q u i n d i c i

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Attesi, sapevo che non era un viaggio breve e soprattutto fatto di corsa.
Dovevo tornare a casa per i fatti miei. Diego ha già troppi problemi, gliene sto creando di nuovi.
Non sapevo come potesse sopportarmi ancora, a stento riesco ancora a sopportare me stessa, come faceva lui?

Mi sedetti sulla prima panchina che trovai e guardai attentamente ogni persona che passava, tutte quelle persone che passavano spensierati. Invidiavo il loro non avere pensieri, volevo essere anche io tranquilla, almeno per un po'. Ma il fare stronzate più grandi di me, era qualcosa a cui avrei difficilmente rinunciato.

Squillò il mio cellulare, sullo schermo apparve il nome di Diego e risposi. Era arrivato, prima del previsto, e gli dissi dove mi trovavo, ciò che mi circondava. E ci sarebbe voluto altro tempo per raggiungermi. Mi sarei dovuta preparare psicologicamente a qualsiasi evenienza. A qualsiasi litigio, o a qualsiasi domanda.

[...]
-cazzo finalmente- disse Diego alle mie spalle, mi alzai dalla panchina e corsi fra le sue braccia. Mi era mancata quella sensazione di sicurezza.
Sì staccò da me e mi guardò negli occhi, non disse nient'altro e mi prese per mano, portandomi altrove.
Un semplice parchetto dove stavano i bambini, che felici giocavano assieme.

Guardai quei bambini, e mi chiesi per quale motivo mi avesse portata in quel posto
-so cosa sei venuta a fare qua- disse continuando a tenermi la mano e a portarmi in una zona dove i bambini non stavano, ci sedemmo su una panchina trasandata quasi e Diego posò una mano sulla mia, accarezzando delicatamente la pelle di quest'ultima
-non sono incazzato con te, so come sei fatta. E sinceramente me lo aspettavo, ma voglio solo che tu capisca anche che tutto quello che è successo tra di noi, e che continuerà ad esserci. Non smetterà di esistere. Sono arrivato qua di corsa appena mi hai scritto, e li ho capito che non potevo stare lontano da te.- disse guardandomi, in quello sguardo c'entrano altre parole, più vere di quello che mi aveva detto.

Stavo perdendo tutto per un niente, ma non volevo combinare altri casini nella sua vita.
-Diego, io non voglio combinare altri casini- dissi nonostante sapevo che sarebbe successo sempre l'esatto opposto -non lo farai, stai con me, tranquilla- sorrise stringendomi nuovamente fra le sue braccia -ho paura di perderti...- confessai -non succederà mai Marti. Capito? Andrà tutto bene- rispose accarezzando i miei lunghi capelli.

Non sapevo perché il mondo mi avesse mandato questo ragazzo, ma era l'unica persona decente in tutti questi anni di esistenza, era tutto quello che gli altri non erano. E per un tanto, stavo rischiando di perderlo
-ti amo Diego- dissi per poi alzai lo sguardo e vederlo sorridere -anche io- rispose lasciando un bacio sulla fronte.

Restammo qualche minuto in silenzio, contemplando i bambini che felici correvano da una parte all'altra. -dai, andiamocene...torniamo a casa- disse Diego alzandosi in piedi -di già?- chiesi -non ti preoccupare, io e Fabio stiamo organizzando qualcosa- sorrise e prese il cellulare per chiamare uno dei suoi amici che abitavano ancora in quelle zone per portarci alla stazione più vicina  -cosa?- chiesi una volta che concluse la chiamata  -una sorpresa, non ti preoccupare- rise
Alzai le spalle. Chissà che cosa aveva combinato assieme a quell'altro.

Arrivo questo suo amico, e salimmo in auto, tra una chiacchiera e l'altra arrivammo in stazione e prendemmo due biglietti per Milano. Aspettammo l'arrivo del nostro treno.

Quando arrivò salimmo su esso, pronti per tornare a Milano.

Dolcenera|| IziWhere stories live. Discover now