I. Buon vino fa cattivo sangue

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2 Settembre 2022.
Testa di porco, Hogsmeade.

Seppur l'autunno non fosse ancora sbocciato, la notte era calata fredda e pungente sulle strade silenziose della piccola cittadina di Hogsmeade. A rompere quella quiete quasi angosciante erano le vecchie note dei Weird Sisters che rimbombavano facendo quasi tremare le sottili pareti della piccola locanda.
La porta in vecchio legno, pericolosamente pendente verso il lato sinistro, si apriva cigolando di continuo segnando l'arrivo di qualche nuovo studente e lasciando che strani scorci di luce dai colori stravaganti illuminassero il vialetto nebbioso.
La Testa di porco non aveva mai goduto di una grande popolarità, eppure la sua cattiva fama sembrava essere diventata proprio il motivo della sua curiosa ed attuale gloria.

Nonostante la musica quasi assordante, le luci colorate e un via vai di baristi piuttosto contrariati, una piccola stanza al piano di sopra era avvolta da un'atmosfera inspiegabilmente tranquilla.
Era un ambiente singolare, quasi eccentrico, tanto che non sembrava di trovarsi proprio sopra un vecchio e logoro pub.
Le pareti erano rivestite con una carta da parati dorata con degli eleganti inserti blu, graffiata e scollata in quasi tutti gli angoli della stanza, diversi quadri dalle figure appisolate e sonnecchianti, che dovevano essere stati realizzati almeno un centinaio di anni prima, lasciavano intravedere squarci di legno nero e  rovinato e una musica soffusa proveniva da un vecchio giradischi color giallo canarino, in bilico su una pila di riviste dai colori sgargianti.

Un ragazzo dai disordinati capelli corvini osservava con particolare attenzione il ventaglio di carte che teneva in mano, stringendo gli occhi chiari, come se questo potesse permettergli di scorgere un dettaglio che gli era sfuggito, mentre tra le dita libere teneva stretto un piccolo bicchiere colmo di un liquido ambrato.

«Credo che il suo piano sia quello di vincere facendoci abbandonare la partita dalla noia», una ragazza dai capelli rosso chiaro spezzò il silenzio, mormorando quelle parole in un falso sussurro così che fossero ben udibili al ragazzo che aveva di fronte.
Lysander le rivolse un veloce sguardo tagliente, guardando la sua figura sistemarsi meglio sulla poltrona di velluto nera, prima di riabbassare gli occhi sulle carte.
«Temo che ci sia riuscito, Lily» aggiunse dopo qualche momento il ragazzo seduto al fianco della rossa, lasciando che il fumo che uscì dalle sue labbra piene riempisse la stanza.
Il piccolo pendente argento che portava all'orecchio si mosse non appena si alzò dalla poltrona su cui era seduto, sistemandosi con un gesto veloce i capelli color grano.

«Te ne vai di già, Scor?» domandò con celato interesse Lily, scrutando la sua figura slanciata solo con la coda dell'occhio mentre posava due carte sul tavolo. La gamba sinistra, pallida e sottile, si muoveva freneticamente battendo il sottile tacco delle scarpe che portava sul pavimento.
«Non sono in vena di giocare, stasera» rispose Scorpius, lo sguardo puntato sulla sigaretta ormai consumata che stringeva tra il pollice e l'indice. «Ne di fare altro» aggiunse, intercettando il movimento delle gambe di Lily che si erano ridistese e dal sorrisetto malizioso che gli aveva rivolto.
«Haa, ma davvero?» intervenne ora divertito Lysander, alzando a sua volta gli occhi celesti sul volto contratto di Scorpius, «Credevo che il tuo obiettivo fosse tentare di sfuggire alla tua fidanzatina» concluse ironico, ponendo particolare enfasi sull'ultima parola.
Lily tossicchiò nervosa, e al contrario Scorpius stese il viso in un sorriso emblematico piegandosi in avanti per spegnere la sigaretta nel piccolo posacenere verde menta, «Sei spiritoso stasera» mormorò facendo un quasi impercettibile cenno con la testa verso Lily.

La ragazza non rispose a quello scambio di battute ma tornò a prestare attenzione alle carte che teneva tra le dita, le gambe di nuovo accavallate e lo stesso sorriso di qualche momento prima continuava ad alleggiare sul suo viso magro.
Nonostante cercasse di nascondere la sua certa seccatura, avanzò la prossima mossa solo quando avvertí le scale smettere di scirocchiolare, segno che Scorpius doveva davvero aver lasciato la stanza.
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«A noi due allora» la richiamò Lysander, risvegliandola dai suoi pensieri mentre tirava fuori diverse cartine dalla tasca posteriore del lungo pantalone nero.

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