Capitolo 4

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Giuro di averlo riletto cinque volte, ma son sicura che mi sia sfuggito qualcosa. Ps: il sistema scolastico in Australia è totalmente diverso da quello descritto qui (ad esempio sapevate che iniziano a febbraio e terminano a dicembre? Be' io no) e dato che avrei dovuto cambiare la partenza della protagonista, posticipandola a febbraio, ho evitato.

Canzoni per il capitolo:

Starry eyed: Ellie Goulding

Kids in the dark: All Time Low

Where do broken hearts go: One Direction

Avrei voluto essere abbastanza forte per entrambi, ma ho sempre sospettato che fosse proprio quella forza a mancarmi.

Riuscii a trascorrere tutto il lunedì mattina a letto, non volendomi alzare di proposito.
In casa regnava un silenzio tombale, ma non volevo constatare se Luke fosse rimasto o meno. Non dopo la notte prima.

Non mi piaceva Luke, non era il tipo di ragazzo su cui mi sarei mai soffermata a posare gli occhi, ma c'era stato quel momento sospeso in aria, l'istante straziante che avrebbe potuto cambiare qualsiasi cosa.
Ne ero rimasta affascinata; se mi avesse baciata non credo che sarei riuscita a non agire di conseguenza.
Fortunatamente ancora quelle mie poche facoltà mentali avevano avuto il sopravvento, e riuscii a fermare ciò che - quasi sicuramente - non sarei stata capace di interrompere.
Poi, la consapevolezza mi sbatté in faccia come uno schiaffo doloroso: non l'avrei mai interrotto. Era difficile capire il perché, ma ne ero tremendamente certa.

Mia madre - dopo che mi alzai, feci una doccia e mi rivestii con una tuta e una canotta - salì in camera mia appena prima di pranzo.
«Ella, Nick ha quasi terminato di cucinare, ti aspettiamo tra dieci minuti.»
Io stavo ancora infilando le calze a fantasmino, e quando sollevai lo sguardo su di lei, mi accorsi che teneva le braccia strette al petto.
«Okay, mamma», annuii.
Lei non si mosse, così sospirai.
Chissà perché, ma sapevo di chi volesse parlare, cosi strisciai verso un lato del letto, attendendo che mi raggiungesse.

In totale silenzio avanzò con passo fermo, la sentii sospirare e prendere posto accanto a me.
La sua mano avanzò lenta verso la mia, e me la strinse.
Fui la prima a prendere parola.
«Gli ho parlato ieri», ammisi non specificando chi. Lo aveva capito da sola, era evidente dalla mascella contrita.
«Cosa ti ha detto?»
«Che gli manco, mamma, cosa avrebbe dovuto dire?»
«Io, al posto suo, avrei davvero tante cose di cui parlare», borbottò acida, scuotendo il capo con biasimo.
Mi accigliai, e silenziosamente mi domandai a cose stesse alludendo.
«E non ha detto altro? Solo che gli manchi? Dov'è stato negli ultimi dodici anni? Ora si rende conto che gli manchi?», rise nervosa, sciogliendo alcuni nodi dei capelli. Era un tic nervoso, il suo. La conoscevo abbastanza bene per comprendere che qualcosa non quadrasse.
Poi continuò con timbro accusatorio e ironico: «È inconcepibile, davvero. Christian è stato un padre modello, no? Sempre attivo nella vita di entrambe, e sempre presente in caso di aiuto.»
Strinsi le palpebre, e le sbarrai non appena avvertii un singhiozzo vibrarle nel petto.
«Non ti farei mai quello che lui ha fatto a noi, Ella.»
«Io volevo rimanere con papà, mamma!» sbottai. «Tu mi hai costretta a partire con te, non dimenticarlo. Non so se sia stato per puro egoismo, o volessi tenermi lontana da lui perché fosse giusto così. Fatto sta che mi sono sempre ritrovata con un solo genitore presente. Cos'ha fatto di tanto male? Perché penso che ci sia dell'altro?» chiesi timidamente, guardandola di sottecchi.
Sospirò pesantemente dalle narici, ma non disse nulla per alcuni secondi.
Poi sviò l'argomento rimettendosi in piedi, e mi fece alzare a mia volta.
«Andiamo a pranzare, Ella. Più stai lontana da quell'uomo, meglio sarà per tutti.»
Mi sottrassi dalla stretta del suo braccio, divincolandomi per farglielo cadere lungo i fianchi.
Mi fissò inespressiva e ricambiai.
«Meglio per chi? Per te o per me? Ha promesso di esserci a Natale, vuole venire qui per stare con me. E non ho alcuna intenzione di impedirglielo. È pur sempre mio padre, e gli voglio bene. Non so quello che ha fatto a te, ma permettimi di star con lui almeno quel giorno, okay? È chiedere troppo trascorrere una festività con entrambi?»
Il suono pietoso della mia voce era pronto a tramutarsi un un piagnucolio davvero imbarazzante se mia madre non fosse intervenuta e mi avesse abbracciata.
Regolai i respiri, chiudendo gli occhi e lasciandomi trasportare dal calore di quel gesto.
Sapevo che mamma volesse il mio bene, ma non condividendo con me buona parte della ragione che li aveva spinti a detestarsi in quel modo, non potevo pensare lucidamente.
«Non spetta a me dirti quello che ha fatto, il che potrebbe essere banale, ma è il suo segreto, non il mio. Non voglio andare a ritroso e ricordare che non eravamo abbastanza per lui. Ma Ella, devi credermi, tesoro», si scostò appena e tenne le mani all'altezza delle mie spalle, «non rimpiango nulla che riguardi te. L'unica cosa giusta compiuta da tuo padre in tutta la sua vita, è stata quella di regalarmi te. Sei la cosa più preziosa ed importante che ho. Non dimenticarlo mai.»
Sorrise dolcemente, con le lacrime agli occhi, e si abbassò quel tanto da regalarmi un bacio casto sulla fronte. Mi strinse a sé l'ultima volta, in un abbraccio breve, e infine scendemmo giù, in sala da pranzo.

Worst Love [Luke Hemmings]Where stories live. Discover now