CAPITOLO 3

2 0 0
                                    

Boston 1999

Brian Walsh era sempre stato un criminale, sin da piccolo. Non un delinquente dei peggiori, ma comunque un criminale. Per la società onesta era un bravo manovale del settore edile mentre, in realtà, le mani non gli servivano soltanto per impastare calce e impilare mattoni. Quando calava la sera, Brian Walsh si dedicava con assiduità e passione a uno dei suoi impieghi preferiti: quello di borseggiatore. Per circa due ore al giorno, dopo aver smontato dal suo turno lavorativo e aver dismesso rapidamente la tuta da manovale, indossava un jeans logoro e strappato e una delle tante felpe, dotate di ampio e spesso cappuccio, di cui il suo guardaroba era stracolmo, e iniziava a spostarsi ininterrottamente, sino a ora di cena, più o meno, da una parte all'altra della città, sfruttando autobus di linea e metropolitana, mentre nel frattempo si dava al borseggio più accanito. E perché no, diversificato.

Con destrezza e inusuale abilità depredava dolcemente i malcapitati viaggiatori di turno dei loro portafogli o di altri oggetti di valore, come bracciali e orologi preziosi, che gli era facile sfilare con impressionante sveltezza senza essere scoperto.

Non nell'immediatezza della circostanza, per lo meno.

Gli ignari sfortunati che, loro malgrado, si trovavano a incrociare i propri spostamenti con quelli di Walsh non erano mai gli stessi. Ciascuno di essi si avvedeva di quanto accaduto solo quando era ormai troppo tardi anche per una semplice denuncia.

L'uomo era attento a cambiare le sue rotte cittadine di giorno in giorno, e da una settimana all'altra, così da evitare d'incappare più volte consecutive nelle stesse persone che, per motivi di lavoro o altro, percorrevano sempre i soliti tragitti. Nessuna di esse infatti, lo incrociava per più di un paio di volte a settimana, e questo anche perché Walsh era sempre attento a variare persino le fasce orarie dei suoi vari spostamenti in relazione ai differenti percorsi, in modo da rendere quasi impossibile che qualcuno potesse ricordarsi di lui. Avvantaggiato, in più, dal vivere in una metropoli grande e sempre affollata come Boston, i cui abitanti correvano in fretta, di continuo, a qualunque ora del giorno e della notte, acca ventiquattro, per spostarsi da una zona all'altra della città. Ogni quattro o cinque giorni al massimo poi, Walsh rivendeva sul mercato della ricettazione i beni accumulati durante le sue uscite settimanali, così da non possedere troppo a lungo la refurtiva razziata. C'è da dire che neppure il borseggio rappresentava la sua attività extra lavorativa preferita, e soprattutto la più redditizia, visto che questa era rappresentata dal furto con scasso in appartamento.

Per lo più in abitazioni di lusso, ben lontane dal quartiere in cui Walsh abitava, a cui egli si dedicava, in ogni caso, sempre in piena notte. Quando per i suoi familiari era ufficialmente a svolgere il suo secondo e saltuario lavoro di guardiano notturno, per un'impresa di vigilanza privata, con cui, almeno in apparenza, cercava di arrotondare il più possibile il magro stipendio da manovale. C'erano due sole ferree regole che Brian Walsh osservava quando era dedito al furto con scasso: le case individuate come potenziali obiettivi da svaligiare non dovevano comportare rischi (se non i minimi accettabili) per la sua incolumità fisica, ma soprattutto, non dovevano rappresentare un reale pericolo ai fini di una sua eventuale cattura.

Il carcere, diceva non è luogo per tutti.

Irlandese di nascita, Walsh si era trasferito a Boston nel 1989, all'età di trentacinque anni, dopo un'adolescenza e una gioventù piuttosto travagliate. Lì, già poche settimane dopo il suo arrivo su suolo statunitense, aveva incontrato Erica, anch'ella americana non purosangue, di dodici anni più giovane di lui, e di umili origini tedesche, con la quale il giovane irlandese aveva messo su famiglia nei sobborghi più malfamati della città.

