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C'era un'altra voce oltre quella della ragazza? Com'era possibile? Ormai erano mesi che non udiva più qualcuno parlare, da quando era capitata lì era stata circondata solo da musica assordante.
Ma, quando il suo sguardo incrociò quello dello scheletro, si tranquillizzò subito vedendo che quella voce proveniva solo da un innocuo schermo e tutto il suo corpo, prima rigido, poté rilassarsi.
Non era nessuno del palazzo reale e, sicuramente, non poteva farle alcun male finché rimaneva dietro quello schermo.
«Come ci sei finito là?»
Domandò ora divertita la ragazza, con un sorriso sulle labbra.
Lo scheletro esitò qualche secondo prima di dare una risposta, non voleva certo dirle la verità, non poteva ammettere di essere fuggito da della stupida musica.
«...È una lunga storia.»
Borbottò velocemente, guardando un punto indefinito del suo mondo completamente vuoto e bianco come la neve.
A quella reazione la ragazza ridacchiò, avendo compreso che probabilmente si trattava di qualcosa di stupido.
«Tranquillo, non importa.»
Concluse, avvicinandosi di qualche passo al tronco.
«...Vuoi una mano?»
A quella domanda lo scheletro riportò il suo sguardo distratto sulla ragazza, osservandola per un po', come a voler analizzare i suoi pensieri. Effettivamente non sembrava ci fosse alcuna briciola di cattiveria nella sua domanda, non aveva un tono di scherno per quella sua situazione ridicola. Anzi, i suoi occhi (c/o) lo scrutavano con sincera curiosità. Per lei era la prima volta che vedeva qualcosa di nuovo e lui poteva sentire il suo sguardo addosso come si sente una mano sulla spalla.
«Purtroppo questi rami mi impediscono di muovermi e io non posso uscire da qui...»
Ammise a fatica, normalmente non avrebbe accettato l'aiuto di nessuno lui, testardo orgoglioso com'era. Ma, in quel momento, non aveva altra scelta e lo sapeva bene.
Poteva solo affidarsi a lei. Per una volta la voglia di esplorare quel bizzarro universo aveva avuto la meglio sul suo orgoglio.
Tuttavia non disse mai un semplice e chiaro "sì".
«Ricevuto, ci provo!»
Esclamò la ragazza rimboccandosi le maniche sotto lo sguardo dubbioso dello scheletro, che si chiedeva se ce l'avrebbe davvero fatta ad arrampicarsi fin lassù.
Ebbene, contro ogni sua aspettativa, l'umana risultò essere più agile del previsto.
Afferrò saldamente uno dei rami più bassi con una mano e, dandosi una spinta con le gambe, arrivò a tenersi ad un altro ramo leggermente più in alto pure con il braccio opposto. Anche se la parte difficile veniva adesso.
Cercava una qualsiasi, se pur piccola, sporgenza del tronco dove appoggiare i piedi per tirarsi un po' più su. Salì prima su un rigonfiamento della corteccia e poi su un piccolo rametto, anche se non sembrava molto resistente. Quel passo le permise di arrivare abbastanza vicina allo schermo, visto che quest'ultimo per fortuna non era finito troppo in alto. Mentre cercava con gli occhi un altro punto in cui poter mettere i piedi però sentì uno scricchiolio che non le piacque per niente, proveniente da sotto di lei. Così abbassò lo sguardo notando che l'esile rametto su cui si trovava in quel momento si stava spezzando lentamente. Non vedeva altri possibili posti in cui spostarsi e sembrava essere in un vicolo cieco così le rimaneva una sola cosa da fare. Allungò una mano verso lo schermo mentre con l'altra si reggeva ad un ramo più alto, mettendosi anche in punta di piedi per cercare di afferrarlo.
Lo scheletro dall'altra parte vide avvicinarsi alla sua visuale la mano dell'umana e non poté fare a meno di allontanare con un brusco scatto il viso. Era consapevole che non poteva toccarlo ma la sua paura sembrava aver avuto la meglio anche dietro uno schermo e odiava non riuscire a controllarla.
Ad ogni modo la ragazza riuscì ad afferrare lo schermo appena in tempo, prima di non sentire più niente sotto ai piedi e cadere dall'albero su cui si era appena arrampicata con un piccolo grido, trascinando con sé anche lo schermo, liberandolo così dalla sua prigionia. Lo scheletro in quel momento vide passare davanti a sé tutti i rami e tutte le foglie in cui si era incastrato ad una velocità impressionante ed in maniera confusa, come fosse stato in un vortice, per poi vedere il terreno avvicinarsi sempre di più. Successivamente un tonfo, e tutto lo schermo si fece nero.
