Prologo.

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1993, Seoul, Corea del Sud

Com'è possibile essere uno degli artisti più famosi del mondo senza che nessuno sappia la tua identità?

Kim Taehyung si aggirava per le strade di Seoul in cerca di ispirazione per i nuovi dipinti che avrebbe dovuto esporre nella sua prossima mostra.

Lui era fermamente convinto che le persone avrebbero dovuto amarlo per le sue opere e non per il suo aspetto fisico.
Se proprio dobbiamo dirlo, era un ragazzo davvero affasciante, si vestiva in modo strano e spesso sia il suo carattere che umorismo non riuscivano ad essere colti da tutti, ma nonostante tutto ciò lui riusciva sempre in qualche modo ad attirare le persone a sé, e i pochi fortunati che erano riusciti a scambiare qualche sguardo con il sottoscritto, ne rimanevano intrappolati, senza possibilità di scappare.

Le vie pullulavano di uomini e donne che correvano da una parte all'altra con la propria ventiquattr'ore mentre andavano al lavoro. Sembravano dei soldatini, tutti vestiti in modo impeccabile e senza un capello fuori posto.

Taehyung si sentiva come un pesce fuori dall'acqua in mezzo a quell'ammasso di gente. Si era sempre percepito come quello diverso, o nel modo in cui lo chiamavano gli altri "lo strambo che non faceva altro che disegnare", anche se avevano ragione, in fondo quella era l'unica cosa che gli interessava, ed era riuscito a trasformare la sua passione in un lavoro.

Nonostante avesse ormai 23 anni, era completamente ignaro delle principali esperienze che si facevano a quell'età: aveva solo un amico, non usciva alla sera, mai stato in una discoteca, e per di più l'unica volta che si era innamorato era stato all'ultimo anno delle medie e la ragazza non ricambiava affatto, anzi, era una di quelli che lo deridevano.

Quella esperienza gli era bastata ed avanzata, aveva imparato da subito che sentimenti come l'amore erano dolorosi, e che avrebbe potuto vivere perfettamente da solo.

Era nato senza genitori, ed i suoi nonni avevano la sua custodia, ma quando morirono anche loro dovette auto gestirsi da solo, cosa che non tutti i diciassettenni riescono a fare.

L'unico "lato positivo" potrebbe essere il fatto che in quel periodo Taehyung ha dovuto cercare qualcosa con il quale sfogarsi, non avendo nessuno, ancora una volta l'unica cosa che gli rimasta al fianco era il disegno, per poi diventare famoso sotto lo pseudonimo "V".

Non si sarebbe mai aspettato che i suoi lavori sarebbero diventati così virali in poco tempo e non si sarebbe mai aspettato che qualcuno apprezzasse ciò che faceva, si è sempre considerato un tipo molto introverso, il tipico sfigato che è sempre in disparte e che si perde nei suoi pensieri. Ogni volta attribuiva questa suoi atteggiamenti al fatto che avesse dei leggeri tratti autistici, niente di grave però.

Dopo aver camminato senza meta per più di un'ora, si imbatté in un piccolo parco nella periferia di Seoul, c'erano poche persone: delle coppie che passeggiavano tenendosi per mano e altri che si prendevano solamente una boccata d'aria.

Decise di addentrarsi all'interno del luogo e dopo aver fatto pochi metri la sua attenzione venne attirata da una voce che intonava una canzone a lui sconosciuta. Cercò di inseguirla e saltando un pò di cespugli si ritrovò in una zona isolata del parco, trovandovi un ragazzo steso in un telo che cantava e teneva il ritmo con la mano.

-You break the rules and I'm the fool who wants you badly, no matter what you do. I still love you madly, with your every move, I want you so bad.-

Taehyung rimase affascinato nel vedere la passione con la quale quel ragazzo cantava la canzone, sembrava totalmente coinvolto, quasi come se fosse dedicata a qualcuno. Talmente coinvolto che non si era nemmeno accorto di stare praticamente urlando. Urlando in modo molto intonato. Sia chiaro.

𝗮𝗿𝘁 𝗴𝗮𝗹𝗹𝗲𝗿𝘆 | 𝘃𝗸𝗼𝗼𝗸 Where stories live. Discover now