12. Costruire

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Scusa.

È una parola che non so dire.

Non ci riesco proprio.

Però so riconoscere i miei sbagli.

E a quel punto, anziché scusarmi in maniera chiara e diretta usando le parole, cerco di farlo capire tramite i gesti.

Perché diamo così tanta importanza alle parole, dopotutto?

Ho fatto un po’ come aveva fatto Alberto i primi tempi dopo il nostro scontro. L’ho cercato, velatamente, ma l’ho cercato. Sguardi durante la puntata, sorrisi di circostanza, piccoli gesti.

Ci siamo trovati a sfidarci in una gara inediti, dove l’ho pubblicamente ringraziato per avermi concesso di esibirmi per prima e l’ho anche un po’ preso in giro con Maria per aver spostato l’asta che ci divideva a fine gara.

E tornando al posto, ho sentito la sua mano dietro la mia schiena.

Un contatto sciocco, minimo, ma che mi ha riscaldata dentro. Talmente tanto che mi sono addirittura dimenticata di dove avevo il banco.

Mi mancava così tanto.

È bastato sentirmi sfiorare per ricordarmelo.

Quello stesso giorno, Alberto ha ottenuto l’accesso al serale. Dire che è stato straordinario è assolutamente riduttivo. Si è meritato tutto, ogni complimento, ogni bella parola, ogni applauso che ha ricevuto.

La mia stima artistica verso di lui, quella non è mai stata in discussione.

Una volta tornati in sala relax, mi sono decisa a fare un passo più concreto verso di lui. Pensavo mi sarebbe costato molta più fatica, invece è stato del tutto naturale avvicinarmi a lui con il sorriso sulle labbra e poi abbracciarlo, senza rancore. Le mie braccia gli hanno circondato il collo, spingendo il suo corpo il più vicino possibile al mio. Ho avvertito la sua sorpresa a quella mia apertura nei suoi confronti, ma l’ho sentito stringermi a sua volta quasi immediatamente. Forte, quasi avesse paura che gli sfuggissi un’altra volta. Qualche bacio sulla guancia, “bravissimo” da parte mia, “grazie, beddazza” da parte sua.

Beddazza. Che nomignolo strano.

È stato bello.

È finita lì, però. Nessun chiarimento, nessuna parola di pentimento. Né da parte mia, né da parte sua. Ma se non altro, adesso l’aria attorno a me è meno pesante e lo spazio un po’ meno vuoto.

Soltanto che tra pochissimi giorni cominceremo la preparazione alla fase serale del programma. E ciò vuol dire che ho davanti due possibilità: trovarmi a convivere con Alberto oppure vederlo solo una volta a settimana e solo da lontano fino alla fine di Amici. In entrambe le situazioni, voglio davvero lasciare il nostro rapporto com’è ora?

A proposito, com’è ora il nostro rapporto?

Non ne ho la minima idea.

Ci penso, ma non trovo risposta.

Un punto interrogativo? Sì, forse è semplicemente un punto interrogativo. Uno cubitale, però.

In ogni caso, ho l’ansia per quello che mi aspetta. Il programma giunge alla sua fase finale, sembra quasi obbligatorio dover fare bilanci adesso.

Mi ritrovo a chiacchierare con Umberto in sala relax. Abbiamo appena finito di registrare la puntata. E, per la cronaca, sono assolutamente scontenta di come ho cantato oggi. Tornando ai bilanci, di sicuro non sceglierei quella di oggi come esibizione rappresentativa del mio percorso in questa scuola, ecco.

Come la Pioggia sul VetroWhere stories live. Discover now