1. Chiamata persa

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Piove.

Le vacanze di Natale sono appena finite. Sono in treno, dopo aver passato le Feste a Gorizia sto tornando a Milano.

Vivo lì più o meno da quando è finito il programma, così da poter essere vicina alla mia casa discografica. Le cose stanno girando piuttosto bene, il primo disco è andato alla grande e ora sto preparando il secondo. È successo tutto così velocemente che stento a crederci.

Un anno fa era tutto così diverso.

Già, un anno fa.

Anche un anno fa ero su un treno. Anche un anno fa tornavo da Gorizia dopo le Feste.

Ma un anno fa tornavo a Roma, che era stata casa mia per così tanti mesi.
E Dio solo sa quanta voglia avevo di tornare lì.

Per cantare, per spaccare tutto... ma soprattutto per lui.

***

«Io allora salgo in camera che sto dormendo in piedi. Buone vacanze, ragazzi. Vi voglio bene.»

Miguel, dopo averci abbracciati entrambi, ci saluta così prima di salire in camera sua.

Io, lui ed Alberto abbiamo passato la serata in giro per Roma. Una serata tranquilla, visto che domani ripartiamo per tornare ognuno a casa propria per passare le Feste con le nostre famiglie.

«Restiamo ancora un po' qui?» mi chiede Alberto dopo che Miguel si è dileguato.

«Sì, certo.»

Ci sediamo su uno dei divanetti della hall, l'uno al fianco dell'altra.

«Comunque, sul serio, sei stata pazzesca in puntata. Pazzesca» rimarca lui, sorridendomi.

È tutta la sera che lo ripete, eppure lo dice sempre con la stessa sincerità.

Alberto mi fa bene al cuore.

«Grazie, ma davvero, anche tu» rispondo, riflettendo il suo sorriso.

Alberto allunga un braccio e lo porta attorno alle mie spalle. Mi avvicina a sé e mi stampa un bacio tra i capelli.

«Bedda che sei» sussurra, mentre io mi accoccolo a lui, nascondendo il mio viso imbarazzato nell'incavo del suo collo.

Non mi ci abituerò mai.

Non mi abituerò mai alle sue attenzioni, alla sua dolcezza, alle sue coccole. Io che non ho mai gradito ricevere tutto questo affetto, perché no, non è proprio da me, non mi abituerò mai a quanto mi faccia stare bene se è lui a darmelo.

Come me lo spiego? Non me lo so spiegare. Non me lo posso spiegare.

Come li spieghi gli sguardi, i sorrisi, i brividi, gli odori, i suoni, i colori?

Come le spieghi le sensazioni?

Come le spieghi le emozioni?

Alberto è tutto questo per me.

E in questo preciso istante, anche se no, non è proprio da me, non mi separerei dalle sue braccia per niente al mondo.

Alberto è la mia eccezione.

Siamo quanto di più distante possa esistere l'uno dall'altra; eppure, in un tempo piccolo e in un modo travolgente, ci siamo semplicemente trovati.

E queste cose non le spieghi, non le decidi, non le fermi. Queste cose succedono e basta.

«Mi mancherai» sussurra piano e senza muoversi, quasi come se avesse paura di disturbarmi.

Come la Pioggia sul VetroWhere stories live. Discover now