47. Canzoni e fiori di ciliegio

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Cherry ritornò a guardare fuori. Il piccolo Olster si trasformava in una foca... impressionante, probabilmente il potere più incredibile di cui avesse mai sentito parlare per complessità ed effetto, ma niente di cui preoccuparsi in un combattimento, tranne che non si fossero trovati faccia a faccia in un'arena acquatica. No, Olster Wolf aveva un potere inutile contro di lei, come pure tutti gli altri. Si era fatta battere una volta da Alina, perché l'aveva sottovalutata, ma non sarebbe successo mai più, mai più.

Una volta che furono arrivati a casa, Cherry trovò la signora Gabrielle ad aspettarla con una torta glassata che, considerato quanto denaro circolava nelle tasche dei Bedstone, avrebbe dovuto e potuto essere grande almeno due volte di più.

«Auguri di buon compleanno, Cherry» Le disse Gabrielle «Oggi compi diciassette anni. È un traguardo importante per la tua vita di giovane donna».

Tredici Marzo. Ogni tredici Marzo della sua vita, fino a quel momento, la ragazza lo aveva passato con i suoi genitori. I signori Gale non erano particolarmente ricchi, ma la torta era sempre stata più grande... e gli auguri più caldi... e il loro amore vibrante e vero nella stanza.

Ora Cherry vedeva Gabrielle Bedstone, con il suo impeccabile tailleur nero, le scarpe con il tacco smaltate, in piedi di lato al bancone della cucina sulla quale campeggiava quella stupida torta fatta da una pasticceria.

«Grazie» Rispose, abbassando la testa «Che splendida torta. Non dovevi...».

E lo pensava davvero, che non dovesse farlo. Non voleva dover festeggiare il suo compleanno come una cosa vuota e vana, giusto perché un anno era passato, voleva qualcuno che tenesse a lei, qualcosa per cui voler essere felici. Ma Cherry finse, prese una fetta di torta, si sedette accanto al suo patrigno e alla sua matrigna e mangiò tristemente, ma con un sorriso di circostanza stampato in faccia. Li sentiva parlare, ma non li ascoltava davvero. Masticava piano, annuendo quando le sembrava che le stessero facendo un complimento o una domanda a cui si poteva rispondere sì, e nel frattempo dipingeva nella sua mente la cucina di legno di suo padre che si affaccendava intorno al forno, il profumo fragrante e caldo della torta con le gocce di cioccolato che cuoceva, sua madre che arrivava e baciava sulla guancia prima suo padre e poi lei, Prince che si affacciava dalla porta con in bocca la sua palla di plastica preferita, e tutto era perfetto e odorava di casa e non c'era una sola cosa al mondo di cui preoccuparsi, e ora li aveva persi, persi, persi per sempre, e al loro posto c'era una stupida torta commerciale piena di panna che non sapeva di niente e che non profumava come una vera torta.

«Ora devo andare» Disse la signora Gabrielle Bedstone «Ho molto lavoro da fare. Una buona giornata, Cherry! E ancora auguri»

«Grazie» rispose soltanto la ragazza.

Com'era educata, Gabrielle! Educata e corretta, sì. Non come sua mamma, che raccontava barzellette a tavola e che scherzava con il marito dicendogli che la sua torta sapeva di piede di rospo.

Cherry avrebbe voluto dirlo. Lei avrebbe voluto alzarsi, sollevare il piattino sporco di panna in aria e gridare «Questa torta sapeva di piede di rospo!». Ma non fece nulla, perché non le sembrava carino.

Sam le diede una pacca sulla spalla e andò a guardarsi la televisione in salotto.

Quello era stato, senza dubbio, il compleanno più triste della vita di Cherry. Diciassette... non era un numero sfortunato, per qualche cultura? Un po' come il tredici negli Stati Uniti. La giovane ricordava di averlo letto in un libro, un romanzo italiano.

E poi qualcuno scampanellò alla porta.

«Vado io!» Esclamò Cherry, che voleva assolutamente distrarsi per evitare di ripensare di nuovo ai suoi genitori

Shadowfawn - La Ragazza IpnoticaWhere stories live. Discover now