"Oh cazzo." fu la sua reazione allora. In quel momento ne fu completamente certo.

Lui era cotto di [T/m].

Quasi ustionato, e non poteva comunque fare a meno di stargli vicino.

Cavolo, ora oltre a gay anche masochista?

Ma che cazzo stava succedendo?! Come aveva fatto a stravolgere la sua vita così tanto?!

Ricordava ancora come avesse implorato con gli occhi quel [c/c] di non seguirlo, di non provare ad aiutarlo, di non mettersi in pericolo.

Non avrebbe sopportato l'idea di vederlo ferito ancora una volta, e il solo pensiero di quello catturato da quelle merde della lega lo faceva fremere.

La sua espressione disperata mentre cercava di salvarlo dalla nebbia gli aveva stretto il cuore.

Il biondo aveva desiderato tanto afferrare la mano del suo amico, ma non volle rischiare di trascinare anche lui là dentro.

Perché era così.

Erano solo amici.

Niente di più.

Amici, di cui uno provava dei fottutissimi sentimenti per l'altro.

Glielo avrebbe mai detto?

Il piano iniziale era di non farlo, tuttavia si era fatto sempre più complicato trattenere e celare quell'attrazione nei suoi confronti.

Quando lo aveva visto in quel cortile, pieno di erbacce e piante morte, aveva avuto un tuffo al cuore.

Era venuto, quel [c/c] più cocciuto di un mulo del cazzo, quando gli aveva intimato esplicitamente di non seguirlo.

Beh, intimato con gli occhi.

Da un lato si sentiva come sopra le nuvole, vedendo che quel ragazzo era venuto fin lì per salvarlo, ma dall'altro temeva che qualcuno potesse fargli del male.

E lui, il deficiente che si era fatto rapire, era stato troppo impegnato per sfuggire alle mani dei criminali per poterlo aiutare.

Quando vide Kirishima tagliare il cielo in sella agli altri due dei suoi compagni che gli urlavano di raggiungerli non poté fare altro che obbedire, ma era anche vero che non fuggì subito con loro.

Non voleva lasciare [T/c] lì. 

Lo aveva guardato, come se gli occhi potessero dirgli che non avrebbe potuto partire senza di lui.

Ma quel [c/c], che doveva sempre atteggiarsi da eroe che si sacrifica per la patria, si limitò a sorridergli, dicendogli di andare.

Sapeva che quello non era il momento migliore per dire il classico "senza di te non me ne vado", perciò aveva annuito, creando esplosioni fino ad arrivare a quegli idioti che erano venuti per lui.

Per un attimo aveva temuto che quel fissato con le bambole non riuscisse a tornare, ma dal nulla se lo ritrovò a mezz'aria.

E tendergli la mano fu la prima cosa che fece.

Katsuki non aveva mai stretto una mano più forte di così. Non si trattava solo del disperato tentativo di non farlo cadere, ma anche della gioia di poter intrecciare di nuovo le mani con quelle dita lunghe e leggermente sottili.

Quando invece erano stati introdotti i dormitori ricordava bene le espressioni colpevoli dei ragazzi che erano venuti in suo soccorso, che erano molto più scure di quelli che erano solo a conoscenza del loro piano.

Invisibile e Cuffie gli avevano chiesto cosa intendesse il depresso del prof dato che loro due erano rimaste incoscienti fino a qualche giorno dopo del suo ritorno, ma il biondo le aveva ignorate, troppo concentrato a guardare quel ragazzo.

Infinite volte [Bakugo Katsuki x Reader]Where stories live. Discover now