarebbe stato l'odore dei suoi abiti puliti.
Di colpo un tuono, si giró verso la porta, pensando che fosse di nuovo quel qualcuno che pochi minuti fa era lì fuori, ma per fortuna era solo il cielo che annunciava la scesa della pioggia. Dopo lo spavento, ripose lo straccio sporco in un secchio. Se fosse stato inverno l'avrebbe gettato nel fuoco del focolare.
Ormai distrutta, decise di salire in camera per vedere come stava la bambina, ma d'un tratto i pugni alla porta ritornarono a battere. Furono tre, ma accompagnati dalla voce di Colin, che le chiedeva di aprirlo. Geillis era spaventata ma allo stesso tempo tranquillizzata dal fatto che era solo suo marito e non un assassino alla porta, o almeno così credeva. Coincidenza fu che pochi minuti prima, qualcuno o qualcosa era morto d'avanti alla loro porta.

L'altro lato della mente.Where stories live. Discover now