•⑥: TRADITO🔪

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{Jungkook's P.O.V}

No. Non può essere. Non è davvero lui.
Spalanco un po' gli occhi dalla sorpresa. Spero solo che non si ricordi di me.
«Sono due dei BTS, quelli che dovevano parlare con te» risponde quello con i capelli viola, andando verso il biondo. «Buona giornata» Changbin fa un inchino nella nostra direzione, io rispondo con un accenno della mano, poi se ne va su per le scale.
Intanto il biondo si è seduto sulla poltrona davanti a noi, ora solo un tavolino ci separa.
«Allora, perchè siete venuti a farmi visita?» chiede. «Vorrei prima sapere il tuo nome» dice Hobi, sembra serio. «Mi chiamo Chan» risponde.
«Siamo venuti qui per contrattare» me ne esco io. «E per che cosa?» si gira verso di me, scrutandomi bene. Avrà sicuramente capito chi sono. «Per il vostro maknae».
«Non entrerà nella vostra squadra» porta il busto un po' più avanti e appoggia le braccia sulle cosce.
«Hai frainteso» mi precede Hoseok. «Allora spiegatemi meglio» inclina leggermente la testa di lato.
«Rapiremo una ragazza per i nostri motivi, ma abbiamo bisogno anche di un vostro contributo. Più precisamente dell'aiuto del ragazzino. Sappiamo che vanno nella stessa scuola, l'unica cosa che dovrà fare lui è quella di farla cadere nella nostra trappola» spiego. «Tutto ha un prezzo» ci ricorda, facendo un sorrisetto. «E poi dovreste parlarne direttamente con Jeongin. Però il prezzo lo scelgo io».
«Dovremmo prima parlarne con il nostro capo» rispondo prima che dica altro. «E allora perchè ha mandato voi due?». Vorrei ricordargli che è più piccolo di me e soprattutto di Hobi, ma preferisco non dire nulla.
«Perchè siamo in missione» risponde Hoseok, ma mi sembra anche di aver sentito un basso 'ragazzino sfacciato'.
«Allora aspettate qui» si alza e va su per le scale. Subito, il mio hyung si gira verso di me, e capisco che quel Chan non gli sta proprio simpatico. «Pensa che io lo conosco da quando andavo a scuola» gli dico sottovoce. Lui fa una faccia come per dire 'non sai quanto mi dispiace' e io rispondo facendo spallucce.
Finalmente il biondo ci raggiunge in salotto. «Ho chiesto a Jeongin se è d'accordo. Ha detto che probabilmente la conosce, provvederà a fare qualcosa» ci accenna semplicemente. Mi giro verso Hoseok, per capire se abbiamo finito, poi prendo parola «Va bene, allora per il resto ti sentirai con Namjoon, dopodiché torneremo qui per darti la somma». «Non chiederò cifre troppo alte, perchè in cambio voglio anche un'altra cosa» ci prende un po' alla sprovvista. In realtà, non mi interessa più di tanto cose vuole: tanto se la vede Nam. «Va bene, parlane con il nostro capo. Noi penseremo solo a fare da messaggeri. Ora, se non ti dispiace, dobbiamo andare» cerco di dire più cordialmente possibile per tagliare la corda al più presto.
«Aspetta, Kookie. Io vorrei sapere di più su cos'altro hai in mente» quasi mi interrompe Hobi guardando Chan. «Vorrei tenerla un po' io qui, prima del rapimento, per coprire di più il rapimento. Vive abbastanza lontano da qui, perciò magari potrebbe fermarsi a dormire insieme a Jeongin». Faccio un sospiro. Non penso che sia una bruttissima idea, però ho paura che si affezioni troppo a quel ragazzino.
«Senti Chan, ci penseremo. Anzi, ci penserà il nostro capo. Non essere troppo ambizioso. Adesso ce ne andiamo sul serio» dico alzandomi, un po' stanco di tutta questa conversazione. E oltretutto sta iniziando a far buio. Si alza anche Hobi.
Il biondo fa un sospiro, per poi alzarsi ed accompagnarci alla porta. Io e il mio amico facciamo un inchino. «Alla prossima, Chan» dico prima di uscire dall'abitazione.
«Aish, quanto è stressante quel ragazzo» sussurro un po' infastidito mentre gli dò le spalle.
Saliamo in macchina e partiamo subito per ritornare a casa, anche perchè è abbastanza tardi e inizia a far buio.
«Si sarà ricordato di te?» chiede Hoseok premendo l'acceleratore. «Non lo so. Non sembrava sorpreso quando mi vide» rispondo un po' stranito. «E come mai lo odi?» chiede quasi interrompendomi, preso dalla troppa curiosità.
