11. Fiori

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Febbraio 2020

Sanremo è un bel posto.

Non me l’aspettavo.

In questo periodo, poi, ci sono fiori davvero dappertutto. Che sia questione di marketing o meno, poco importa. È comunque molto bello da vedere. Una miriade di colori diversi che si abbracciano tra loro per darti il benvenuto in città.

Qualche giorno fa ho comprato in edicola TV Sorrisi e Canzoni perché c’era il servizio esclusivo sul Festival di Sanremo di quest’anno, con i testi di tutte le canzoni, info varie e le foto di rito dei partecipanti.

Alberto ha i capelli più ricci che mai in quelle foto. È stropicciato al massimo.

Mi chiedo se stasera salirà sul palco così.

Sulla rivista ho letto che duetterà con un violinista di cui, in tutta franchezza, non ricordo il nome. Devo dire che mi ha fatto piacere che non canterà con qualcun altro, ma si farà solo accompagnare da un musicista.

La serata duetti, in ogni caso, è dopodomani.

Stasera si comincia.

In queste settimane, ho scelto di non avere alcun contatto con Alberto. L’ho seguito solo ed unicamente sui social, ad eccezione del giorno dopo la sua ripartenza da Milano, in cui l’avevo chiamato per sapere se fosse arrivato a Messina e se fosse tutto a posto.

Poi sono sparita.

Lui ha rispettato la mia scelta, come sapevo avrebbe fatto, così siamo arrivati ad oggi. Non ho annunciato il mio arrivo e non so se lui ci speri ancora.

Fatto sta che ritrovo in un taxi a guardare dal finestrino l’inevitabile confusione che c’è per le strade della città. Si respira un’aria di attesa ed emozione assolutamente tangibile.

«Ogni anno sempre più fiori» commenta annoiato il tassista.

«Sarà che per me è la prima volta, ma mi sembra una bella atmosfera» replico, abbozzando un sorriso verso lo specchietto retrovisore.

Lui si limita a stringersi nelle spalle. È un uomo di mezz’età, calvo e con qualche chilo in eccesso, ma ha un’aria molto tranquilla.

«Se non ci fosse questo Festival, lavorerei molto meno, quindi immagino di non potermi lamentare» rilancia dunque.

Gli faccio un altro sorriso e decido di tirare fuori il cellulare. Sono le cinque di pomeriggio, quasi sicuramente Alberto sarà in preda all’ansia. Immagino come sarà stato impacciato in conferenza stampa. Al solo pensiero rido tra me e me, sotto gli occhi perplessi del tassista. La voce della persona seduta al sedile al mio fianco mi fa poi sobbalzare — fino a un minuto prima dormiva come un sasso.

«L’hai già chiamato?»

«Buongiorno, eh.»

«Rispondi.»

«Non l’ho ancora chiamato.»

«Lo chiamerai?»

«Speravo volessi accompagnarmi per farmi compagnia, non pressioni.»

«Compagnia? Guarda che lo so che stanotte io finirò nell’albergo che abbiamo prenotato e tu nel suo.»

«Mameli» lo fulmino con il mio sguardo glaciale.

«Come quello dell’inno?» si intromette il tassista.

«Sì, ma non è il suo vero nome. O cognome, per quel che vale» puntualizzo io.

«Ah, i giovani d’oggi» sospira l’uomo, scuotendo la testa.

Io rido mentre Mameli alza gli occhi al cielo.

Come la Pioggia sul VetroWhere stories live. Discover now