~come se fosse pioggia~

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Freddie
Mi svegliai che erano le tre del mattino piangendo e singhiozzando, poco prima avevo sognato che papà mi aveva tolto il cognome e che mi odiava dicendo a tutti che non ero suo figlio, ma di zio, piansi come un matto, il fiato mancava e un mal di testa mi trafiggeva la testa. Non era di certo la prima volta che mi svegliavo in queste condizioni, diciamo che in queste due settimane era raro soltanto pensare di fare un sonno filato, il minimo di volte che mi svegliavo erano tre o quattro. Cercai di calmarmi facendo sei o sette respiri profondi, ma era del tutto inutile, volvo papà, volevo stringerlo, chiedergli scusa o soltanto vederlo. Mi alzai dal letto con un giramento di testa, accesi la luce, mi avvicinai all'armadio, presi un pantalone di una tuta e la felpa rossa di papà che gli avevo preso "in prestito" misi gli anfibi che era riuscito a comprarmi zio facendomi arrendere per non fargli spendere soldi inutilmente per poi uscire di casa. Che cosa volevo fare? Non lo sapevo neanche io, l'unica cosa che avevo in mente era il suo sorriso e i suoi abbraccio. Misi il cappuccio rosso sui miei capelli per non farli bagnare dalla pioggia e incominciai a camminare per le strade di Londra con le lacrime che si confondevano con la pioggia e lo guardo sulle scarpe ormai completamente bagnate. Alzai la testa dalle scarpe facendo un sorriso per la bellezza della mia città: le strade erano deserte e buie, solo delle luci provocate dai lampioni, un silenzio magico che faceva risuonare i miei pensieri in modo libero e senza sforzarmi dal capirli per il troppo chiasso e come se non bastasse la pioggia fina e veloce faceva risplendere la luna e le sue stelle, abbassai il cappuccio e mi misi in mezzo alla strada aprendo le braccia e portando il viso alle stelle per poi urlare con tutta la mia forza il dolore che provavo, mentre le mie urla blacavano il silenzio creato dalla notte delle lacrime scesero sulle mie guance rosse confondendosi con la pioggia che mano mano diventava sempre più forte e rapida, dei singhiozzi si mischiavano con le urla che stavano diventando roche e trabballanti, le mie corde vocali ulravano pietà e con lui il mio cervello, il fegato, i polmoni e tutto il mio corpo tranne un muscolo, il cuore, diceva solo di continuare fino a che non sarei svenuto, fino a che le gambe non avrebbero ceduto, fino a che il fiato serebbe mancato, fino a che non sarei stato completamente bagnato dalla pioggia, fino a che il dolore non sarebbe andato via, fino a che qualcuno non sarebbe venuto a salvarmi da me, dal mio dolore, dal nero dentro al mio corpo, dal desidero di uccidermi, dal solo bisogno di finirla e non voltarmi mai indietro per riuscire a sopravvivere, inutile dire che volevo solo chiudere le palpebre e non aprirle più cercando un mondo che non sia falso, di plastica, bugiardo...

Mi inginocchiai sull'asfalto nero e freddo, mi stesi di schiena su di esso aprendo le braccia e le gambe, chiusi la bocca e gli occhi facendo cadere la pioggia sul mio corpo e sentendo dei brividi piacevoli sul mio corpo, sentivo il freddo della pioggia e il tiepido dell'asfalto. Ad un tratto sentii un clacson infrangere i miei pensieri facendomi aprire gli occhi, dei fari invasero la mia vista, quando vidi una Jeep nera venirmi in contro il mio respiro si bloccò, il cuore batteva velocemente pulsando del sangue di cui, in quel momento non sapevo l'esistenza, ero come immobile davanti a quella che sarebbe stata la mia rovina, se non fosse intervenuto lui. Mi prese per le braccia facendomi spostare dalla strada sfiorando la macchina per un pelo, mi strinse al suo petto con possessione mentre sentivo le sue lacrime scendere sulle mia schiena e le sue mani stringere la sua felpa tremando mentre mi lasciava dei baci e sussurrava con agitazione e con paura "sei qui...sei tu..sei con papà, non temere...il mio piccolo"