È una storia abbastanza lunga e intrigante, non so se ho molta voglia di raccontarla, anche perchè mi arrabbierei al solo pensiero, ma il viaggio è lungo e lo concederò al mio amico, per questa volta. «Parto dall'inizio...»
|Racconto|
Io e Christopher Bang eravamo abbastanza amici, all'età di 16 anni. Andavamo a scuola insieme, nella stessa squadra negli sport, vicini di banco, compagni di vita.
Ero seduto su una panchina come se stessi aspettando il bus. In realtà, era come se stessi aspettando lui. Arrivò da me con una scatolina in mano, si sedette vicino a me e mi offrì un po' del suo temaki. Io guardai il
cibo con la coda dell'occhio e sembrava buonissimo. È difficile che io non accetti qualcosa da mangiare, ma non conoscevo il ragazzo che avevo affianco.
Alla fine presi il suo temaki e lo ringraziai. Addentai quel buonissimo involtino. «Ti vedo spesso qui seduto da solo. Come ti chiami?» mi chiese all'improvviso. Ingoiai e risposi. «Mi chiamo Jungkook... e sono sempre qui perchè non ho amici» mi girai verso di lui, che mi stava guardando negli occhi. «Io... non sono un tipo molto socievole» continuai per spezzare il silenzio. «Io mi chiamo Christopher, ma puoi chiamarmi Chan» mi sorrise.
Fu una conversazione normalissima. Diventammo compagni di banco e successivamente mi accompagnava a casa. A volte lo invitavo a mangiare da me ma lui rifiutava sempre. Era un ragazzo molto intelligente, ma diceva di non avere mai tempo per studiare, anche se si salvava sempre il culo. Non sono mai andato a casa sua nè lui alla mia.
A quei tempi mi piaceva una ragazza, Solbin, di cui Chan non sapeva nulla, anche se era abbastanza palese.
Una mattina è arrivato in tutta fretta in classe, oltre che in ritardo. Aveva anche le scarpe sporche di fango, nonostante avesse piovuto circa tre giorni prima.
Quell'intervallo Solbin non arrivò. 'Magari ha l'influenza o che so...' mi continuavo a ripetere. Oltretutto, ero preoccupato perchè le avevo scritto un biglietto, in cui mi dichiaravo, e gliel'avevo lasciato nell'armadietto il pomeriggio prima.
Solo qualche ora dopo scoprii che non l'avrei più rivista.
Tornai a casa, verso le 6, e la prima cosa che vidi fu l'immagine di Solbin alla televisione con una scritta sotto che diceva 'scomparsa'. Buttai a terra il mio zaino e scappai in camera mia. No ci vidi davvero più. Le lacrime mi accecavano gli occhi e non sapevo che fare. 'È solo scomparsa, non morta. Quindi, Jungkook, calmati' continuavo a ripetermi.
Mi cambiai velocemente e uscii di casa: volevo almeno provare a cercarla.
Conoscevo alcuni posti in cui si potesse essere nascosta, ma non si trovava in nessuno di quelli.
La mattina dopo era tutto grigio. Nulla era più come prima. Pativo e sentivo più di tutti la sua mancanza.
Provai a chiedere alle sue amiche se le avevano accennato qualcosa su dove poteva essere andata, ma le loro risposte furono negative.
L'unico a cui non sembrava interessare nulla di tutto ciò era proprio Chan.
Dopo quel giorno la mia vita cambiò. Diventai più violento, permaloso e a volte senza controllo. Ogni notte la sognavo, sognavo che era lì, vicino a me, a tenermi la mano e dicendomi 'io ti starò per sempre affianco' e poi s'incamminava verso una scia di luce.
Una mattina mi svegliai particolarmente incazzato: la giornata perfetta per chi voleva un pugno in faccia dal sottoscritto.
Appena uscii di casa vidi un ragazzo, più grande di me, con gli occhiali da sole e un cappotto nero. Si avvicinò a me e si tolse l'accessorio. «Sei tu Jungkook?» mi domandò scrutandomi per bene. «Si. Chi cazzo sei? E cosa vuoi?» risposi acido. «Mi chiamo Namjoon e vorrei parlarti» rispose tenendo un tono educato. «Non ti conosco» dissi continuando per la mia strada. Lui mi seguì. «So la tua storia, so della ragazza che ti piaceva». A queste parole mi fermai e mi girai verso il ragazzo. «Ma che cazzo vuoi da me?!» quasi sbraitai. «Parlarti» disse con un tono così freddo e calmo che mi passò un brivido lungo la schiena. Sbuffai. «E va bene, basta che ti muovi perchè devo andare a scuola».
