Mi manchi

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Davanti a me una delle due gemelle continua a fissarmi. Odio quando fanno così, quando fingono che gliene importi qualcosa.

Se a malapena ti conosco e per di più mi stai anche sul cazzo cosa ti fa credere che un tuo aiuto mi sia gradito? Non voglio saperne della tua coscienza, fatti di lato e vattene.

Ovviamente tutto ciò resta dentro di me, al contrario di numerose lacrime che continuano a volare giù. Che orribile festa!

-Stai bene?- Mi chiede con trasposto, e posa le sue mani sulle mie spalle.
Mi sposto prontamente senza curarmi di lei. Faccio per allontanarmi, quando lei inizia a parlare.

-Io sono Francesca, comunque. Non lo so perché stai piangendo, però sei stata l'unica a sedersi al nostro tavolo da quando siamo qui. Non mi dispiacerebbe aiutarti, tutto qui.- prende fiato, prima di sganciare la bomba- È successo qualcosa?

Devo ammettere che questa sua improvvisa gentilezza un po mi disarma. Non mi aspettavo che un gesto fatto per puro egoismo venisse interpretato come gentilezza. Soprattutto, non con quest'espressione imbronciata che mi porto sempre dietro. 

Mi ritrovo a sentirmi in colpa, nonostante sia l'ultimo dei miei problemi. Infondo non mi costa nulla dirglielo, in paese la voce si spargerà come riso ad un matrimonio.

-Si... è tornata in paese l'ultima persona che avrei voluto che tornasse. 
Non mi sbilancio, non crollo in un pianto isterico. Mi controllo, mordo ora il mio labbro, ora la guancia, ora la lingua.

-Vuoi parlarne?

-Voglio?- penso ad alta voce- Non lo so. Non credo. Non credo vorrò mai.

-Capisco. Sei stata brava oggi, comunque. A suonare, dico. Suoni da tanto?

-Stai cercando di distrarmi? Non funziona.

Non ho voglia di dirle tutto, ora che ci penso. Non voglia di dirle nulla. Così mi giro e sto per salutarla, sto per dirle che me ne vado e che ho bisogno di stare sola, quando veniamo raggiunte.

Sean mi si avvicina e per un istante leggo del disappunto sul suo viso. So cosa sta pensando: vedi a questa che sfrutta ogni occasione per vincere!

Se è davvero questo ciò che pensa di me, in questi 18 anni di vicinanza obbligatoria non ha veramente capito nulla di me.

Sembra però poi tornare in sé, e ignora Francesca che gli si è immediatamente fatta vicina e che lo saluta con una carezza sul braccio, per concentrarsi su di me. Si pone ad un palmo dal mio viso.

-Mal, dimmelo. Stai bene?

Lo guardo. Il viso magro, il naso affilato, quei ricci. È così carino, qui davanti a me, con la preoccupazione sul volto.  E non mi interessa affatto che sia tutta una farsa. Non mi importa che lui si sia presentato solo per mettere a tacere i sensi di colpa o solo per avere più munizioni da tirare in caso di dipartita.

Ma è quando passa con incertezza il braccio intorno alle mie spalle per avvicinarmi a lui, che non resisto più e inizio a piangere. Crollo e mi lancio su di lui, affondo il mio viso nella sua camicia scura e allaccio le mani intorno al suo busto, mentre le sue  vagano sulla mia schiena.
Mi sfogo, piango, strillo, con la sicurezza di essere nelle braccia di qualcuno.

Quando mi calmo, realizzo che siamo seduti su un gradino. Non so come ci siamo arrivati, ma questo mi ricorda tanto quei momenti nel passato, quando stare così, allacciati la sera a parlare era più che lecito.
Sono rannicchiata su un fianco, contro la porta della casa alle mie spalle.
Sean continua a sospirare e di tanto in tanto mi accarezza un ginocchio. Non glielo avrei mai permesso se fossi stata lucida e forte. Si sta approfittando di me, nel modo più intimo. E io glielo sto lasciando fare.

-Mi manca tutto questo.

-Ti prego Sean, non ora- lo interrompo, ma lui non sembra farci caso e continua.

-Mi mancano questi momenti, mi manca vederti con le difese basse. Mi mancano queste serate, mi mancano anche questi silenzi...

-Ti sembra il caso di parlarne ora?-

-Non ne riparleremo più, lo capisci?- Si fa avanti- Sono mesi che provo a parlarti. Tutto ciò che ricevo sono  insulti!

-È ciò che meriti...- bisbiglio. Non ne voglio parlare, non ne voglio parlare ora...

-Non mi hai mai lasciato spiegare Mal! Se solo mi concedessi dieci minuti!

-Cosa vuoi spiegare, Sean? Hai spiattellato ogni mio segreto in giro, in un paesino dove tutti sono affamati dei fatti degli altri! Hai raccontato tutto, per anni sono stata chiamata Violoncella! Hai capito? Come se ci fosse qualcosa da ridere nella mia storia! Tu non meriti più un singolo minuto del mio tempo, non te lo sei mai meritato!

Mi alzo di scatto, seguita a ruota da lui, che mi blocca dalla spalla.
Mi si avvicina pericolosamente.
-Mi manchi, Mallory.

Inizia lentamente ad avvicinarsi, fino a che i nostri nasi si sfiorano. Le nostre labbra si chiamano, come non si erano cercate mai. Sto per cedere, lo sento. Aspetto con gli occhi chiusi, ormai priva di controllo.

Salvo poi non ricevere nulla.

Quando apro gli occhi, mi ritrovo sola, con la sagoma di Sean che si allontana a grandi passi.

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⏰ Última atualização: Apr 23, 2019 ⏰

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