Rimasi fermo facendomi stringere nelle sue braccia che mi erano mancate tremendamente, annusai il suo dolce profumo sulla felpa che indossava, quanto mi era mancato. Sentii la testa diventare leggera e le gambe diventare molli facendomi cedere le gambe e chiudere gli occhi contro voglia, sentii le mie gambe piegarsi, mi aspettavo di fare una conoscenza approfondita con la strada, ma non fu così, non sentii l'impatto, solo delle braccia prendermi a mo di sposa e muoversi. Mi svegliai il giorno dopo che era l'una e mezza con papà al mio fianco che mi stringeva facendo scontrare il suo corpo contro il mio, mi girai piano per non svegliarlo e lo guardai attentamente. Aveva un aria stanca, con delle occhiaie profonde e con un aspetto poco curato. Misi una mano sulla sua guancia accarezzandola e giocando con la sua barba, lui dolcemente aprì gli occhi sorridendo

"Mi sei mancato tanto piccolo mio" disse lui baciando la mia mano e tringendola, la tolsi dalla sua presa togliendomi le coperte e mettendomi seduto sul bordo del letto, solo in quel momento mi resi conto di essere solo in mutande, mutande pulite per dirla tutta, sentii un cigolio delle molle e poi un tocco sulla mia schiena, un brivido la percorse facendomi squittire per la sorpresa

"Amore che succede?" Mi chiese sedendosi affianco a me mettendo la mano sulla mia spalla, scrollai la spalla facendogliela togliere

"Devo andare, zio sarà preoccupato" mi alzai dal letto andando in camera mia prendendo dei vestiti puliti con papà che mi era dietro

"Zio? Zio chi?" Disse preoccupato cercando di fermarmi per più tempo possibile, lo ignorai mettendomi la maglietta mentre scendevo al piano sottostante per cercare i miei pantaloni

"Zio chi?" Chiese ancora lui insistendo, sospirai pesantemente mettendomi i pantaloni

"Zio Zayn" al sol pronunciare il suo nome diventò rigido e vidi i suoi pugni chiudersi con rabbia e la sua mascella serrarsi, salii in camera sua prendendo i miei calzini umidi, ma mi sentii bloccare per il polso

"Sei andato da lui!?" Il suo tono era alterato e la sua presa fin troppo salda per i miei gusti, strattonai il braccio scogliendomi dalla sua presa

"Non mi toccare" ringhiai

"Adesso dici "non mi toccare?" Ti ho cresciuto con tutte le mie forze, ti ho fatto da padre e da madre e tu ora non ti fai neanche toccare da me? Che c'è ti faccio schifo per caso?" Si vedeva da lontano che era sul l'orlo di piangere e io non ero da meno, il mio cuore si strinse e ero sicuro che il suo si fosse rotto al solo chiedersi quelle domande tutti i giorni

"Io..ti voglio bene, ma quello che mi hai fatto è stata...è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso" dissi a testa bassa

"Ma quale vaso!" Il suo tono si era alzato ancora e io non potevo sopportarlo, le lacrime rischiavano di scendere

"Tu non capisci che tutto quello che ho è falso, è tutta una mensogna creata per causa tua" dissi sul punto di piangere, ci furono attimi infiniti di silenzio, dovevo andarmene o sarei crollato da un momento all'alto

"Devo andare" dissi mettendomi le scarpe e oltreppassandolo arrivando alla porta di casa, ma venni fermato

"Non andare, t-ti p-pre-prego, i-io no-non e-es-sis-esisto senza t-te" disse lui piangendo e singhiozzando, una lacrima scese sul mio volto, una lacrima di dolore

"Devo, voglio riuscire a fare una cosa vera" dissi aprendo la porta e oltrepassando la soglia

"C-chs cosa?" Chiese consapevole che sarei andato

"Voglio realizzare il sogno della mamma" chiusi la porta alle mie spalle lasciandolo lì, lo sentii scoppiare a piangere violentemente, non potevo reggere tutto quel dolore, corsi via piangendo con un vuoto nel cuore e un peso sullo stomaco

piano d'argento Freddie TomlisonWhere stories live. Discover now