𝟏𝟎.

220 35 20
                                    

- Cosa guardi?

Marina me lo chiese mentre mi carezzava i capelli.

- Guardo te, che sei bella.

I raggi del sole colpivano il suo viso e il suo corpo, coperto solo da una vestaglia di seta bianca che le arrivava a malapena a metà ginocchia.
Sorrise e mi baciò:

- La vuoi, una sigaretta?

Seduta a cavalcioni su di me, si allungò verso il tavolino di fianco alla poltrona di vimini su cui eravamo sdraiate e prese l'accendino e mi mise una sigaretta in bocca senza aspettare la risposta.
Sorrisi e iniziai a fumare, mentre lei poggiava la testa sulla mia spalla e chiudeva gli occhi.
Carezzai la sua coscia nuda, piano.

- Ferma - bofonchiò, strofinando il viso sulla mia clavicola.

Ridacchiai:

- Che c'è?

- C'è che siamo appena state a letto due ore a fare l'amore. Ferma. 

Sapevo che voleva solo che continuassi.
Leccai il suo mento, piano:

- Un bacio posso dartelo o fai di nuovo la scontrosa? 

Finalmente rise anche lei, si alzò, mi guardò negli occhi, mi tolse la sigaretta dalla bocca e se la mise tra le labbra. 

- Come si fa a fare un tiro? 

Le feci vedere, provò a imitarmi ma iniziò a tossire. 

- Dio mio. Sono un'imbranata. E non ridere!

Mi tirò un pugnetto sulla spalla, io le morsi il lobo dell'orecchio mentre mi porgeva di nuovo la sigaretta:

- Tieni, Vìbella. 

- E' terribile.

- E' bellissimo, Vìbella. 

Mi baciò, spingendo la lingua nella mia bocca, una delle sue mani appoggiata dolcemente sulla mia maglietta scura. 

- Sai di fumo.

- Fa schifo?

- Sì, ma l'amore è anche cose disgustose. Per tua fortuna.

Mi fece la linguaccia, la strinsi a me, le baciai lo sterno.

- Vì?

- Sì?

Mi fissò.
I suoi occhi mareluce nei miei. 

- Io ti amo.

Aspettai qualche secondo prima di rispondere - solo qualche secondo per sentire il suo profumo, la sensazione della sua pelle sulla mia, qualche secondo per adorarla ancora.

- Ti amo anche io, Mari - sussurrai, pianissimo, guardando il gioco di luce e ombra del tramonto sul suo volto.
Erano passati quasi quattro anni da quando, per la prima volta, l'avevo vista chinarsi per raccogliere le conchiglie con il suo costume a righe.

- Possiamo guardare la scatola, dopo?

La scatola era il contenitore del nostro universo. C'erano tutte le nostre foto insieme, ricordi della spiaggia, i disegni che le avevo fatto, le etichette dei regali che ci eravamo fatte, le sue poesie per me, le brochure dei ristoranti più buoni dove eravamo andate. 

- Dopo?

- Sì, dopo.... Dopo cena.

- E adesso?

- Adesso voglio rimanere qui con te.

Mi baciò di nuovo, più a lungo, questa volta. 
Carezzò i miei polsi, le cicatrici dei tagli che aveva scoperto in silenzio in riva al mare un giorno in cui il cielo era grigio. Il giorno in cui ero rimasta tra le sue braccia in lacrime.
In cui mi aveva carezzato il viso e mi aveva sussurrato che ero amata, ero così amata... Sei amata, sei così amata Vì... Non fare male alla persona che amo.

- Qui? - sussurrai, direttamente sulla sua bocca.

- Qui nel nostro posto. 

Guardò la casa, il prato, la spiaggia, il mare, mentre mi abbracciava.
Avevo il viso poggiato sui suoi seni tiepidi.
La guardai.
Si riempì gli occhi di mondo e gli diede luce.
Me lo diede poggiando le labbra sulla mia fronte.
Me lo consegnò tutto - quasi lo tenesse sulla punta delle dita - come aveva fatto fin dal primo istante.























Fine.
E che dire.
Come ho detto dispiace anche a me.

Tutto questo è nato dal nulla, non è una fanfic, è una piccola storia mia, e ringrazio quei pochi che l'hanno seguita.

Grazie ♡

𝓶𝓪𝓻𝓲𝓷𝓪Where stories live. Discover now