35. Rabbia, autocommiserazione, rabbia, isolamento

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- Non toccarmi! - urlai, spingendolo con tutta la forza che avevo. Alzò le mani, guardandomi negli occhi e facendosi da parte. Avevo un peso al centro del petto, che mi schiacciava all'altezza dello sterno. Ero sull'orlo di una crisi di pianto. Non sapevo più cosa pensare, se essere delusa, arrabbiata o impaurita.

Mi mancò il respiro. Avevo paura di lui? Della persona che amavo?

Corsi giù per le scale e uscii fuori da quella casa, sentendo le lacrime riversarsi fuori dai miei occhi. Avevo realizzato di amarlo e volerlo lontano da me nello stesso giorno.

***

19.03 Ehiii!

19.26 Wendy?

19.40 Wendy, rispondi.

20.00 Ehiii. Stasera vieni?

20.17 Okay, non risponde nemmeno Aiden. Cerca di non restare incinta.

Spensi il display, abbandonando il telefono sul letto, accanto a me. Lisa mi aveva tartassata di messaggi, ma finalmente sembrava essersi placata. Non avevo nessuna voglia di risponderle e, a quanto pareva, nemmeno Aiden. Continuavo a preoccuparmi di cosa stesse facendo, nonostante mi avesse uccisa da dentro.

Avevo aperto il mio cuore, avevo raccontato le mie paure e le incertezze ad una persona che mi aveva sempre nascosto ciò che era veramente. Hale.

Tutte le volte che lo chiamavo Evans, come si sentiva?

Doveva essersi abituato.

Perché? Perché mi aveva ferita così?

Avrei voluto uscire, correre alla sua porta e prenderlo a pugni. Colpirlo tanto forte quanto lui aveva fatto con me. Ma in realtà, non l'avrei mai fatto. Perché il pensiero di farlo stare male mi faceva stare ancora peggio.

Avevo pensato che fosse solo un documento falso per chissà cosa. Lisa e Dylan ne avevano uno in cui dimostravano di avere ventun anni. Era palese che fosse falso e che era stato realizzato da un falsario di pessima categoria, ma i baristi fingevano di crederci perché in fondo era tutto un giro di soldi.

Dylan.

Non parlavo con Dylan.
Non riuscivo a parlare con Josh dopo quello che mi aveva detto suo padre.
E alla lista si era aggiunto Aiden, che non era veramente Aiden.

Mi sentivo a pezzi. Come avrei fatto a levarmelo dalla testa?

Ero completamente innamorata di una persona che si era presa gioco di me fin dall'inizio.

No.

Mi sbagliavo. Fin dall'inizio mi aveva respinto, mi aveva allontanata. Non voleva essermi amico.

Poi gli avevo parlato, lo avevo costretto a starmi a sentire. Lo avevo costretto ad essere mio amico e a fregarsene di quello che diceva la gente. E quando aveva iniziato ad ignorarmi di nuovo, mi aveva esplicitamente detto che non voleva illudermi. Che non era sua intenzione. E poi che aveva mentito, che era sempre stato se stesso.

Avrei dovuto sempre capirlo. Mi aveva avvertita. Ero stata uno stupida, perché avevo creduto che mi stesse nascondendo qualcosa, ma avevo accantonato l'idea. Perché Aiden Evans mi aveva conquistata, mi ero innamorata di lui lentamente. E lo avrei dimenticato ancora più lentamente. Dovevo dimenticare Aiden Evans, perché quell'Aiden non esisteva più.

Come la peceWhere stories live. Discover now