Capitolo 9

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Parla Niccolò
Io non sapevo cosa fosse meglio per Abigail, sapevo solo che non meritava di morire e di lasciar vincere suo padre. Con le lacrime che continuavano a rigarmi il viso, guardai tutte quelle persone indaffarate a salvare la mia Abby. La mia Abby. Così strano da pensare eppure mi sentivo così legato a lei che l'unica cosa che mi veniva da dire era "la mia Abby". Mi voltai verso Ve e Paola e pensai a quante cose dovevano aver sopportato in quegli anni al fianco di Abigail. Avranno cercato in tutti i modi di farla ragionare e di farla uscire da questa situazione, ma lei era così testarda. Tranne con me.
Forse avrò donato anche io qualcosa a lei, della forza o dei momenti di velata felicità, ma indubbiamente era stata lei a donare qualcosa a me.
Lei con la sua forza e la sua spontaneità mi aveva fatto vedere il mondo sotto un diverso punto di vista. Mi aveva insegnato che a volta la vita sapeva sorprenderti anche in modo negativo, che non tutti i mali potevano essere cacciati e che non sempre era facile chiedere aiuto.
Ero perso nei miei pensieri quando un suono, quel suono, mi riportò alla realtà. Il suo cuore batteva ancora.
Guardai Veronica e Paola e a tutti e tre scappò un sorriso. Sentii dentro di me una felicità e un sollievo enorme, misti a una voglia di spaccare il mondo e urlare. Ma la prima cosa che feci, in realtà, fu correre da lei.

Parla Abigail
Cosa è successo? Dove sono?
L'ultima cosa che ricordo è Niccolò. Era qui con me e mi diceva che mi avrebbe sempre protetta, poi il buio.
Cercai di aprire gli occhi ma non ci riuscii. Non ne avevo la forza.
Sentii qualcuno avvicinarsi con un passo molto veloce e sedersi vicino a me.
Mi prese la mano e sussurrò -Abigail- per poi lasciarci sopra un bacio.
Niccolò. Quanto sono fortunata ad averti incontrata. Chissà che ho fatto di buono per meritarti e per essere ancora qui insieme a te, Veronica e Paola.
-Adesso tuo padre la dovrà pagare, ma stai tranquilla che finalmente avrà ciò che merita- disse stringendo un po' di più la mia mano fra la sua.
Niccolò sei un ragazzo brillante quanto ingenuo. Lui non pagherà mai per quello che ha fatto, è troppo forte da buttare giù.
-Io sono qui, sarò qui sempre- mi disse con la voce spezzata
Quanto mi fa male sentire che sta soffrendo a causa mia.
Cercai di sforzarmi il più possibile per aprire gli occhi. Dovevo farlo per me e anche per lui, Ve e Paola. Iniziai ad intravedere le lenzuola bianche e, con un po' di impegno in più, riuscii finalmente ad aprire gli occhi. Guardai la stanza attorno a me: le pareti verde spento, il piccolo televisore appeso di fronte al letto, tutti i fili e i macchinari vicino a me ed infine guardai lui. Lo vidi piangere con la testa appoggiata sul letto. Mi sentii estremamente in colpa nel vederlo così.
-Non piangere- dissi anche se in realtà fu più che altro un sussurro.
Lui alzò di scatto la testa e in quel preciso momento entrarono nella stanza anche Ve e Paola.
-Te l'ho detto! Non ho avuto le visioni- urla Ve a Paola prima di raggiungere Niccolò al mio fianco.
Nic estrasse un fazzoletto dalla tasca ed iniziò ad asciugarsi il viso e gli occhi.
-Bentornata Abigail- disse Paola dandomi un bacio sulla guancia.
Le sorrisi ma ciò che uscì fu più una smorfia. Ero imbottita di farmaci e mi sentivo davvero stordita.
-Vieni Paola, andiamo ad avvertire i medici- disse Ve guardando Nic e facendogli l'occhiolino che lui ricambiò con un grande sorriso. Rimanemmo da soli nella stanza e Nic si avvicinò di più a me.
