~Zayn Malik~

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Freddie
La mia punizione era finita del tutto, però io non la consideravo una punizione, anzi una benedizione, ogni giorno vedevo quella videocassetta e ogni giorno rimanevo a guardare ogni singolo dettaglio della mia mamma, volevo scoprire tutto su di lei, ero stufo di non sapere, non ero più un bambino piccolo, ero grande e meritavo di sapere, anche se non era l'unica cosa che volevo scoprire, era da più di un mese che quel nome mi romzava in testa. Zayn Malik. Avevo fatto varie ricerche su di lui, avevo scoperto che viveva una casa qui a Londra, che ha abbandonato la Band per diventare un solista, che non ha figli e so anche il suo civico, ho controllato, abita dall'altra parte di Londra, in una casa in campagna in mezzo al nulla, per arrivare lì ci sarebbero volute più di 10 ore a piedi e poi con tutte le guardie sarebbe stato difficile entrare, si, è come pensate, volevo andare da lui per sapere di più sulla mia madre, cercare una cosa che ci accomuni, ero stufo di bugie su bugie, pensavo di sapere tutto su la mia vita, ma non sapevo niente. A farmi risvegliare dai miei pensieri è stato mio padre, che come ogni mattina arrivava in camera mia con la delicatezza di un elefante in una cristalleria e urlando con tono gioioso, mentre apriva le tende e la serranda della camera, io mi chiedo come fa ad essere felice la mattina, altro che pulire la soffitta e stare senza cellulare, la vera e propria punizione per me è svegliarmi la mattina. A malavoglia mi scrollo da dosso la coperta di lana che mi copriva del tutto, mi misi dritto su quel letto matrimoniale di una comodità esagerata e quasi rabbrividii al contato con quel pavimento bianco e gelido, presi le mie ciabatte blu e bianche e a passo di zombi mi diressi in cucina dove papà cercava di preparare delle frittelle

"Ma perché mi hai svegliato così presto?" Chiesi ancora con voce impastata dal sonno, stropicciandomi gli occhi e cercare di sistemarmi i capelli biondi che mi ricadevano sul viso, papà si girò di scatto con un sopracciglio alzato e con le braccia al petto mentre era appoggiato al piano della cucina

"Stai scherzando spero è quasi mezzogiorno!?" Chiese retorico e ridacchiando, io sbuffai e iniziai a mangiare le frittelle che mi aveva porto poco prima la sua fatidica frase, si sedette sulla sedia di fronte a me e mi guardò mangiare

"Tu non mangi?" Chiesi quasi interessato della cosa, era da quel giorno in cui papà mi aveva sgridato che avevo cominciato a rivolgergli di più la parola

"Ho gia mangiato" disse secco e forse con un piccolo tono di preoccupazione, preoccupazione che non capii subito. Continuavo a mangiare le mie frittelle con il suo sguardo a dosso, stanco e messo in soggezione ingoiai l'ultimo boccone rimasto e guardai papà con sguardo del tipo"dimmi che vuoi, così facciamo prima"fece un piccolo respiro e parlò

"Amore, vedi il mio agente ha fissato un'intervista a York, devo stare lì anche per la notte, non ti dispiace vero?" Chiese speranzoso che non mi incazzassi per le troppe volte mancanze di presenza, io alzai le spalle in segno di uguaglianza per poi parlare

"Ma quando torni?" A me sicuro non importava se sarebbe tornato o no, sarebbe stato uguale, ma era l'occasione perfetta per andare dà Zayn

"Parto lunedì alle 10:00 e torno martedì sera alle 23:00" disse alzandosi dalla sedia per venirmi ad abbracciare mentre ero seduto sulla mia sedia, era perfetto, avrei avuto tutto il tempo per escogitare un piano per parlare con lui senza che nessuno lo sapesse, alzai lo sguardo verso l'alto per intravedere il suo sorriso, con molta fatica ricambiai quel sorriso con uno enormemente falso che credo non abbia capito visto che mi baciò la testa per poi prendere il mio piatto e lavarlo. Mi alzai da tavola per andarmi a mettere dei vestiti, visto che dormivo solo con i box, metto i miei jeans attillati neri con degli strappi, un maglione nero di lana e le mie Adidas nere, il mio guardaroba si basava su tre colori, forse quattro se mi girava: nero, grigio, bianco e blu estremamente scuro, diciamo che non ero un tipo molto allegro, poi il clima non è che aiutasse, pioveva e piove solo e, non ostante era estate andavo in giro come se era inverno, mi pettinai i capelli e salutai mio padre che come ogni giorno, da 12:00 alla 20:00 lavorava nello studio di registrazione più famoso d' Inghilterra. Quando sentii la porta sbattere corsi in camera mia, mi sedetti sulla sedia della scrivania e incominciai  a smanettare con il computer, verso le 16:00 avevo capito tutto e ero anche in tempi perfetti, il giorno dopo papà sarebbe partito e io avevo capito ogni singolo movimento di tutta quella villa e delle sue runtime di ogni giorno, non aveva segreti con me. Il giorno dopo arrivò più veloce di un monosillabo, salutai papà e quando fui convinto che fosse abbastanza lontano iniziai a preparare il mio zaino: 100 sterline prese dal portafoglio di papà, un impermeabile in caso piovesse, la mappa dell'edificio contenente ogni movimento di ogni singola guardia, il mio tablet dove avevo acherato i sistemi si sorveglianza interni per fargli vedere sempre la stessa immagine, senza che si potessero accorgere di me, avevo tagliato ogni comunicazione che Zayn potesse avere con le guardie e per finire in bellezza una pistola di marzapane che avrei usato in casi estremi, preparato il tutto sono arrivato a quella villa con la moto di papà, menomale che non mi avevano fermato, perché non avevo il patentino, avrei fatto una fine, arrivato al cancello superai  le guardie, guardai la mappa e mi diressi in camera di Zayn, che supponevo fosse lì, in fatti era lì, solo che era sotto la doccia, non fatevi strane idee, si sentiva l'acqua della doccia sbattete, il fumo uscire e qualcuno cantare, chiudi a chiave la stanza e tolsi i possibili contatti che avrebbe potuto avere con la sicurezza, appena uscì dalla sua doccia io ero seduto sul letto a mangiare una carota che avevo trovato nel vassoio di verdura e frutta che aveva in camera

