7. Superpoteri

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«Allooora... dato che il nostro è un paese davvero avanti coi tempi, abbiamo le stesse regolette muffite tipo da più di cento anni fa, quando la gente ha iniziato a svegliarsi la mattina e rendersi conto che potevano trasformarsi i piedi in pesci. Allora, per prima cosa, vedendosi questi piedi-triglia si sono chiesti, "ma che potere è?"» si fece di lato per far sì che la classe potesse vedere le parole che adesso occupavano i tre cerchi. Nel primo aveva scritto "offensivi", nel secondo "difensivi" e nel terzo "riflessivi".

«Dato che era gente di altri tempi, che aveva altre priorità, non si chiesto tipo "ma che razza di potere è, perché il mio karma mi odia?" ma più tipo "come posso classificarlo?". Così il nostro supereroe si chiese se quei piedi a pesce lo rendevano più forte, ma si accorse che non dava calci più forti. Allora si chiese se era in grado di parare le coltellate con quei pesci, ma non era il caso. Allora decise che doveva essere un potere riflessivo, perché era un potere che lui usava su sé stesso» e colpì con il gesso la lavagna, accanto alla scritta "riflessivi", lasciando un segno bianco intenso e sbeccando il gessetto

«Stai buono con quel gesso, che lo rompi!»

«Dato che la gente aveva molta paura di quest'uomo deforme, tutti scapparono e fecero delle leggi che impedivano a tutti di usare i propri poteri su altri esseri umani a costo della prigione... o peggio. Però al giorno d'oggi siamo tipo tutti anarchici perché, anche se queste leggi piene di muffe sono ancora in vigore, ci sono lavori come i supereroi che si basano praticamente tutti sull'usare i propri poteri sugli altri»

«Vatti a sedere, va'» la professoressa Klum lo allontanò dalla lavagna con una spintarella, ridacchiando.

Ryan si ravvivò i folti capelli color mogano e se ne tornò al proprio banco, seguito dagli occhi di Cherry che rubarono una visione fugace delle sue gambe strette in un paio di skinny jeans. Le piaceva guardarlo, il solo vederlo la metteva di buon umore, come ammirare una vecchia foto di famiglia dove tutti sembrano felici.

Lui si accorse degli occhi di lei e la guardò incuriosito, poi le sorrise e le fece l'occhiolino.

Cherry si voltò di nuovo a guardare la professoressa, appena quella ricominciò a parlare.

«Sì, a grandi linee è come ha detto quello scansafatiche laggiù» Confermò la Klum, indicando Ryan che alzò la mano e salutò la classe «I poteri si dividono in offensivi, quelli che hanno effetti sugli altri, difensivi, quelli che schermano il corpo o la mente da specifici eventi, o riflessivi, quelli che hanno effetti solo su colui o colei che controlla il potere. E ci sono anche due sottocategorie: fisico e mentale, cioè che ha effetto sulla realtà attorno, oppure che si origina dalla psiche».

Per Cherry era chiaro che tipo di potere fosse il suo, anche se non aveva mai parlato con nessuno al riguardo: era ovviamente un offensivo mentale, così come quello di entrambi i suoi genitori. La scelta di parole le piaceva particolarmente.

«E come ha citato Ryan, è vero che c'è ancora una vecchia legge a riguardo che è entrata in vigore circa un centinaio di anni fa, ma basta il buon senso a capire che, a meno che questo non infranga altre leggi o leda la salute di un qualunque individuo, non c'è bisogno di vietare l'uso dei poteri gli uni sugli altri. Ci sono molte altre leggi obsolete purtroppo nel mondo, e questa è una di quelle. Alcune persone hanno poteri rilassanti oppure utili a fermare i criminali, specie quelli più agguerriti e forti, e sarebbe una follia chiedere ad una società intera di non essere sé stessa».

Cherry guardò la sua compagna di banco, divertita dall'idea di essere una criminale. Maris non aveva spiccicato parola per l'intera lezione, ma l'altra poteva sentire chiaramente la sua eccitazione all'idea di capire finalmente una parte così importante di lei che le scorreva nelle vene.

