Capitolo 7

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Emma sentí la testa schiacciata contro qualcosa che non riusciva a definire, qualcosa di caldo, ma scomodo. Schiuse le labbra e quasi imprecó avvertendo una fitta di dolore al collo, sentiva ogni parte del corpo chiedere pietá.

Aprí gli occhi e dovette sbattere le palpebre per mettere a fuoco; un pavimento bianco, delle gambe fasciate dagli jeans neri sulle quali era leggermente appoggiata con tutto il peso, la sua mano sinistra stesa in un'altra, che riconobbe all'istante.

"Buongiorno Em." fece Marco, interruppe  il silenzio aprendo soltanto un'occhio, si spalmó una manata in fronte, sbuffando.

"Dove siamo? Dimmi che non ci siamo addormentati sul pavimento per qualche assurdo motivo. Perché siamo sul pavimento?Marta dov'è? " iniziò, tempestiva, stringendosi al colletto della maglia del ragazzo, non muovendosi di un centimetro, aveva freddo ed il corpo di Marco emanava calore

"Siamo a casa mia, in bagno, ieri sera penso tu abbia bevuto tanto e mi hai chiamato perché non riuscivi a fare la pipì.
Marta è con Francisco, tranquilla."

Emma si impallidì, ancora più di quanto non lo fosse. Tenne l'interno guancia nel denti, arricciando le labbra, voleva sprofondare dalla vergogna. Ecco perché lei e l'alcool dovevano stare assolutamente lontani.

"Dio, scusami! Quando bevo non sono in me, Marco." strofinò la guancia sul suo petto, poi rise immaginandosi la scena "Non mi aiutato a fare pipì, vero?"

Lui scosse la testa, arrossendo.
Aveva nascosto qualche particolare; come aiutarla a sbottonare i pantaloni, la netta voglia da parte di Emma di baciarlo, i baci umidi sul collo, il trattenersi con difficoltà ai morsi sulla guancia.

"No, sei andata a fare pipì da sola.
Non mi sarei mai permesso."  le sorrise, spostando i capelli umidi dalla fronte

"Mi fa tanto male lo stomaco." deviò il discorso, stringendosi a lui "Ed ho tanto tanto freddo, ci alziamo dal pavimento?"

Marco le diede un bacio sulla guancia, la tenne ancora sul suo petto, cercando di far calmare il cuore che andava a mille, come la notte prima.

"Hai vomitato tanto, penso sia per quello.
Andiamo giù? Ti prendo qualcosa." si alzò, prendendola in braccio, facendole poggiare la testa sulla sua spalla.

Emma si tenne con forza al collo, attenta a non graffiarglielo con le unghie, Marco le tenne le gambe con le mani, attento a non farla cadere.
"Marina?" chiese poi, notando un assoluto silenzio in casa

"È andata via per un po'
Lavora." inghiottì il bicchiere d'acqua, non voleva parlare del litigio della sera precedente

"Mi dispiace" gli accarezzò i capelli dietro la nuca. Poi si incantò quando Marco le diede un bacio sul naso, gli occhi vennero illuminati dal sole, riflettendo un colore strano, più chiaro

"Tranquilla, farò pratica.
Mi servono altri consigli." mentì, voleva soltanto passare del tempo con Emma al parco, senza l'obbligo di dover tornare a casa

Marina non si era fatta sentire, e nemmeno lui l'avrebbe scritta o chiamata, era il tempo di mettere fine a quella relazione, se ne era convinto. Così guardò Emma girare la medicina nel bicchiere, con tanto di broncio, come facevano i bambini. Abbracciandola da dietro fece coincidere la sua schiena contro il petto.

"Hai la febbre, Em." costatò, poggiando le labbra sulle fronte. Emma rabbrividì, con le gambe tremolanti

"Ci mancava solo questa." tenne la testa sulla mano, mentre il braccio faceva fatica a reggersi.

Marco le scompigliò i capelli.
Le piaceva averla in casa. Gli metteva allegria, serenità, felicità. Quella di cui aveva bisogno.

𝒅𝒐𝒈𝒔𝒊𝒕𝒕𝒆𝒓 ✿ 𝒎𝒂𝒓𝒄𝒐 𝒂𝒔𝒆𝒏𝒔𝒊𝒐Where stories live. Discover now