Weak

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Weak.

Can't see when I'm falling
losing myself
but there I hear you calling

There you are - Zayn


Zayn stava quasi accettando realmente l'idea di Lydia lavorare.
Più che altro, doveva farlo per forza, o avrebbero dovuto litigare sempre. Lydia era stata brava a capire in poco tempo come tenergli testa. Forse, in realtà, non lo sapeva nemmeno: timida, ma con carattere. Chi l'avrebbe detto? Lui non di certo, ma si era rivelata una bella scoperta.
Oramai ci pensava tutti i giorni.
Gli era così strano pensare a questo. Addirittura pensare che, lei, così umanamente fragile, potesse accettare un demone come lui, o ancor di più, proteggerlo.
Ancora non se lo spiegava. Gli era così impossibile quella situazione. Avrebbe potuto far ridere chiunque, perché troppo surreale... una barzelletta. Eppure, lei era ancora lì.
Ricordava ancora i suoi occhi dopo averlo visto nella sua parte peggiore. Erano passati mesi, certo, ma li aveva davanti a sé ogni giorno. Quel pensiero era costante, tanto da fargli male quasi come quella volta. Questo, però, solo quando era da solo. Non si era mai sentito così insicuro nella sua vita, verso una persona. A volte, rideva di se stesso, proprio come stava facendo in quel momento, mentre aspettava fuori la biblioteca accendendosi una sigaretta.
Rideva perché ricordava come era una volta, prima di tutto questo, prima di Lydia. Così diverso, così menefreghista, così.. libero. Ricordava di avere la sensazione di avere il mondo tra le sue mani, e di poter fare qualsiasi cosa, col suo migliore amico accanto.
Quelle sensazioni gli erano mancate fino ad un anno fa.
Riuscire a controllare i suoi poteri, per quanto potesse provarci, gli aveva quasi dato l'illusione di poter davvero avere il mondo. Potrebbe davvero averlo, ne è consapevole. Con poteri così, con un mostro indomabile che vive dentro di sé, un po' egoisticamente ci si sentiva invincibile. Ma non libero, questo il suo demone non glielo permetteva, non gliel'ha mai permesso.
Solo Lydia era stata in grado di farlo sentire così.
Questo pensiero lo faceva sorridere ancor di più, mentre aspirava dalla sua sigaretta.
Quella ragazza era capace di portargli via ogni pensiero negativo, nonostante quella sua drastica realtà, come se nulla fosse, anche solo pensando a quanto lei fosse in grado di farlo stare bene, senza il sesso, senza doppi fini.
Era la concretezza di una realtà che non si era reso conto di voler avere. Riusciva a realizzare ciò giorno dopo giorno, anche quando lei non c'era. Si sentiva così stupido nel pensare che un mostro come lui poteva essere annientato da una sola frase e dal suo conseguente abbandono: "non ti voglio più".
Si sentiva un quindicenne, uno stupido quindicenne. Non aveva mai pensato a cose del genere, non ne aveva mai avuto bisogno; era sempre stato lui ad avere il controllo su qualsiasi ragazza, su qualsiasi situazione.
Lydia aveva un potere su di lui che ancora non si rendeva conto di avere.
A volte, preso da questi suoi momenti di riflessione, avrebbe voluto prenderla e confessarle questi stupidi pensieri, chiederle se ci pensava anche lei, se si sentiva così vuota al solo pensiero di separarsi. Poi realizzava che si, lei lo faceva, forse non direttamente. Era lui che riusciva a capire quando si faceva condizionare dalle sue insicurezze. Si sentiva così fiero nel rassicurarla ogni volta, perché non era mai stato bravo in queste cose. Eppure, in tutti quei mesi aveva imparato ad esserlo.
Non avrebbe perso la sua Lydia, non per queste cose così banali.
Poi però arrivava alla solita conclusione, sempre la stessa e cruda verità.
Lydia non poteva essere il suo per sempre, ed era una realtà che entrambi non potevano accettare, ma che entrambi non ne parlavano.
Lui per non essere troppo schietto, lei per continuare ad illudersi.
Provava sempre a distrarsi dopo il finale di quei pensieri, cosa che iniziò a fare in quel momento, prendendo il cellulare e vedendo come stavano andando gli affari, mentre finiva di consumare la sua sigaretta.
Una volta finita, si avvicinò alla porta d'entrata della biblioteca.
Lydia non sapeva del suo arrivo. Le aveva detto che non ce l'avrebbe fatta ad andare a prenderla, e all'inizio era così. I suoi problemi lavorativi si era risolti prima del previsto.
La biblioteca non era così grande, Lydia gliel'aveva raccontato una volta, ma non sembrava male, anche perché era la prima in cui entrava in tutti quegli anni.
La cercava con lo sguardo tra quella marea di libri, mentre camminava nel piccolo corridoio pieno di grandi scaffali. Quando sorpassava qualche banco, ancora vedeva qualcuno spaventarsi per la sua presenza. Questo, a volte, ancora gli faceva male. Oggi però era il giorno in cui non ci pensava tanto.
Poi la vide: era nell'ultima stanza, intenta a posare dei libri con accanto a sé un carrello con altri due sopra.
Doveva ammetterlo, la vedeva a suo agio in quel posto. Dopo aver posato il libro dava un'occhiata al titolo di un altro. La sua solita curiosa.
«Posso aiutarti?»
Una donna quasi lo fermò, bloccandosi davanti a lui.
Un paio di occhi verdi quasi nascosti dietro a degli occhiali lo studiavano da testa a piedi, forse anche oltre ciò che era il suo corpo.
Zayn si sentì a disagio che istintivamente fece un piccolo passo indietro, come a difendersi.
«No, grazie, sto aspettando una persona.»
Non seppe nemmeno lui dove trovò quella sicurezza anche solo nel risponderla. Nessuno lo aveva guardato in quel modo sospetto tanto da farlo restare sulle sue. Si sentì strano, colpevole di qualcosa che non aveva fatto. Ma nonostante ciò, riuscì a reggere quello scambio di sguardi, duri e penetranti.
«So chi stai aspettando.» rispose la donna, fredda.
«Non darò nessuno disturbo.» si sentì in dovere di dire il moro, come per giustificarsi.

When my eyes met yours.Where stories live. Discover now