Il resto della lezione scivolò via troppo in fretta per i gusti di Cherry. Un paio di studenti erano già stati chiamati anche mentre la Klum stava spiegando, e temeva che avrebbero chiamato anche lei da un momento all'altro.

Non era sicura di come avrebbe dovuto comportarsi con questo Sam Bedstone. Si immaginava un tipo smilzo e occhialuto, con l'aria di uno che non si faceva una risata da tempi immemori, e non riusciva a capire bene come fronteggiare questo agente che si era creata nella propria testa.

Maris fece un cenno a una ragazza del club di scienze da lontano, facendole capire che si sarebbero viste più tardi, e lei e Cherry uscirono insieme dalla classe.

«Hai sentito, hanno anche parlato di supereroi! Immaginati, Che, se noi avessimo dei poteri speciali potrebbero volerci con loro! Ci andresti?» Sbottò lei, infilando i pollici sotto gli spallacci del proprio zaino nero

«Scusa, ma di che stai parlando?». Cherry la guardò con aria interrogativa, giochicchiando con l'orlo della propria sciarpetta a fiori

«Oh, andiamo» Maris sfoderò il suo sorrisetto da persona che sapeva un monte di cose, giustificato per una volta, e le diede di gomito «La faccia di Brainstorm... anzi, scusa Werhunter ora, è apparsa ovunque per la prima volta su tutti gli schermi facendosi beffe della polizia, e improvvisamente un federale viene a sbirciare tutti i nostri poteri? Non ti sembra sospetto, Che? Non ti sembra collegato?»

«Maris, non ho idea di cosa tu stia parlando» Cherry si fermò in corridoio, mettendo le mani sui fianchi «Proprio per niente».

Le sopracciglia dell'altra schizzarono in alto, dandole un'espressione di assoluta incredulità.

«Cherry... pronto? Sto parlando del più famoso super cattivo di tutti i tempi. Brainstorm? Werhunter? Il Robot Umano?»

«Scusa, ma quanti nomi ha?»

«Troppi» Maris scosse la testa «La deve seriamente piantare di cambiare nome. Cherry, era su tutti gli schermi!»

«Non guardo la televisione, Maris. Neanche ce l'ho una televisione».

Maris la fissò a bocca aperta per un paio di secondi. Poi scosse la testa e mise le mani avanti, riordinando velocemente i pensieri, e continuò: «Va bene, ti faccio un riassunto veloce visto che stai fuori dal mondo. Avevano finalmente catturato questo Werhunter, un super criminale che ha fatto dannare la polizia per anni, facendo il bello e cattivo tempo. Poi si è scoperto che per tutto questo tempo era stato uno dei loro, un consultante per la polizia, e adesso è scappato e si è portato dalla sua parte un altro dei loro. Ci sei fin qui?»

«Ci sono»

«Beh, pensaci! Adesso questo super cattivo è di nuovo a piede libero dopo essergli sfuggito da sotto il naso, e per di più si è portato dalla sua parte un altro dei loro, un agente speciale che ha un potere pazzesco e ha catturato un sacco di criminali prima: lo chiamano Bloodhound. E lo poteva fare perché legge nel pensiero. Da brividi, eh?».

Cherry ci pensò. Era orribile pensare che qualcuno avrebbe potuto sapere tutto ciò che le passava per la testa, sapere i suoi segreti solo incrociandola per strada. Era una cosa incredibile e disturbante. Non aveva mai sentito parlare di un potere del genere, al di fuori delle favole o dei romanzetti da quattro soldi. Si pensava che...

«... Non potesse neanche esistere! Quindi ora, come puoi ben capire, la polizia è nella merda. Se ci pensi non sono mai venuti prima a fare un controllo di tutta la scuola, no? È ovvio che stanno cercando talenti da coltivare per poterli aiutare con questa emergenza. Pensaci, se avessimo dei poteri che gli possono tornare utili... potremmo diventare supereroine!».

Cherry stava per dirle che lei sapeva benissimo quale era il proprio superpotere, ma non ebbe il tempo perché, prima che se ne rendesse conto, un uomo che non aveva mai visto in vita sua la stava chiamando.

«Cherry Gale? Dov'è Cherry Gale?».

Era arrivato il momento di incontrare questo agente Bedstone.

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