13. La strada di casa

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Non so cosa avessi in mente quando ho detto ad Alberto di voler duettare con lui.

Fin dal primo momento in cui me l'ha chiesto, gli ho sempre messo in chiaro che non avrei mai neanche preso in considerazione di farlo, ed era quello che credevo.

Io che canto una canzone che parla di noi, in italiano, con lui, in mondovisione.

Non è da me.

Quello che invece è da me, e si sa, è l'impulsività.

Ed è quella che mi ha improvvisamente spinto a dirgli che, sì, voglio cantare una canzone che parla di noi, in italiano, con lui, in mondovisione.

Non posso spiegare perché ho cambiato idea, non lo so. So solo che sono una contraddizione vivente e che ora voglio farlo.

Alberto è raggiante da quando gli ho detto che l'avrei accontentato. All'inizio era incredulo, un po' come me, d'altro canto. Poi però si è lasciato prendere dall'euforia, avvertendo immediatamente chi di dovere e ringraziandomi ripetutamente fino a quando io, esasperata, l'avevo minacciato di ripensarci. Solo allora ha smesso.

Ed ecco che in un battibaleno, in questo paio di giorni mi sono trovata a fare soundcheck, prove e tutto il resto sul palco dell'Ariston. Alberto è riuscito ad infilarmi nel duetto, con il benestare dei piani alti e del violinista che aveva già scelto.

Come sono andate le prove?

Bene, sorprendentemente bene.

Certo, non posso dire che le parole di quel testo non mi tocchino certi tasti dentro, ma sono riuscita a controllare l'emozione. Se ho scelto di fare questo duetto, deve venir fuori qualcosa di impeccabile, altrimenti avrei fatto meglio a godermi Alberto e il violinista comoda in poltroncina.

Ma quanto è bello cantare di nuovo insieme, però. Unire nuovamente la mia voce a quella della prima persona con cui abbia duettato in vita mia.

Davvero volevi perderti quest'emozione, Tish?

«Quindi com'è cantare di nuovo con lui?»

Mameli è più curioso di quanto immaginassi.

«Mah, sai... è bello» mi limito a rispondere, infilandomi una forchettata di insalata in bocca, sperando di cavarmela così.

«Sai che non me la faccio bastare come risposta, vero?»

Alzo gli occhi al cielo e mi lascio andare ad un lungo sospiro.

«Oddio, che vuoi che ti dica? È come se non fosse mai passato il tempo quando cantiamo insieme. Quella parte di noi è rimasta lì, non è cambiata. È un throwback pazzesco, ecco» tento di spiegargli dunque.

«Un... che?»

«Prima vuoi risposte articolate e poi non capisci neanche quello che ti dico. Ma che ci parlo a fare con te?»

Lui ride e scuote la testa, poi fa un sorso d'acqua e quindi inclina la testa da un lato, guardandomi quasi come se mi stesse analizzando.

«È solo quella parte di voi che è rimasta lì? Solo la parte artistica?» mi domanda allora, incrociando le braccia al petto.

Come la Pioggia sul VetroWhere stories live. Discover now