...Quando il mondo ti cade addosso...

106 12 14
                                    

Il viaggio durò molto, ma non m'importava, la cosa più importante era che adesso ricordavo.
O almeno...così credevo.
Se vi dicessi, che tutto quello che successe, era frutto della mia immaginazione?
Se vi dicessi, che in realtà dall'incendio della Wammy's, non mi risvegliai veramente, voi ci credereste?
Beh credeteci....
Neanche io ci credevo inizialmente.
Mi risvegliai dopo 1 anno di coma, scoprendo, che ero stata operata al cervello.
Mi trovavo in ospedale quando mi svegliai.
La prima cosa che notai fu il silenzio.
La seconda, la luce calda del sole, che mi solleticava la gamba.
La terza, i miei capelli.
Sfiorandoli, sentii che erano più corti del solito.
Quando mi rialzai da quel letto, ero fresca come una rosa, ma ero tanto confusa.
Guardandomi allo specchio, notai, che mi ero accorciata minimo di 15 cm.
Fortunatamente, le mie curve c'erano, anche se non erano visibilissime.
Mi sentivo una bambola.
Leggera, pallida e un po' piccola.
Pensavo, di essere finita in ospedale, per qualche incidente con la moto di Mello.
Ma non era così.
Ero convinta, di avere 19 anni, in quel periodo.
Scoprendo, di averne solo 11.
Rimasi ricoverata, per un'altra settimana, fino a quando non decisero di farmi uscire.
In quel periodo, nessuno mi disse nulla, su niente e su nessuno.
Sì vedeva dalla mia faccia, che era un momento di forte debolezza per me.
Quel "meraviglioso" ultimo giorno, di prigionia dell'ospedale finì.
La mattina, mi alzai presto, mi lavai, mi vestii, feci colazione e preparai le valigie.
Finalmente, era giunto il momento di uscire.
Ci diedero le dimissioni dell'ospedale e mi salutarono.
Salii in macchina e dopo circa mezz'ora, arrivammo a destinazione.
Era la Wammy's.
Quell'orfanotrofio, che accoglieva solo piccoli geni.
Quel posto dove conobbi, Mello, Virginia, Matt, Near...
La prima cosa che notai, fu la scritta "WAMMY'S HOUSE".
La scritta c'era, ma non era la stessa di come me la ricordavo.
Quando entrammo, era totalmente diversa, da come era prima.
O meglio, la immaginai diversamente, da come era, in realtà, sempre stata.
Quando arrivai, ad accogliermi, c'era Roger e altre persone.
Era mattina, quindi, tutti i miei compagni, erano a fare lezione.
Mi guardavo costantemente in torno, con occhi sbrilluccicanti dalla meraviglia.
Ad un certo punto, Roger, mi chiamò, facendomi accomodare in una stanza, insieme alle altre persone.
Era una stanza con un tavolino, due poltrone e delle sedie.
Mi fecero sedere in una poltrona.
Davanti a me c'era Roger, che cominciò a parlarmi di tutto quello che mi successe.
Inizialmente ero incredula, limitandomi ad annuire e a sorridere come un ebete.
Scoprii, che nulla di tutto quello che ricordavo era vero:
La storia d'amore con Mello,
L'amicizia tra me e Matt,
L'iniziale litigio tra me e Virginia,
L'amicizia tra me e Virginia....
Nemmeno il mio passato.

Ero stata, un anno, a montarmi la testa, con frottole su frottole, senza capire mai, quando in realtà erano solo bugie.
Mi ero creata un personaggio che non ero io.
Era la vita di qualcun'altro.
Una storia che portai sulle spalle, per tanto tempo.
Scoprii, che in realtà, non ero una principessa.
Ma che i miei genitori, erano mafiosi, che mia nonna non morii ecc...
Mi crollò il mondo addosso.
Chi ero io?

Cosa ero io?

Che cosa mi successe davvero?

Perché, devo essere sempre un'idiota?

Queste erano le domande che mi facevo tutti i giorni.
In realtà, io, Mello, Matt, Virginia,Near, ecc...non c'eravamo mai calcolati.
Dopo aver realizzato ,in parte, quel discorso,
Alzai un po' la voce e venni anche rimproverata, per poi aver chiesto scusa da tutti.
Roger decise di finirla lì in quel momento, vista e considerata, la mia reazione.
Mi prese la valigia e mi accompagnò, nella nuova stanza.
Non era male.
Aveva le pareti di colore glicine, un letto in legno, di colore panna, un armadio, una scrivania, il bagno, il comodino ecc...
La stanza era di mio gradimento,
anche se il posto di collocazione non era dei migliori.
2° piano, ultima porta in fondo al corridoio di destra, ala femminile.
Era la tipica "ultima" stanza, dove nei film horror, dicono che sia quella più a rischio.
Nella stanza, mi colpì il tappeto, grande e e rettangolare marrone, con delle spirali color panna e verdi sulla superficie.
Roger e gli altri, mi dissero di rimanere, lì fin quando non avrei finito, poi sarei dovuta scendere, per parlare di qualcosa.
Feci cenno con la testa e gli uomini uscirono dalla stanza.

Spero che questo colpo di scena vi sia piaciuto....bye bye, al prossimo capitolo 🌺💕

...Una Ragazza Impossibile...Where stories live. Discover now