- il sosia di paul mccartney.

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Le aveva viste tutte, davvero.

La sua palla da baseball preferita - sì, quella da baseball autografata da quel giocatore alto, con le spalle larghe e i denti un po' storti (com'è che si chiamava?), perché le altre due le amava entrambe allo stesso modo, grazie tante - era finita a terra durante la notte, ruzzolando teatralmente giù dallo scaffale per finire, da quanto emerso dalle analisi preliminari svoltasi quella mattina mentre con una mano si lavava i denti e con l'altra frugava nel cassetto dei calzini, dritta nelle fauci della famiglia di ratti che viveva nel muro della cucina.

Perché ovviamente non bastava abitare in un appartamento fatiscente con il cesso costantemente otturato - da cosa, poi, preferiva non saperlo - e le assi del pavimento che scricchiolavano neanche stessero inviando un messaggio cifrato, dovevano pure esserci cinque ratti grossi così, cinque pantegane con una coda lunga quanto la frusta di Indiana Jones e due denti spessi come zanne d'elefante. Ma certo che dovevano esserci.

Tornando alla palla autografata, comunque, quei piccoli bastardi dagli occhietti indemoniati gli avevano fatto il peeling, sbiadendo l'inchiostro fino a renderlo illeggibile e Frank, che già prima faticava a ricordare il nome del giocatore (no, davvero, ma chi era?), adesso era certo che non l'avrebbe mai scoperto e pazienza, avrebbe imparato a conviverci, però ci si era aggiunto il fatto che l'unico paio di calzini che aveva trovato era bucato, e allora quella era proprio iniziata come una giornata da dimenticare.

Comunque, tornando alla palla - pace all'anima sua -, era andato a raccoglierla dopo aver versato due o tre lacrime per i calzini, ma poi l'aveva gettata di nuovo per terra spaventato dalle colonie di germi che potevano essersi insediate sul tessuto dopo la visita dei ratti, e allora aveva passato altri venti minuti - nonostante fosse in ritardo per il lavoro e tante grazie, non dovete ricordarglielo - a chiedersi se non fosse il caso di fare un salto al pronto soccorso per chiedere un'antitetanica, un'antirabbica e visto che c'era anche un bel vaccino contro la febbre gialla, perché non si è mai troppo sicuri. Fatto sta che all'ospedale non ci era andato - era in ritardo, ricordate? -, però la palla era rimasta lì, e probabilmente il suo posto sarebbe stato quello per i successivi sessant'anni e Frank si sarebbe ritrovato con un nuovo pezzo d'arredo dentro casa, quando a malapena entravano il letto, il frigo e una cassettiera che sì, occasionalmente si trasformava anche in un tavolo, problemi?

Quindi si era infilato i calzini bucati, aveva contemplato la palla per qualche altro secondo - valutando l'idea di chiamare la protezione animali e chiedergli di disfarsene al posto suo - e poi si era messo la divisa, controllandola rapidamente in cerca di altri buchi indesiderati ma no, fortunatamente non c'erano. Si era dato una controllatina allo specchio - per scrupolo, sapete: brufoli da schiacciare, pezzi di spinaci da togliere, capelli bianchi da ignorare per paura di essere ad un passo dall'entrare in un ospizio - e per poco non gli era presa una crisi esistenziale - sì, le aveva spesso, ma non è questo il punto - perché davvero, Frank, davvero?

Era questo che si era detto, esattamente "davvero, Frank, davvero?", e se proprio volete saperlo nella sua testa la frase era stata pronunciata con la stessa voce del cane dei Griffin (com'è che si chiamava? Oddio, l'ospizio incombeva).

Comunque, tornando al "davvero, Frank, davvero?"... non era stato detto proprio a caso - calmi, non era totalmente matto -, ma per via di quel maledetto tatuaggio, quello che si era fatto qualche anno prima, da adolescente, e che adesso, con le occhiaie e lo sguardo allucinato di uno convinto di aver appena contratto la rabbia da una palla da baseball, lo faceva sembrare un gangster travestitosi da guardia carceraria per far evadere Al Pacino.

No, aspettate, quello era l'Al sbagliato.

Per far evadere Al Capone.

Molto meglio.

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⏰ Last updated: Apr 21, 2019 ⏰

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Prisoners; frerardWhere stories live. Discover now