"Hey cioccolatino, lo sai che hai proprio una bella voce" appena mi vede strofinandosi la testa con l'asciugamano si bloccò di colpo e sgranò gli occhi

"Chi sei tu?" Chiese non avendo paura di nessuna mia mossa, in fondo aveva davanti a lui un ragazzino di 15 anni, mentre il qui presente ne aveva 26, io ghignai e una risata percosse il mio viso, una risata fredda senza nessun sentimento

"Qui le domande le faccio io" rimase perplesso dal mio comportamento, si avvicinò a un microfono mentre chiamava la sicurezza, diedi un altro morso alla mia carota per poi parlare

"Non ti riscaldare caffelatte, non puoi comunicare con nessuno che non sia io e non puoi uscire, non hai via di scampo" lui rise con gusto alle mie parole, ma li lasciai stare

"Dobbiamo parlare di Laura Tomlison" quelle parole lo fecero smettere di ridere, lui mi scrutò dal basso verso l'alto e poi parlò

"Perché dovrei parlare con te di lei?" Io risi

"Non hai capito che qua le domande le faccio io?" Dissi tirando fuori la mia "pistola" lui alzò le mani in cenno di pace e lo invitai a parlare

"Lo so che non risponderai, ma voglio saperlo, perché ti interessa di lei?" Per pietà decisi di rispondere

"Perché sono stufo di non sapere di mia mad-" mi bloccai subito, Zayn sgranò gli occhi e corse da me controllandomi da cima a fondo, cacciò un sorriso stupendo e mi diede un bacio sulla testa

"Ma certo, dovevo capirlo prima, gli occhi, la carota, i soprannomi, l'atteggiamento, tu sei un Tomlison. Freddie." Rimasi fermo quasi immobile a fissarlo, gli occhi diventarono lucidi e scoppiai a piangere buttandomi su di lui

"Mi dispiace, io voglio solo sapere su la mia mamma" dissi sul suo petto in preda alle lacrime, non sapevo neanche perché con lui riuscivo a sfogarmi, mi tolsi da lui tirando su con il naso e ascugando le ultime lacrime

"Lo capisco se mi vuoi denunciare" dissi mordendo la mia pistola di marzapane, lui sgranò gli occhi per la pistola e poi scoppiò a ridere

"non ti denuncio" dissi venendosi a sedere accanto a me sul letto

"Grazie, adesso mi puoi parlare della mamma?" Dossi come un bambino mentre appoggiavo le testa sul suo petto strofinando il naso, lui fece un sorriso e parlò

"Ecco..Laura era fantastica, amava gli anima, avrebbe fatto di tutto per loro, puliva la spiaggia dai rifiuti senza che nessuno glielo avesse chiesto, era bravissima a giocare si videogame, riusciva a battere chiunque e poi quando suonava il suo piano d'argento ti faceva sognare" disse per concludere la frase e io mi bloccai di scatto

"Pensi che papà abbia tenuto quel piano?" Chiesi

"Non avrebbe avuto il coraggio di buttarlo" disse per dare risposta, mi alzai dal letto, presi il mio zaino e Zayn mi accompagnò alla porta

"Tieni, questo è il mio numero, se volessi sapere altre cose di Laura o solo parlarmi, sei il benvenuto a scrivermi o a venirmi a trovare" disse porgendomi un biglietto di carta con il suo numero, lo ringraziai per poi prendere la metro e andare a casa, era l'una quando ero arrivato, quindi decisi di cercare domani il piano della mamma

piano d'argento Freddie TomlisonМесто, где живут истории. Откройте их для себя