III. Sei una bugiarda, Victoire Weasley

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Il leggero, seppur insistente, scrosciare della pioggia si infrangeva tra le piccole insenature in pietra della grande struttura.
Alcune delle limpide gocce che il cielo, nonostante fosse di un grigio fumo, lasciava cadere si depositavano sulla superficie liscia e trasparente dei vetri, partecipando ad una gara silenziosamente solitaria mentre altre andavano a poggiarsi sulle foglie stanche delle chiome quasi spoglie della Foresta al margine del castello.
L'intera struttura era avvolta da un'oscurità tremendamente silenziosa, quasi angosciante.
I corridoi erano attraversati da una leggera brezza che probabilmente entrava da qualche finestra lasciata aperta e nella Sala Grande regnava il silenzio più assoluto.
Sembrava che il castello fosse caduto in un sonno profondo e che il tempo si fosse fermato.

Sfortunatamente quella silenziosa bolla in cui tutti erano rimasti intrappolati fino a quel momento scoppiò improvvisamente, regalando ad ogni studente il dolce onore di sentire i dodici rintocchi del grande orologio vibrare tra le pareti scure, ponendo così fine alle lezioni di quella mattinata che pareva tanto interminabile.
Le porte delle aule si spalancarono velocemente e ben presto il silenzio fu sostituito da un alto borbottare e da diverse imprecazioni da parte degli studenti che si tiravano, strascicando i piedi, verso la Sala Grande per godersi un meritato pranzo.
I fantasmi presero ad uscire dai diversi ritratti, alcuni spuntando perfino dai bagni, e raggiunsero la Sala Grande per infastidire qualche studente che capitava loro sotto tiro mentre altri si recarono nelle rispettive Sale Comuni per godersi un po' di tranquillità lontano dai commenti fastidiosi di alcuni giovani.
Dopo una decina di minuti i sotterranei erano quasi del tutto vuoti. Rimaneva qualche ragazzo intrappolato tre le chiacchiere di Lumacorno che ascoltava distrattamente le parole dell'insegnante, con le spalle incurvate e la testa bassa sperando di riuscire a scappare presto da quella conversazione, ed altri studenti che invece rimanevano a chiacchierare seduti sul marmo delle finestre, adibito ormai a panchina.

Tra le poche persone rimaste, un gruppo di ragazzi si trovava seminascosto dietro una della grandi colonne di marmo. Sembravano indifferenti a ciò che succedeva tra quelle strette mura e, molto stranamente, anche alle diverse occhiatine che ricevevano da qualsiasi ragazza gli passasse vicino.
Erano tutti presi in un'animata conversazione riguardante il Quidditch, in particolare sull'ultimo scontro tra le Holyhead Harpies e i Falmouth Falcons che si era concluso con la vittoria ingiusta di quest'ultimi, a parere di Albus.
O almeno, quasi tutti.

James Potter, dal canto suo, sembrava per una volta davvero poco interessato alla discussione che stava avvenendo a pochi centimetri da lui.
Era invece piuttosto preso dal continuare a scoccare occhiolini ad ogni essere presente dotato di una gonna più corta del dovuto e qualche bottone della camicia lasciato aperto. Si era appena passato la lingua sul labbro inferiore guardando divertito un gruppo di ragazze che, per forse la quarta volta, gli passava davanti.
E che, per poco, non gli sveniva direttamente tra le braccia.
«Andiamo James, davvero le ragazze del quarto?»domandò Alice Paciock dopo aver intercettato il suo ultimo occhiolino ad una ragazza del quarto di Tassorosso.
Lui alzò le spalle, rivolgendole  un mezzo sorriso.
«Ha ragione Dom quando ti dice che fai schifo»concluse lei scuotendo la testa ma lasciandosi comunque scappare una risata divertita.
«Rimango comunque bellissimo»mormorò sorridendo James in risposta, lasciando scivolare le mani nelle tasche dei pantaloni grigio fumo prima di voltarsi e smettere di prestare attenzione a quelle fin troppo esaltate Tassorosso che sembravano ormai sul punto di avere un mancamento.
«Sai, ho sentito dire che intelligenza e bellezza non vanno d'accordo» si intromise una voce appena divertita, «Direi che questo è proprio il tuo caso, Jamie» concluse Victoire Weasley affiancando il cugino e poggiando la schiena dritta al muro freddo.

«Non vorrei distruggere il tuo momento di gioia per questa grande battuta ma condividiamo gli stessi geni Vicky» le rispose divertito lui, rivolgendo uno sguardo alla cugina e avvicinandola con un braccio a sé per depositarle un leggero bacio tra i capelli nivei.
Lei, in tutta risposta, roteò gli occhi scocciata sentendo quel nomignolo idiota con il quale il ragazzo si ostinava a chiamarla e lasciò una leggera gomitata nel fianco di James, spostandosi dalla stretta del cugino.
«Mi dispiace deluderti ma credo siano proprio i geni Potter» concluse soddisfatta qualche secondo dopo, sentendo il grido arrabbiato che Albus aveva appena lanciato e scuotendo divertita la testa mentre una ciocca argentea le scivolava dalla ordinata crocchia che teneva in testa, adagiandosi sul mantello blu notte.
La loro conversazione fu però interrotta da una furia rossa che si dirigeva verso di loro a passo spedito, voltandosi qualche volta indietro come se qualcuno la stesse seguendo.
«Siamo già di fretta?» domandò Victoire divertita una volta che Rose li raggiunse.
«Cercavo solamente di allontanarmi da quella squilibrata di Tanya, è tutta la mattina che non fa altro che pedinarmi» borbottò scuotendo la testa infastidita e poggiando la borsa stracolma di libri sul piccolo davanzale.
Era ormai passata quasi una settimana dal ritorno di Rose ad Hogwarts e, proprio in quel momento, si rese conto che una cosa che assolutamente non le era mancata era sicuramente il Gossip, ed in particolar modo la sua regina: Tanya Vale.

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