-Sono così felice di rivedere i tuoi meravigliosi occhi- mi disse accarezzandomi una guancia.
-Grazie- gli dissi io con poca voce
-E di cosa?-
-Di essere sempre stato qui, al mio fianco e a quello di Ve e Paola-
-Non me ne sarei andato per nulla al mondo-
-Lo so- dissi -Però su una cosa ho da rimproverarti-
-Ah sì? Addirittura?- disse scherzando
-Sì, le promesse non mi sono mai piaciute- dissi cercando di essere convincente ma non potei fare a meno di sorridere
-Hai sentito tutto?- rispose lui stupito
-Certo che sì e per quanto fosse bella e profonda la tua promessa, rimane sempre una promessa-
-Cavolo, sei tornata più permalosa di prima- rispose alzando gli occhi al cielo
-Ehi- gli dissi -se riuscissi ti tirerei un pugno sulla spalla per quello che hai detto-
Lui scoppiò a ridere e il mio cuore si riempì per un attimo di pura gioia. Mi era mancata la sua risata.
Ad interromperci ci pensarono i medici e i carabinieri.
-Bentornata Abigail, vedo che ti sei ripresa. Come ti senti?- mi chiese un medico
-Abbastanza bene, ma devo ammettere che mi sento molto stordita e che mi gira un po' la testa-
-Tranquilla, è tutto nella norma. Ora ti visiteremo poi qui, come vedi, ci sono gli agenti che vorrebbero parlare con te, se te la senti-
-Ehm..Sì, certo-
-Bene, allora noi torniamo dopo la visita- disse un carabiniere
-Va bene. Grazie- disse un altro medico. Mi visitarono e mi dissero che i parametri erano buoni e nella norma, ma che dovevo stare ancora a riposo.
I carabinieri entrarono nuovamente nella stanza e si sedettero attorno a me.
-Può uscire per favore?- disse un agente a Niccolò
-No, può restare?- chiesi
-Se per lei va bene, certo-
-Grazie-
Il carabiniere seduto alla mia sinistra prese un taccuino e una penna e poi disse -Allora Abigail, ci dica esattamente che cosa è successo-
Feci un respiro profondo e iniziai a raccontare.
-Stavo uscendo da scuola insieme a Veronica, una delle ragazze qui fuori, quando abbiamo visto un'auto dei carabinieri. Stavano cercando me e Niccolò. Insieme a Paolo, il vostro collega, c'era mio padre. Era arrabbiato con Niccolò perché gli ha tirato un pugno e con me per essere scappata da lui. Paolo stava per arrestare Niccolò ma poi l'ho fatto ragionare. Lui sa la verità, sa che cosa mi fa mio padre. Credo che lui si aspettasse questo cambio di programma perché quando Paolo ha cercato di parlare con lui, è arrivato il mio ex ragazzo e lo ha pugnalato alla spalla. Poi mio padre mi ha caricata in auto, legata e portata a casa- iniziai a dire. Guardai Niccolò e lui strinse forte la mia mano nella sua. Continuai a raccontare -Appena arrivati, capii subito come sarebbe andata a finire. Cercai di uscire da quella casa ma senza successo. Aveva chiuso tutto, sia la porta sia le finestre. Ero in trappola. Poi c'è stato un momento in cui credevo di essere stata benedetta da qualcuno perché il telefono di mio padre ha iniziato a squillare. Sono corsa quindi al piano di sopra per cercare delle chiavi della porta ma non ho trovato nulla. Mio padre è salito e sono riuscita a chiuderlo in bagno per avere più tempo per cercare di scappare ma lui ha buttato giù la porta. Mi ha inseguita in cucina. Stavo per prendere un coltello. Sì agente, lo volevo uccidere. Lui mi ha tirata per i capelli e mi ha messo una mano sulla bocca in modo che nessuno potesse sentirmi urlare. Mi ha buttata a terra e ha ricominciato a picchiarmi. Ha preso un coltello e..." non riuscii a finire di parlare. Iniziai a piangere. Non avrei mai pensato che sarebbe arrivato a tanto.