Provenendo come Brian da una famiglia non proprio altolocata, Erica non aveva mosso grandi obiezioni quando lui le aveva suggerito che, date le loro precarie condizioni economiche del momento, sarebbe stato molto meglio stabilirsi in periferia, piuttosto che azzardarsi a tentare l'avventura di una sistemazione in una zona più gradevole, e rispettabile, della città. Scelta questa che avrebbe, inevitabilmente, comportato per Walsh da un lato pochi margini di movimento nelle sue attività poco lecite, di smercio e rivendita delle varie refurtive (di cui Erica era sempre stata, e continuava a restare all'oscuro), ma ancor prima dei costi di vita decisamente più alti, e difficili da sostenere per due lavoratori come loro, dal reddito appena sufficiente a garantirgli il minimo indispensabile. Si erano così decisi, di comune accordo, ad affittare un bilocale alquanto sporco, umido e anche piuttosto fatiscente, verso la fine di Longfellow Street, nel difficile quartiere di Dorchester. Lì, in uno dei ghetti più squallidi di Boston, destinato ai cittadini meno abbienti, per lo più immigrati delle più svariate etnie, come appunto erano Brian ed Erica, era cominciato il sodalizio matrimoniale della giovane coppia di oriundi europei, i cui frutti, in termini di prole, non sarebbero tardati ad arrivare a meno di un anno di distanza. In pochi mesi di permanenza a Dorchester, il sin troppo attivo irlandese si era fatto conoscere dal tessuto criminale della zona come esperto borseggiatore, ma soprattutto per la sua innata quanto straordinaria (per certi versi) capacità di forzare qualunque tipologia di serratura, meccanica o automatica. Abilità che, senza dubbio, lo aveva sin da subito reso diverso da qualunque altro delinquente del circondario. Ma sebbene questa indiscutibile abilità di Walsh gli avesse conferito una sorta di aura di maggiore rispettabilità agli occhi degli altri piccoli e medi criminali locali, egli aveva sempre preferito restare un cane sciolto, senza legami troppo vincolanti con la criminalità organizzata locale, nella consolidata convinzione di voler rimanere sempre, e soltanto, un piccolo e indipendente delinquente di periferia. In più, l'eccessiva passione dell'irlandese per la birra, e per l'alcool in generale, oltre che per le belle donne, soprattutto quelle dai facili costumi, lo avevano reso, sin dagli albori della sua carriera fuorilegge, del tutto inaffidabile e, soprattutto, affatto incline a divenire il leader di una banda. Dopo quasi vent'anni di permanenza tra le strade di Dorchester, Brian Walsh era noto a tutti i malavitosi della zona come il ratto.

Chiunque aveva bisogno di penetrare in un luogo dall'accesso non autorizzato (banche escluse), si rivolgeva al ratto irlandese per chiedergli di usufruire, dietro lauta ricompensa, dei suoi servigi di scassinamento di alto livello. Portato a termine il lavoro, il compito di Brian Walsh poteva ritenersi concluso. Lui veniva pagato quanto preventivamente pattuito, e il 'cliente' che lo aveva contattato se ne andava tranquillo per la sua strada con i frutti del suo lavoro. La consulenza criminale di Walsh era, in pratica, divenuta una sorta di prestazione illegale a cottimo, che da un lato fruttava all'irlandese i soldi sufficienti a consentire alla sua famiglia una vita più serena, dall'altro gli serviva a soddisfare i suoi vizi più insistenti. Gli stessi che, molti anni dopo il suo arrivo in terra americana, avrebbero indirizzato Walsh su una strada ben peggiore di quella inizialmente tracciata dal borseggio e dal furto con scasso in appartamento.

SOTTO SHOCKWhere stories live. Discover now