«Se mi vorrai seguire, non dovrai più andarci».
Fu la frase che mi ispirò, la frase che mi convinse a seguirlo nella sua macchina e poi nella sua villetta. Non voleva farmi del male, si vedeva lontano un miglio. Da quella mattina, quasi tutti i giorni mi chiamava e andavo a casa sua. Parlavamo, chiacchieravamo, mi insegnò qualche mossa per combattere. Voleva fondare una squadra di criminali, e io gli sembravo adatto. Io accettai, anche se appena me lo disse non ci credetti molto e la presi sullo scherzare.
Quando, un giorno, andai a scuola, Chan mi corse contro. «Ma perchè sei mancato per tutti sti giorni?!». «Che cazzo dovrebbe fregare a te?» dissi acido senza nemmeno guardarlo.
«Ti ho visto con un ragazzo. Chi è?» era davvero invasivo. «Sto cazzo» continuai a camminare verso il mio armadietto e Chan mi seguì. «Credo che sia un soggetto pericoloso per te... stagli alla larga» e mi liquidò.
Per tutti i giorni a seguire, Chan arrivava prima di Namjoon per accompagnarmi a scuola, impedendomi di stare con l'altro ragazzo. Anche se qualche mattina si misero a litigare davanti a casa mia, cosa che mi diede sui nervi. Portai via Chan e mi scusai per il suo comportamento.
Era molto strano. Tanto che una volta glielo feci notare e ci litigammo su. «Ormai ho quasi diciotto anni, perchè non mi lasci respirare un po'?! Tanto se vado nei casini non sono cazzi tuoi» dissi. «Mi preoccupo per te! E dovresti solo ringraziarmi, dato che quello non è apposto con i neuroni».
Dopo tutta quella discussione, vidi il mio "amico" stare sempre più spesso con ragazzini più piccoli di noi e iniziò a trascurarmi.
Stavo tornando a casa, quando vidi Chan fare la mia stessa strada. Gli andai incontro e lui si infastidì subito.
«Che vuoi» nemmeno mi guardò. «Parlarti» dissi tranquillo. «Senti... io ti ho fatto stare male, ti ho fatto diventare la merda che sei ora. Quindi, per favore, stammi alla larga e creati una vita senza di me» so girò verso di me, cercando di evitarmi e farmi andare via.
«No caro, ora non mi liquidi più. Dimmi come avresti fatto a rovinarmi la vita» continuavo ad insistere e lui continuava a non volermelo dire. «Cazzo, ma sputa il rospo se hai le palle!» sbottai.
Chiuse gli occhi e sussurrò qualcosa tra sè e sè. «Ho ucciso io Solbin, per questo quella mattina ero in ritardo... ho fatto tutto verso le sette. Volevo solo averti per me e farti entrare nella mia squadra, ma Namjoon mi ha preceduto» mi disse tutto, forse anche troppo. Ero in un miscuglio di emozioni, il mio cervello era pieno di pensieri. La prima cosa che volli fare fu tirargli un pugno in faccia, ma mi trattenni. Mi limitai semplicemente ad andare verso la casa di Nam.
Da quel giorno, la mia vita cambiò ulteriormente e lasciai la scuola per far parte della squadra di cui parlava quel misterioso ragazzo, arrivando a dove sono ora.
|Fine racconto|
Eravamo praticamente arrivati a casa, e io mi sentivo stanco solo a raccontare tutta quella storia intrigante e lunghissima.
«Beh, allora non posso biasimarti su ciò che pensi di Chan...» rispose Hobi, stato molto attento al mio racconto.
Arrivammo a casa e raccontammo la vicenda a casa degli Stray Kids a Nam, che ci ringraziò e disse semplicemente che poi ci avrebbe pensato lui.
Andai a letto senza cenare: non avevo fame. Tornai in camera mia e l'unica cosa che vidi fu subito l'oscurità.
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˙·٠• 𝓐𝓷𝓰𝓸𝓵𝓸 𝓪𝓾𝓽𝓻𝓲𝓬𝓮•٠·˙
La ragazza, Anh Solbin, è un membro delle Laboum.
In questa storia il suo cognome, però, sarà Choi.

Comunque scusate se il flashback è stato così lungo ma tanto non avevo molto altro da raccontare

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Comunque scusate se il flashback è stato così lungo ma tanto non avevo molto altro da raccontare.
I purple you🙆🏻‍♀️

𝑩𝑳𝑨𝑪𝑲 𝑯𝑬𝑨𝑹𝑻 || ʝ.ʝkOnde as histórias ganham vida. Descobre agora