32. Paris in love

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Parigi, Francia 1922

Era un'altra di quelle notti in cui stavo abbandonando Silvye per poi tornare da lei senza darle spiegazioni.
Cosa sarebbe successo se avesse scoperto il mio segreto?
Giravano già voci su strani ritrovamenti di notte ed io per giustificare le mie conoscenze, e per metterla in guardia sui vampiri, le avevo detto che lavoravo a quel caso da anni.
Avevo inventato una storia su una setta di pazzi che amavano mordere le persone mentre invece i giornali dicevano che erano degli animali notturni in libertà.

«Mi raccomando, stai attenta, e sai bene che i giornali insabbiano tutto...» dissi alla ragazza baciandole delicatamente una mano.

«Non c'è bisogno che io stia attenta più di tanto, so bene che il mio eroe verrà a salvarmi» mormorò Silvye sulle mie labbra per poi baciarmi delicatamente.

Nella mia vita non avevo mai incontrato una donna così dolce ed elegante, e per alcuni versi forse era troppo romantica per me.
Ero a Parigi e nella città dell'amore... D'altronde cosa potevo aspettarmi?
Eravamo quasi alla fine del '22 e la conoscevo da ormai un paio di anni, dovevo prendere una decisione ovvero sparire nel nulla oppure dirle la verità e metterla davanti a una scelta.
Quella notte avrei deciso, non potevo più prenderla in giro a quel modo.
Dopo essermi nutrito avrei deciso una volta per tutte cosa avrei fatto.
Non uccidevo più esseri umani da quando stavo con Silvye, aveva tirato fuori una parte buona di me che avevo seppellito nel 1876 quando ero morto.
Rob e Lauren avevano provato a redimermi e per un periodo di tempo ci erano riusciti, ma Faith aveva rovinato tutto, tuttavia questa volta lei non mi avrebbe trovato per nessuna ragione al mondo.
Respirai la brezza notturna e guardai la luna con speranza, sapendo che quella notte avrei detto tutto a Silvye.

Io e la rossa camminavamo mano nella mano al chiaro di luna della bella Parigi ed era strano che a quell'ora tarda fossimo insieme, ma il vero motivo era che quella sera volevo dirle la verità.

«Pensi che ci sposeremo e invecchieremo insieme?» mi domandò lei stringendomi un braccio e poggiandovi contro il viso.

«Certo, dovremo solo aspettare il momento giusto» le risposi con un sorriso spezzato, sapendo che questa cosa non sarebbe mai successa.
Silvye mi accarezzò una guancia e mi fece voltare il viso verso di lei.

«Qualcosa non va? Per me è una serata meravigliosa» mi disse guardando la luna e poi tornando a puntare i suoi occhi chiari nei miei.

«Sì certo, spero solo di risolvere questi casi di sparizioni, sono solo preoccupato per il lavoro» risposi baciandola a fior di labbra.

«Quanti bambini vorresti?» mi domandò lei ricambiando a sua volta con un altro bacio.

«Non saprei, non ci ho mai pensato prima di conoscerti» le dissi accarezzandole la schiena e tirandola verso di me.

«Non so molto del tuo passato, hai fatto la guerra giusto?» sentenziò la giovane aggrottando le sopracciglia e poggiando le mani sulle mie spalle.

«Non mi piace parlarne, è un periodo della mia vita che voglio resti dov'è» affermai deglutendo e distogliendo lo sguardo che puntai verso un lampione nei paraggi.

«Forse è perché hai ucciso qualcuno?» mi domandò curiosa lei con lo sguardo triste.
Rimasi in silenzio e poi feci un lungo sospiro.

«Ho fatto delle cose, ho ucciso delle persone» le dissi mordendomi il labbro per stemperare le emozioni, dato che stavo per confessarle chi ero veramente.

«Io ti conosco, sei una brava persona. Se hai fatto delle cose brutte è stato per sopravvivere. Io credo in te e nella bontà del tuo cuore. Sei la persona migliore che io abbia conosciuto, quella che mi ha fatto credere di nuovo nell'amore» affermò con dolcezza Silvye, per poi baciarmi delicatamente, cercando la mia lingua.
La ragazza posò le mani ai lati del mio viso e le nostre lingue vorticarono lentamente mentre eravamo illuminati solo dalla luce della luna.

«Ti amo Silvye, anche tu mi hai fatto credere che nella vita c'è sempre una seconda possibilità. Grazie» le risposi, sentendo un nodo alla gola.

La abbracciai e le poggiai un bacio sulla fronte, nonostante non ero riuscito a dirle verità dopo quello che mi aveva confidato.

«Voglio fare l'amore con te, cosa ne dici?» mi disse con tono suadente Silvye dopo aver lasciato l'abbraccio.

Mi limitai ad annuire e a tenerle mano, per poi incamminarci verso casa.

La mia testa era tra le gambe di Silvye, poggiate sulle mie spalle, le davo piacere con la lingua e con le dita, più che potevo. Lei strinse le cosce attorno al mio collo e mi tirò i capelli spingendosi verso di me per poter assaporare ancora di più il godimento che le stavo donando.
Non mi fermai, fino a quando un suo gemito prolungato non mi giunse alle orecchie, fu allora che alzai il viso, con le labbra umide dei suoi umori, e la rossa mi spinse sul letto con la schiena sul materasso e il viso rivolto verso l'alto.
Poco dopo la sua guancia era poggiata sul mio addome mentre la sua bocca avvolgeva completamente la mia erezione, le sue mani intanto accarezzavano i miei testicoli e la mia asta facendomi chiudere gli occhi per il forte piacere che provavo.
Silvye poi si posizionò inginocchiata a terra con il viso tra le mia gambe mentre leccava i miei testicoli, fino a scendere al mio perineo e poi tornare su sopra tutta la mia asta fino a inghiottirla completamente, provocandomi un ringhio di piacere.
Qualche attimo dopo ero dentro di lei, con una sua gamba sulla mia spalla; le accarezzai la coscia e il piede mentre spingevo i fianchi verso di lei, la rossa morse il lenzuolo e lo strinse con le mani, invogliandomi a continuare.
Iniziai a baciarle il collo del piede e poi le dita mentre lo stringevo tra le mani e continuavo a muovermi ritmicamente verso di lei senza darle tregua.
I gemiti di entrambi si fecero sempre più accelerati, baciai la pianta del suo piede mentre avvolgevo la sua gamba in un abbraccio per tenerla ferma mentre affondavo più che potevo dentro di lei.
Infine con entrambe le sue gambe in spalla e le mie mani a tenerle pompai dentro di lei il più forte possibile fino a liberare il mio piacere al suo interno più volte spingendo sempre più a fondo fino a riempirla di ogni goccia della mia essenza.
Poco dopo lei poggiò la testa sul mio petto e ci rilassammo, fino a che lei si alzò sui gomiti e mi prese per mano.

«Ora ci tocca fare una bel bagno caldo» mormorò soddisfatta.
Mi limitai ad alzarmi e a baciarla, per poi seguirla senza aggiungere altro.

Ricordi ImmortaliWhere stories live. Discover now