Cinque

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Mentre attraversava l'isola lungo Milestone Road in direzione della villa dei Delos a Siasconset, ebbe il tempo spaventarsi. Più si avvicinava, più aveva la tremarella, ma non c'era altra scelta. Doveva assicurarsi che Lucas tenesse la bocca chiusa, altrimenti l'avrebbe messa davvero nei guai. Helen penava che non ne avrebbe parlato con nessuno. I Delos facevano di tutto per apparire normali, ma Helen sapeva che erano l'esatto contrario. Ripensandoci, nessun ragazzo normale sarebbe stato in grado di impedirle di strozzarlo. Lucas era come lei.
Il pensiero le fece rivoltare lo stomaco. Come poteva assomigliare a qualcuno che odiava così tanto? Primo: doveva assicurarsi che lui non parlasse alla polizia del proprio coinvolgimento. Secondo: doveva imparare a odiarlo a distanza di sicurezza —possibilmente senza cadere nell'oceano.
A causa della nebbia Helen doveva aguzzare la vista. Nella luce fioca che precedeva l'alba, ormai entrata nella proprietà privata. Helen non era sicura di dove iniziasse il vialetto di accesso. Accostò e scese dall'auto, dirigendosi a piedi verso il rumore dell'oceano. Finora aveva visto quella strana abitazione solo dalla spiaggia, e adesso, arrivando dalla direzione opposta, stava provando a correre un punto di riferimento riconoscibile. Poi da dietro le arrivò il rumore sordo di qualcuno che incespicava.
Si girò di scatto e notò Lucas che veniva verso di lei a passi da gigante, quasi di corsa.
<<Cosa ci fai qui?>> ringhiò cercando di tenere la voce bassa. Helen indietreggiò di un paio di passi e si bloccò dov'era. Nulla luce grigiastra vedeva i corpi bianchi delle tre sorelle, squassate dai singhiozzi, che strisciavano sulle montagnole nell'era sabbiosa.
<<Come mai mi stavi alle costole? Mi stavi pedinando?>> disse Helen in tono accusatorio.
<<Sì, certo>> sbottò Lucas, avanzando verso di lei. <<Cosa cavolo ci fai nella mia proprietà?>>
Helen capì troppo tardi che stavolta, piombandogli in casa, aveva esagerato. Al posto dell'odio ora notò in lui una violenza repressa che gli deformava i lineamenti del viso e rendeva ancora più minaccioso il suo atteggiamento. Era sempre bello, di una bellezza mozzafiato. Bene, pensò Helen. Facciamola finita.
Incassò le spalle e gli saltò al collo ruzzolando a terra sopra di lui. Si rialzò per mollargli un cazzotto in faccia, ma lui le afferrò le mani. Helen avrebbe dovuto avere la meglio, ma era la prima volta che picchiava qualcuno e da come Lucas controllava i propri movimenti capì che lui, invece, era un lottatore nato. Helen si accorse troppo tardi che le aveva afferrato i fianchi e in un attimo la situazione si capovolse.
Aveva le braccia bloccate sopra la testa e i talloni strisciavano inutilmente a terra. Helen tentò di morderlo in faccia, ma lui si scostò in tempo.
<<Ferma o ti ammazzo>> la minacciò Lucas, digrignando i denti. Ansimava: non perché fosse rimasto senza fiato, ma perché cercava di controllarsi. <<Perché sei venuta qui?>> la supplicò quasi.
Helen abbandonò la lotta e lo guardò in faccia. Lucas aveva gli occhi chiusi ed era chiaro che stava mettendo in atto il trucco che lei aveva usato nel vialetto. Anche lei chiuse gli occhi, e si sentì subito un po' meglio.
<<Ho mentito alla polizia. Non ho detto che c'eri anche tu>> bofonchiò Helen sotto il peso del corpo di Lucas che le spremeva il fiato dei polmoni. <<Mi soffochi!>>
<<Bene>> fece Lucas, ma spostò il peso, quasi volesse diventare più leggero per aiutarla a prendere fiato. <<Anche tu hai gli occhi chiusi?>> domandò più che altro per curiosità. Non sembrava arrabbiato .
<<Sì, così va meglio>> rispose Helen con calma. <<Le tre donne... Le vedi anche tu, vero?>>
<<Certo>> rispose Lucas, disorientato.
<<Chi sono?>>
<<Le Erinni. Le furie. Tu davvero non...?>> Lucas si bloccò all'istante quando una voce femminile lo chiamò da quella che doveva essere la sua casa. <<Cavolo, se ti trovano qui, sei morta. Sparisci!>> ordinò. Lasciò la presa, scattò in piedi e partì di corsa. Appena libera, Helen filò via senza voltarsi indietro. Sentiva le sorelle allungare le loro viscide braccia e le dita insanguinate per toccare il collo. Terrorizzata, si precipitò verso l'auto di Kate, si mise al volante e partì a tutta velocità.
Dopo un po' fu costretta ad accostare e a prendere fiato: si rese conto che i suoi abiti avevano preso l'odore di Lucas. Disgustata, si tolse la t-shirt e ripartì in reggiseno. Nessuno l'avrebbe vista, e in caso contrario avrebbero pensato che voleva farsi una nuotata di prima mattina. All'inizio lasciò la maglietta sul sedile accanto, ma l'odore di lui—erba tagliata, pane appena sfornato e neve — continuava a impregnare l'abitacolo. Stizzita, Helen se la prese con il volante e scagliò la maglietta fuori dal finestrino.
Una volta arrivata a casa, era letteralmente sull'orlo di un collasso, ma senza una doccia non se ne parlava proprio di sdraiarsi a letto. Prima doveva sfregare via l'odore di Lucas, altrimenti l'avrebbe tormentata nel sonno. Helen era sudicia. Aveva delle macchie d'erba sui gomiti e sulla schiena, e i piedi neri.
Mentre osservava il fango che sotto la doccia si scioglieva lungo gli stinchi e le caviglie, Helen ripensò alle tre sorelle e alle loro sofferenze senza fine. Lucas aveva detto che erano le furie, e quel nome calzava proprio alla perfezione. Helen ricordava vagamente di aver sentito Hergeshimir nominarle, ma non riusciva assolutamente a ricordare in quale contesto. Poi si spalmò una crema profumata e le fece assorbire dalla palla, cancellando ogni traccia di Lucas. Quando finalmente si buttò sul letto, ancora avvolta in un asciugamano umido, il sole di era ormai alzato da tempo.

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