Vidi Niccolò portare la mia mano all'altezza delle sue labbra e lasciarci sopra un bacio. In quel momento per me equivaleva ad un abbraccio immenso.
-Suo padre però ha un alibi. Non era in casa.- disse un altro agente
-Come scusi?- dissi allibita
-Ha detto di esser uscito con una donna per tutta la sera-
-Ma mio padre non vede una donna da quando mamma è morta. L'unica che vede è Margaret Alleni ma è una donna che soffre di Alzheimer, lei non ricorda nemmeno cosa le è accaduto 5 minuti prima"
-Sta dicendo la verità?-
-Certo che sì, agente-
-Suo padre allora dovrà darci diverse spiegazioni-
-Io inizierei col chiedere come ha fatto svenire qui mezz'ora fa- disse Niccolò
-Cosa?- gli chiesi trattenendo il fiato
-E' stato qui, l'ho visto e mi ha anche parlato. Ha detto che è venuto a finire ciò che aveva iniziato. Guardate i filmati delle videocamere-
-Lo faremo, grazie. Arrivederci-  Gli agenti si alzarono, e uscirono dalla stanza.
Guardai Niccolò per poi prendere la sua mano e portarmela al viso. Mi accarezzò una guancia e mi lasciò un bacio sulla fronte prima di dirmi -Tranquilla Abigail, stavolta non ha via di scampo-
-Non ne sarei così sicura, Niccolò. Lui ha sempre degli assi nella manica-
-Stavolta ci penso io. Lui non ti farà più del male-
-Che intendi dire? Niccolò non fare sciocchezze-
-Stai tranquilla. Ci vediamo dopo- mi disse
-Nic- cercai di dire ma non mi fece finire di parlare.
Mi baciò ed andò via.
Mentre Niccolò non c'era, Ve e Paola mi fecero compagnia in stanza e ogni tanto si univano a noi anche diverse infermiere, altri pazienti e tante altre persone.
Mi dissero che ero diventata come una mascotte nel reparto e anche in tutto l'ospedale. Tutti sapevano la mia storia e tutti erano dalla mia parte.
-Ma come sanno la mia storia?- chiesi a Ve
Come se l'universo volesse darmi la risposta, entrò un'infermiera molto giovane, credo una specializzanda, che mi accese la televisione dicendomi che dovevo vedere una cosa.
Era il telegiornale e la presentatrice disse "ora invece vi raccontiamo una storia che potrebbe rappresentare molte realtà familiari. E' la storia di Abigail, una ragazza di 17 anni con una vita difficile. L'ex fidanzato possessivo e a volte violento e il. padre che quotidianamente la picchia. Ieri sera però l'uomo ha accoltellato la giovane Abigail ma lei, da grande guerriera, è ancora con noi, pronta ad andare avanti. Ascoltiamo ora la sua storia da una persona più vicina ad Abigail"
Partì il servizio e vedi inquadrato Niccolò. Lui iniziò a raccontare tutta la nostra storia, da quando ci siamo incontrati fino ad oggi. Mentre lo ascoltai mi commossi. Non riuscivo a credere che lo avesse fatto davvero. Lui stava raccontando a tutta l'Italia il male che avevo subito in modo che tutti sapessero e nessuno potesse dire il contrario. Aveva portato anche tutte le prove per essere creduto. Lui stava cercando di mettere fine a un periodo orribile della mia vita. Mi stava proteggendo.
-Ho scritto anche una canzone per lei, si intitola "la stazione dei ricordi" perché tutto quello che sta passando deve diventare solo un ricordo e non essere più il suo presente-
Niccolò iniziò a cantare e sentii tutto il reparto che canta insieme a lui. Tutti conoscevano quella canzone, tutti conoscono me.
Mi voltai verso Ve e Paola e sorrisi. Questo gesto di Niccolò mi diede molta forza e speranza. Mi sentivo finalmente pronta a vincere. Toccava a me.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 15, 2023 ⏰

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