Capitolo: 11

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Tornarono al Santuario parecchie ore dopo il loro piacevole pranzo, Negan parcheggiò l'auto al suo posto, mise i piedi a terra ed andò ad aprire la portiera di Carl.
Il ragazzo non capì il perché di tutta quella scenata, non erano più in città e là dentro Carl non aveva bisogno di essere protetto. O forse si?
"Facciamo una telefonata a papà Grimes, ti va?" Domandò Negan avvolgendo un braccio attorno alle spalle del ragazzo.
Carl si lasciò trascinare fino alle porte dell'ascensore, il piccolo abitacolo lì aspettava già, probabilmente qualcuno era appena sceso o forse i Salvatori lo avevano visto arrivare e si erano premurati di accogliere il loro boss.
In men che non si dica raggiunsero lo studio di Negan, la stanza era fresca e silenziosa, nessuno che non fosse strettamente invitato da Negan poteva entrarvi.
Il boss si sedette alla propria scrivania ed estrasse il cellulare di Carl da un cassetto, il ragazzo si sedette su una delle tante poltroncine ed attese in silenzio, lo sguardo basso e gli occhi tristi.
Quella chiamata avrebbe fatto andare fuori di testa suo padre.
Negan sorrise vittorioso quando sentì una voce maschile rispondere dall'altro capo del telefono.

Rick era seduto alla sua scrivania e Daryl stava appoggiato alla parete, le braccia incrociate contro il petto.
Il cellulare delle sceriffo prese a vibrare contro la coscia dell'uomo, Rick lo estrasse dalla tasca ed il suo cuore mancò un battito.
Sullo schermo campeggiava il nome di suo figlio ed una sua fotografia, rappresentante il ragazzo sorridente, gli occhi chiusi i denti bianchi in evidenza e i capelli lunghi spettinati.
"Carl!"Esclamò l'uomo rispondendo.
Daryl si staccò dalla parete e si avvicinò all'amico, appoggiando le mani sulla scrivania.
"Ricky!" Esclamò una voce che non era decisamente quella di Carl.
Lo sceriffo strinse le mani a pugno e si trattenne dal ringhiare.
"Negan..." Ringhiò l'uomo conficcando le unghie nei palmi.
Daryl sgranò gli occhi e si sedette difronte all'amico.
"Wow Ricky, non c'è bisogno di essere così arrabbiato, cosa c'è che non va? Hai perso qualcosa?" Domandò Negan.
Rick percepì divertimento nella sua voce, i suoi occhi sprigionarono saette, Daryl gli afferrò un braccio, come a volergli dire di non fare o dire nulla di stupido, che la vita di suo figlio dipendeva dal suo comportamento.
"Mio figlio" Ringhiò Rick.
Negan sbuffò una risata.
"Che cosa vuoi sapere? Se è qui con me? Se è già morto? Se ho lasciato che i miei uomini se la spassassero un po'con lui?"Rick ringhiò in risposta e si alzò facendo cadere la poltrona all'indietro, quella sbatté a terra sollevando una nuvola di polvere.
"Se gli hai fatto qualcosa..." Iniziò Rick, ma Negan lo interruppe.
"Se gli ho fatto qualcosa? Cosa mi farai?" Domandò il boss dall'altro capo della cornetta.
"Non temere, Carl sta benissimo e poi lo stupro è illegale al Santuario, dovresti saperlo molto bene!"Esclamò Negan.
"Voglio parlare con lui" Insisté Rick.
Dall'altro capo del telefono non giunse risposta, si sentirono solo dei rumori, forse dei passi, forse altro.
"Papà...?" Domandò Carl titubante.
Lo sceriffo trasse un respiro di sollievo e dopo aver sollevato la poltrona si sedette nuovamente, rilassando un poco le spalle.
"Tesoro stai bene?" Domandò Rick.
"Si...tutto bene..." Rick deglutì.
"Non ti preoccupare va bene? Verremo a prenderti molto presto... non metterti nei guai va bene?" Domandò Rick, cercando da un lato di tranquillizzare il figlio e anche se stesso.
"Va bene papà... io..." Iniziò Carl, ma non poté continuare.
"Carl?"Domandò lo sceriffo stringendo il cellulare con più forza.
"Direi che il tempo è scaduto, non credi anche tu?" Domandò Negan.
"Che cosa vuoi?" Chiese Rick adirato.
"Lo sai cosa voglio, libera i miei uomini"

