~inizio~

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Freddie
Ero beatamente sdraiato sul mio letto con le cuffie sulle orecchie al massimo mentre guardavo il soffitto bianco come la farina nell' acqua di camera mia, la mia camera era molto bella, almeno a mio parere: appena entravi intravedevi una scrivania nera al lato della camera con dei libri presi dalla biblioteca, un armadio anch'esso del medesimo colore, le tende bianche perla con la bandiera del mio paese, alcuni poster di musica con varie scritte su di essa, il mio letto con le coperte pesanti blu e un rialzo dove era situato un divanetto di pelle nera con vari cuscini con cui scritto: asshole, bastard, bitch, bullshit e molte altre parolacce. Diciamo che ero un adolescente a tutti gli effetti, rispondevo male, fumavo, bevevo andavo alle feste e ritornavo all' alba... in poche parole ero un autentico stronzo. Presi il mio cellulare e guardai che ore erano, 16:37 e ancora non smetteva di piovere, volevo così tanto fumarmi una Winston Blu, ma se continuava a piovere col cazzo che soddisfavo la mia voglia di fumo, avrei tanto voluto sbattere in faccia a mio padre il fatto che fumavo, ma mi avrebbe letteralmente ucciso, no che non me ne importasse più di tanto, ma ci tenevo a non ritrovarmi una mano stampata sulla mia guancia. Guardai fuori dalla finestra molto speranzoso in una spiovuta che fortunatamente, dopo 20 minuti abbondanti arrivò, scesi da quel letto, ormai disfatto del tutto, mi avvicinai al mio armadio e mi vestii con dei jeans blu scuro, una maglia di lana nera e le mie Adidas nere, preparai il mio zaino con 50 sterline, le mie sigarette con il mio accendino, le mie cuffie e un ombrello nel caso piovesse, misi il mio giacchetto di pelle e cercai di uscire di casa, ma papà mi fermò per il braccio

"Che vuoi" dissi scocciato, odiavo parlare con lui, vederlo o solamente sentirgli dire una parola

"Innanzitutto che vuoi lo vai a dire ai tuoi amici signorino e poi ti volevo solo avvisare che oggi a cena vengono gli zii, quindi cerca di tornare prima delle 20:00, chiaro?!" Disse con le braccia incrociate al petto e con un volto serio, sbuffai rumorosamente e annuii, gli diedi una spallata e uscii di casa, una cosa buona di quella cena era che c'era lo zio Niall, lui è l'unico che mi considera per la mia età, tutti pensano che sia piccolo, ma si sbagliavano, glielo avrei fatto vedere quella stessa sera. Dopo vari giri della metro sono riuscito ad arrivare al centro, accesi una delle mie sigarette e incominciai a camminare senza destinazione con le mie cuffie sulle orecchie. Dopo un paio di minuti sento un botto e corro verso il suono per paura di un incidente, ma vengo sorpreso dal fatto che sia una batteria a fare tutto quel casino

"Prendete, qui ci sono tutte le informazioni per XFactor 2019, prendete, il mondo ha bisogno di nuovi talenti" sentii dire da un uomo abbastanza robusto che cercava di spargere la voce su questa competizione il più possibile, io me ne fregavo della musica, si l' ascoltavo e l' idea di praticarla mi piaceva, ma non avrei mai fatto nulla che coinvolgesse mio padre, voi vi chiederete perché lo odiavo così tanto, il fatto era che non voleva che io scoprissi dei fatti sulla mamma, la mia mamma è morta per colpa mia, se io non avessi avuto quel cordone ombelicale attorno al collo, lei non avrebbe scelto di salvare la sua vita per la mia.
Ormai erano quasi 2 ore che camminavo senza mente, faceva freddo e come al solito in questa schifosa città pioveva e tirava un vento della madonna, mentre mi incamminavo per cercare di arrivare alla metro più vicina un ondata di vento mi travolse del tutto e caddi sul marciapiede vicino a una pozzanghera, fortunatamente avevo il mio fidato ombrello, ma parlai troppo presto, il vento soffiò più forte e l'ombrello si ruppe e come se non bastasse un camion passò sopra la pozzanghera vicino a me e mi ritrovai bagnato fradicio dalla testa ai piedi, il vento si alzò ancora e ancora, con fatica riuscii ad alzarmi, entrai in un negozio e presi il mio telefono, fortunatamente era impermeabile, erano le 19:12, andai nelle chiamate e cercai di chiamare mio padre, ma col cazzo che mi rispondeva, presi coraggio e corsi fino alla metro. Quando arrivai al sicuro dalla pioggia un volantino mi volò sul petto, ero lo stesso che offriva quel deficiente per strada, lo tolsi da me e lo buttai per terra, entrai nella metro e mi sedei, fortunatamente l' ambiente era caldo e arieggiato, almeno non sarei arrivato a casa con più acqua nei pantaloni che nel Po. Arrivato a casa erano le 19:30, avevi tutto il tempo di farmi una doccia e di vestirmi per bene, mi tolsi i vestiti, buttandoli sul pavimento della camera e mi feci una doccia bollente, come piace a me, dopo essermi vestito presi i miei panni, ma nel mezzo trovai quello stupido volantino di XFactor, sospirai pesantemente e lo appoggiai sul comodino affianco al mio letto. La cena era conclusa, io sinceramente non volevo sentirli parlare di lavoro, quindi decisi di chiudermi in camera con la mia carota tra le mani, la mia stanza si trovava all' ultimo piano, quindi ero letteralmente affianco al tetto, uscii dalla finestra e mi sedetti su alcune tegole rovinate del tutto e mi misi a guardare la luna e le sue stelle, amo guardare il cielo, mi aiutava e mi aiuta a pensare, sentii un rumore dietro di me e una mano fare pressione sulla mia spalle, mi girai e trovai zio Niall a cercare di sedersi vicino a me un po' goffamente, risi sotto i baffi per quella impacciatezza qui presente, ma ritornai subito serio per poi addentare un morso alla mia carota

"Lo sai è proprio bello il cielo oggi" cercò di aprire una conversazione con me

"Si lo só" usai una risposta secca e prevedibile nel mio comportamento

"Mi parli della mamma?" Dissi girandomi verso di lui, lui mi guardò in po' triste ma con un sorriso sul volto

"Ma ti ho detto tutto di lei" mi rinnegò lui guardandomi nei miei occhi lucidi, zio era l'unico che mi parlava della mamma, quando lo chiedevo, non sapevo perché papà non volesse parlarmi di lei, ma io volevo sapere, volevo sentirmi vicino a lei, in qualche modo, lo guardai con sguardo supplichevole mentre mi straiavo e appoggiavo la mia testa suelle sue gambe, lui incominciò ad accarezzarmi i capelli e poi iniziò quel discorso che ormai sapevo a memoria

"Laura aveva dei capelli biondi leggermente mossi e due occhi azzurri profondi in cui tuo padre si era perso la prima volta che la aveva vista, era gentile, premurosa e molto divertente, amava giocare ai videogiochi con tuo padre e con noi, era fortissima, scherzava molto con noi e con tutta la tua famiglia, era una donna stupenda" la serata la passammo così, lui che mi accarezzava i capelli mentre mi raccontava della mamma e io che ascoltavo immaginando il suo viso

piano d'argento Freddie TomlisonWhere stories live. Discover now