Chapter 2

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Sam's Pov

«Alla fine delle lezioni al solito posto» così ci salutò Jai appena finì la pausa pranzo.

Charlotte notò subito la mia aria interrogativa e non tardò a spiegarmi: «Il solito posto è proprio fuori dal portone della scuola, non ti puoi perdere»

«Ne sarei capace»

Non faceva ridere affatto eppure risero tutti, erano strani in quella scuola.

«Che lezione hai ora, Sam?» mi chiese Emma.

Io controllai subito il mio programma.

«Storia»

«Oh peccato, noi abbiamo matematica, allora ci vediamo» Charlotte si sistemò meglio la borsa sulla spalla.

«Io ho Storia, tranquille, farò in modo che non si perda» disse Luke.

«Fidarsi di Luke è come giocare al casinò, ne sei sicura?» scherzò Charlotte.

Io feci per rispondere ma lui mi precedette. «Non ascoltarle, sono solo gelose perché vorrebbero venire loro con me» Luke mi passò un braccio sopra le spalle.

«Ti piacerebbe, Brooks» Emma prese il braccio dell’amica e la spinse dolcemente per farla camminare.

Luke aveva ancora il braccio sulle mie spalle e non sembrava aver intenzione di toglierlo. Io non dissi niente, non mi dava fastidio, così ci avviammo all’aula di Storia.

«Ma quindi tu sei di Seattle» disse.

«Esatto»

«E io non ti ho mai vista?»

«Ho frequentato solo la scuola materna qui» sorrisi.

«Guarda che io alla scuola materna ero un rubacuori, una bimba come te non mi sarebbe sfuggita»

«A quanto pare è successo»

In quel momento entrammo in classe e un gruppo di ragazzi tutti vestiti con la stessa tuta salutò rumorosamente Luke.

«Squadra di football?» chiesi alzando gli occhi al cielo, era tipico, tutti i ragazzi carini facevano parte della squadra.

«No, basket, ma restavo soltanto in panchina e agli allenamenti sparavo qualche battuta, quest’anno ho deciso di mollare, prendeva solo tempo»

«Hai altro da fare?»

«No ma potrei trovarlo ora che sei arrivata tu»

Lui mi levò il braccio di dosso e si sedette sul banco, mentre io mi sistemai in quello accanto.

«Con me non attacca» risposi.

«Tranquilla, non ci sto provando, mi piace scherzare»

«Dovrei crederti?» lo guardai storto.

«Si, è così che funziona nell’amicizia»

Quasi mi sfuggì una risatina.

«Che c’è?» mi chiese subito.

«Ci conosciamo da un’ora!»

«Ho sentito subito un certo feeling» mi strizzò l’occhio.

Spostai lo sguardo. «Smettila»

«Hey, scusa, non volevo irritarti» si sedette composto.

«Non sono irritata, solo…» fui interrotta dall’entrata del professore e mi zittii immediatamente, per tutta la lezione.

Dopo un po’ un biglietto cadde sul mio banco. Possibile che lì parlassero tutti tramite bigliettini strappati dai quaderni?

Lo aprii comunque.

Irritata o no io continuo a voler esserti amico, come Charlotte, Emma, Jai e Beau. Mi odi? []si []no

p.s: io se fossi in te direi no, sono molto simpatico”

lo ammetto, sorrisi a quel messaggio da scuola elementare, ma era stato carino, così tolsi il tappo alla penna e feci una crocetta su “no”. Feci per ripiegare il biglietto ma poi mi bloccai e aggiunsi un’altra frase. Infine gli ripassai il biglietto e guardandolo da dietro la mia spalla notai il suo sorriso appena finì di leggere.

Dopo la lezione di storia anche io e Luke ci separammo per le l’ultima lezione e quando si concluse la giornata scolastica cercai di raggiungere l’atrio ma non fu per niente facile con quella marea di studenti che usciva da tutte le aule. Nessuno si preoccupava se ti sbatteva contro o ti tagliava la strada. Per fortuna ero abbastanza minuta, così riuscii a farmi spazio tra la gente e uscii dall’edificio.

Non appena fui fuori sentii qualcuno urlare il mio nome e prendermi il braccio destro. Era Charlotte.

«Vieni» mi disse trascinandomi accanto ad un cespuglio.

«Hai superato il tuo primo giorno, complimenti» esclamò Jai.

«Sam, noi andiamo a prendere un frappè o quello che vuoi, ti va di venire con noi?»

«Ehm certo!» dissi. «Ma come ci spostiamo?»

«Emma e Beau hanno l’auto, ci portano loro» rispose subito la mora.

«Anche io ho la patente» ribattè Luke.

«Si ma nessuno si farebbe portare da te, sei un pericolo ambulante»

«Sei poco simpatica Charlie»

«MI dispiace, e non chiamarmi Charlie, sembra il nome di un cane» disse tirando fuori il cellulare dalla borsa.

«Dammi il tuo numero Sam, così ci teniamo in contatto» mi chiese guardandomi.

Io lo dissi ad alta voce e cinque minuti dopo eravamo già per strada diretti al loro bar preferito.

Partimmo con l’idea di ordinare dei frappè ma poi finimmo per prendere anche qualcosa da mangiare.

Emma e Charlotte cercarono di aggiornarmi sulle storie di quasi tutte le persone della scuola ma ci capii poco dato che probabilmente avevo visto soltanto il 10% di loro.

«La finiamo con il gossip e parliamo di qualcosa di interessante?» chiese Luke.

«Va bene, per oggi può bastare, di cosa volete parlare?» Charlotte si spostò i lunghi capelli tutti da un lato e appoggiò i gomiti al tavolo.

«Della festa» propose Jai.

«Quale festa?» chiesi.

«La festa per l’inizio dell’anno» mi spiegò Jai. «Be’, a dire il vero l’inizio dell’anno è soltanto una scusa per organizzare una sbronza di gruppo, non c’è niente da festeggiare realmente»

«E’ questo venerdì sera e tu ci vieni con noi» disse Charlotte.

«Non sono proprio un tipo da feste» dissi scuotendo la testa.

«Dicono tutti così, scommetto che a Sacramento sapevate come divertirvi!» Luke bevve un sorso dal suo bicchiere.

Rimasi in silenzio.

«Chi tace acconsente»

«Okay, a qualche festa ci sono andata» ammisi.

«Che tu ci sia andata o meno non ci interessa, venerdì vieni con noi e questo è tutto» Charlotte mi sorrise e mi proibì di ribattere.

Ad un certo punto vidi il mio cellulare vibrare sul tavolo, guardai lo schermo illuminato: Papà.

Begin AgainOnde as histórias ganham vida. Descobre agora