Non mi accorgo nemmeno di aver chiuso gli occhi, quando fortunatamente con un brivido mi sveglio di nuovo. Torno a fissare la parete, ignoro il dolore alla schiena e al collo dovuti alla mia posizione, sempre la stessa per tutto il giorno.

Non ricordo l'ultima volta che uscendo abbia visto il sole, non ricordo nemmeno quando sono uscita l'ultima volta. Mi pare sia stato l'ultimo giorno di scuola, poi non sono più uscita da casa mia, anche se Dan ha cercato più volte di portarmi a divertirmi, a fare qualcosa di normale.

Non so cosa fanno gli altri, continuano a controllare la città e da quello che racconta mio fratello le cose stanno andando bene, ma non mi interessa.

Mi manca anche il mio migliore amico, ma non se ne è andato per sua scelta, non mi avrebbe mai abbandonato se non fosse stato costretto da qualcosa di grande, come la morte. Invece lui si, se ne è andato lasciandomi da sola, e ogni volta che rileggo quella dannata lettera sento la testa girare, insieme alla sensazione di vomito.

Poi svengo e mi risveglio in camera mia, dopo l'ennesimo incubo. Non mangio da due giorni e ho fame, ma il mio corpo rifiuta il cibo. Ogni tanto devo mangiare qualche cosa, perché Dan e Fleur mi costringono, ma oggi nessuno è venuto a trovarmi. Non ancora. So bene che di notte, quando tutti si riuniscono nella sala della casa dei ragazzi, parlano di me.

E so anche che mio fratello sta male per colpa mia, vedo i suoi occhi rossi e gonfi, insieme alle occhiaie, ma non posso farci niente. Mi senti rotta e ferita, e non posso essere aggiustata. Sospetto anche che abbia ricominciato a drogarsi, e per quanto vorrei urlargli contro come avrebbe fatto la vecchia Ellen, non riesco a fare niente.

Non entro nella casa dei ragazzi da otto mesi, mi ricorderebbe troppo lui, e ho paura che il dolore mi distrugga per sempre.

Non sento nemmeno la porta aprirsi, ma sento chiaramente mio fratello avvicinarsi fino ad arrivare al punto dove sono seduta io, sul pavimento di legno, a gambe incrociate mentre fisso la parete.

-Ellen è tardi, devi dormire- mormora dolcemente sedendosi accanto a me. Cerco di elaborare le sue parole per rispondergli, ma non riesco a parlare. Non lo faccio mai se non è necessario, preferisco rimanere chiusa in me stessa. Annuisco debolmente, senza spostare il mio sguardo dalla parete, non mi alzo nemmeno per andare nel letto e fingere di star dormendo, perché tanto Dan non se ne andrà fino a quando non sarà sicuro che io mi sia addormentata sul serio.

Passano alcuni minuti, e lo sento sospirare. -Ti prego Ellen, dormi. Fallo per me- mi prega, e sento tutto il dolore nella sua voce. Penso stia piangendo, perché sopprime un singhiozzo e con la coda dell'occhio lo vedo asciugarsi le lacrime. Sento una morsa stringere il mio cuore, ma non riesco a fare niente per fargli capire che io sto bene, che a me va bene così.

Non riesco a fargli capire che in un certo senso non mi importa di stare bene, di non avere fame e di non avere sonno. Non mi importa più di nulla, e per quanto sia sbagliato non posso cambiare idea. Se oggi dovessi morire, mi dispiacerebbe solo per il fatto di non aver rivisto lui un'ultima volta. Perché si, per quanto io sappia che lui non tornerà mai da me, lo continuo a sperare, e non devo dormire.

Se lui torna, io devo essere sveglia.

Mio fratello posa una sua mano calda sulla mia, fredda e gracile. -Ascoltami almeno. Non mangi più e ti sta facendo male questo, capiscilo. Ho paura di stringerti la mano, ho paura di poterla rompere per quanto è debole la tua presa. Non ti sei più guardata allo specchio ma dovresti farlo. Fai paura Ellen, sei pallida e hai gli occhi scavati. Non mangi e avrai perso più di dieci chili, e poi non dormi e non parli. Dici di non essere pazza, e ti credo, ma se continui così oltre a diventare matta diventerai anche malata, e io non posso perderti. Sei l'unica cosa che mi è rimasta, non lasciarmi anche tu. Fallo per me, cerca di andare avanti, ridursi così per un ragazzo è inutile- dice tutto questo senza smettere di accarezzare la mia mano.

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