Negan chiuse la chiamata ed appoggiò il cellulare sulla scrivania, poi puntò lo sguardo su Carl, il ragazzo sembrava molto scosso, triste e anche arrabbiato.
"Questa sera andremo in un posto,fatti trovare pronto per le otto, ora vai a riposarti"

Carl tornò nella sua stanza e si lasciò cadere di faccia sul letto, un forte profumo di lavanda colpì immediatamente il suo naso.
Alzò lo sguardo e si accorse che le lenzuola erano state cambiate e da blu notte ora erano rosse, un colore che dava decisamente nell'occhio, Carl si chiese come avesse fatto a non notarle, forse era ancora troppo preso dalla voce di suo padre, non si era reso conto che la sua famiglia gli mancava così tanto.
Si mise a sedere e guardò fuori dalla parete a vetri, il sole splendeva ancora alto in cielo e feriva i suoi occhi chiari.
Si trascinò fino alla parete ed appoggiò le mani sul vetro, fu strano poter guardare il mondo da quell'altezza, sembrava quasi che non ci fossero protezioni, sembrava che se si fosse sporto sarebbe potuto cadere.
Appoggiò la fronte contro il vetro e guardò in basso, un giramento di testa lo colpì e lo costrinse ad allontanarsi lentamente, quasi tremando.
Soffriva di vertigini fin da quando era piccolo, ma in quegli ultimi anni non aveva avuto la possibilità di avvicinarsi ad un luogo tanto alto, si era persino scordato di quella orribile sensazione. 
Carl sbuffò dal naso e si sedette ai piedi del letto, non sapeva come comportarsi, non sapeva cosa fare, probabilmente se fosse uscito dalla sua stanza Negan lo avrebbe scoperto e chissà cosa gli avrebbe fatto, ma non c'era molto da fare in quel luogo e non poteva certo mettersi a dormire.
Il suo sguardo cadde sul telefono posto sul comodino bianco, forse avrebbe potuto chiamare Dwight, ma una parte di lui non voleva disturbarlo.
Si alzò in piedi e si avvicinò all'armadio bianco, se non altro avrebbe potuto provare qualche abito e cercare qualcosa della sua taglia e poi... faticava ad ammetterlo ma voleva fare colpo su Negan, si sentiva stranamente attratto dal boss, doveva senz'altro essere una cottarella adolescenziale, ci era già passato diverse volte e poi, finché era lì tanto valeva divertirsi un po'.
Aprì le ante bianche e iniziò ad osservare gli abiti, scartò immediatamente i completi eleganti e le tute, estrasse invece alcuni pantaloni e delle magliette.
Ogni tanto aiutava Beth a prepararsi per qualche appuntamento galante e la ragazza gli aveva insegnato ad abbinare i capi, ad acconciarsi i capelli, una volta aveva persino provato a truccarlo, così, per divertimento, ma Carl si era rifiutato categoricamente, non amava i trucchi, preferiva le persone al naturale. 
Prese fra le mani un paio di jeans chiari con alcuni strappi sulle ginocchia ed uno sulla coscia, sembravano della sua taglia, ma per sicurezza li avrebbe provati.
Carl scoppiò a ridere quando il suo piede passò per uno dei tanti buchi e sbucò dalla gamba del pantalone, non aveva molti pantaloni strappati, ma ogni volta che li indossava succedeva quello.
Chiuse il bottone e la zip e si guardò allo specchio.
I jeans erano talmente aderenti da sembrare essergli stati cuciti addosso, gli stavano bene, non poteva certo negarlo, ora avrebbe dovuto trovare qualcosa con cui abbinarli.
Carl fece passare alcune magliette ed alla fine optò per una maglietta nera a maniche corte a collo alto, avrebbe sudato ne era sicuro, ma come diceva sempre Beth:"Vuoi fare colpo? Soffri in silenzio e non rompere le palle" Carl non indossò la maglietta, ma la posò sul letto, poi rimise nell'armadio gli altri abiti e si sdraiò a sua volta sul letto profumato.
Avrebbe chiuso gli occhi solo per qualche istante, giusto il tempo di un battito di ciglia. 

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