Per un attimo, di sfuggita, gli balenò in testa una strana domanda per uno come lui: starà bene?
Ma non disse niente, aspettò che il corso degli eventi gli desse una risposta.
«Ugh... che botta...»
Mormorò dolorante (T/n), mettendosi seduta e massaggiandosi la testa. Sentendo quelle parole lo scheletro si tranquillizzò, in fondo se aveva parlato voleva dire che stava bene e non c'era niente di cui preoccuparsi. All'improvviso nella visuale completamente nera poté vedere di nuovo il bosco e, insieme ad esso, anche la ragazza che lo aveva liberato e che aveva appena ritirato su lo schermo da terra. Più la guardava e più domande gli sorgevano in mente.
Tuttavia fra i due calò un pesante silenzio, entrambi non facevano altro che guardarsi senza sapere cosa dire.
«Beh... allora ciao di nuovo»
Mormorò con un sorriso l'umana, cercando di rompere il ghiaccio.
«Ciao...»
Rispose lo scheletro, senza aggiungere altro. Sembrava che la conversazione sarebbe nuovamente morta in quel momento, ma lei era decisa a continuare. Finalmente dopo tanto tempo aveva trovato qualcuno con cui poter parlare e non avrebbe sprecato quell'occasione per niente al mondo.
«Quindi... come ti chiami?»
Lo scheletro esitò qualche secondo nel rispondere, pensando che se le avesse detto il suo nome lei lo avrebbe riconosciuto come il Distruttore e sarebbe scappata via. Tuttavia non gli venivano altri nomi in mente così, alla fine, decise di dire la verità.
«...Error.»
«Oh, è un nome piuttosto particolare...»
A giudicare da quella vaga risposta non aveva riconosciuto il mostro, il che gli fece pensare che non conoscesse niente degli altri universi.
«Io sono (T/n)!»
Non appena ebbe pronunciato quella semplice frase la ragazza si rese conto di una cosa piuttosto triste: era la prima volta che diceva il suo nome a qualcuno, in quell'universo. Di conseguenza quello scheletro era l'unico a conoscerla un po' meglio di tutti quelli che le stavano attorno da anni, era l'unico a sapere il suo nome.
Tuttavia cercò di non pensare a tutto quello in quel momento.
«Vieni dalla città?»
Lui scosse la testa.
«Io non sono di questo universo.»
«Ci sono altri universi?!»
Esclamò incredula lei, confermando così l'ipotesi del Distruttore.
«Sì, ci sono molti altri universi... e il tuo è uno dei tanti.»
«Wow...»
Mormorò sospirando, il suo sguardo si era perso nel vuoto per qualche secondo.
«Come vorrei essere nata in un altro universo...»
Lui non sapeva più cosa dirle, vedeva che il suo umore era leggermente peggiorato, ma consolare qualcuno non era proprio nei suoi piani.
«Però... come fai a sentirmi se indossi quelle cuffie?»
Domandò cercando di cambiare argomento.
«Oh, perché...»
La ragazza tirò di poco il filo delle sue cuffie, facendone uscire l'estremità dalla sua tasca, rivelando così che il cavo non era collegato a niente.
«...Non sto ascoltando niente. Queste mi servono solo per confondermi con gli altri mostri e non farmi scoprire.»
Concluse lei, il suo sguardo sembrava essere tornato di nuovo sereno.
Adesso lo scheletro aveva più domande di prima.
«Scoprire da chi?»
«Dal re.»
Rispose subito lei, il suo tono di voce iniziò a farsi più serio.
«Lui non vuole vedere nessuno senza cuffie e ha messo delle telecamere in giro per controllare tutto... anche se qui in questa foresta ce ne sono molte meno per fortuna.»
«E perché mai fa tutto questo?»
Domandò ancora lo scheletro, avvicinando di poco il viso allo schermo per sentire meglio.
Adesso era sinceramente curioso e preso da tutta quella storia, finalmente poteva saperne di più su quel bizzarro universo.
«Perché, da quello che ho capito, grazie alla musica sparata a palla in città e quella nelle cuffie dei cittadini riesce a controllare le persone, a renderle docili e ubbidienti. Infatti se provi a togliere le cuffie a qualsiasi mostro...»
Fece una piccola pausa, perdendosi fra i ricordi. Nella sua mente rivide chiaramente il volto spaventoso del mostro che l'aveva attaccata qualche mese prima.
«...Loro impazziscono.»

Untouchable || Error!Sans × Reader [In Pausa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora