2. You're welcome

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Chapter 2

Sono giunta a Cambridge qualche ora fa, e averlo fatto in compagnia dei miei amici mi rallegra sempre più; ho sognato ed immaginato ad occhi aperti per mesi il mio arrivo a Cambridge, e qualsiasi esperienza correlata, e ogni qual volta mi estraniassi, venivo puntualmente risvegliata dai miei amici o dai miei genitori, i quali erano soliti lamentarsi del mio atteggiamento assente e sognante.

Ho immaginato diverse circostanze di approccio con i miei, a quel tempo, futuri nuovi coinquilini e amici, ma mai avrei ipotizzato incontri come quelli fino ad ora capitati. Con ciò non intendo minimamente criticare i signori Shelton, ma il mio pensiero ideale mi ha leggermente condizionata; di certo non mi aspettavo una mini festa di benvenuto, tanto meno un maxi party... O forse si.

Sognare è lecito.

Ma ritorniamo con i piedi sulla superficie terrestre e affrontiamo l'imbarazzante realtà.

<<Sono qui per lo scambio culturale, sono arrivata da poco, per l'esattezza qualche ora fa>> rispondo vagamente alla domanda fattami poco fa dal ragazzo sconosciuto.

Non oso muovermi, perché temo di cadere ulteriormente e fare un'ennesima bella figura.

Come se avesse captato il mio pensiero, il ragazzo si sposta prima poco più alla mia sinistra sullo stesso scalino e, successivamente, si sposta uno scalino più su. Nonostante questo piccolo cambiamento, il suo sguardo rimane fisso su di me.

So di essere l'intrusa, poiché sono la nuova arrivata, ma è maleducazione fissare la gente.

<<Qual è il tuo nome?>> domanda ancora il ragazzo, questa volta guardandomi direttamente negli occhi.

Essendo in casa di estranei, mi sento costretta, dalla mia parte razionale, a rispondere correttamente ed educatamente alla domanda, ma in caso contrario, se ci fosse stato un estraneo nella mia casa, lo avrei sicuramente già cacciato da tempo.

<<Mi chiamo Chanel>> rispondo guardandolo dal basso <<E tu, invece, sei il figlio dei signori Shelton?>>

Il fatto che più mi suscita imbarazzo in questo momento, oltre alla brutta figura fatta poco fa, è la sua imponente altezza incrementata dagli scalini, i quali gli concedono un non so che di arrogante.

<<No, non lo sono>>

Subito dopo questa risposta, il ragazzo dagli occhi magnetici si affretta a scendere le scale per poi sparire dal mio campo visivo, entrando in una stanza.

Rimango interdetta da ciò che mi è appena successo, ma prima di andare via da qui percepisco una fragranza che via via diventa sempre meno intensa, e ciò mi fa intendere che essa sia il profumo emanato dal secondo ragazzo che ho incontrato.

Mi rifugio nella mia nuova stanza, chiudendomi la porta alle spalle, attirando gli sguardi delle mie due compagne di stanza; dati i loro sguardi interrogativi, mi affretto a raccontare i due incontri, per prevenire le loro probabili infinite domande.

<<Sei sicura che non fossero ladri?>> domanda Sofia con tono allertato.

<<Non indossavano passamontagna o roba varia, e sembravano conoscere bene la disposizione delle stanze>> rispondo adagiandomi sul letto, con la mente altrove.

<<Racconta, erano carini?>> continua Sofia.

<<Sinceramente, io...>>

<<Potremmo dividerceli, uno per te e uno per me, possibilmente il ragazzo che ti ha salvata sulle scale tienilo stretto>> Sofia sembra essere con la mente nel suo mondo immaginario, tanto da alzarsi dal letto per poi abbracciare l'aria.

Out of time Where stories live. Discover now