16. Rivelazioni

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Ero sotto la doccia e pensavo a cosa avrei dovuto dire a Faith quella sera. Non capivo perché volesse un confronto con me dopo che per sessant'anni era sparita dalla circolazione. L'acqua calda scorreva sul mio corpo nudo, e quel rilassante momento non faceva che riportarmi a vecchi ricordi e a rimuginare su cosa avrebbe potuto dirmi.

Perdersi nei meandri della memoria di ciò che si è vissuto per un vampiro che ha più di un secolo è complicato, perché si ha molto su cui scervellarsi. Così, svogliatamente uscii dalla doccia e mi avvolsi un asciugamano alla vita mentre mi recavo nella mia camera per vedere cosa mettermi in vista di quella serata.

Di una cosa ero certo: tutta la storia con i Firewolf e i Bloodlines era opera sua. Era riuscita da sola, anzi con l'aiuto di una novellina che avevo involontariamente trasformato, a manipolare due delle più potenti bande criminali sovrannaturali di Miami.

Quella vampira non finiva mai di stupirmi, ma perché voleva uccidermi?

A dire il vero, ero quasi sicuro che il suo intento non fosse per niente quello di eliminarmi. Tuttavia, le sue azioni dicevano ben altro.

Optai, infine, per indossare una camicia bianca, un paio di jeans grigi e delle scarpe chiare.

Casual e elegante allo stesso tempo, non sapevo che gusti avesse Faith in fatto di abbigliamento moderno. Ma tanto non mi importava molto di piacerle.

Arrivai all'appuntamento in orario e lei era già al tavolo che mi aspettava: indossava un aderente tubino scuro, con spalline sottili che lasciavano nude spalle e braccia, mentre le sue gambe esposte dal ginocchio in giù. Il tutto adornato da una collana presumibilmente d'oro e un paio di orecchini a cerchio ai lobi, e infine delle scarpe col tacco di un nero lucido. Ovviamente aveva al polso il bracciale che mia madre aveva incantato per permetterle di uscire al sole, e benché fosse sera non se ne separava mai, così come me dal mio anello.

I capelli biondo cenere le ricadevano sulle spalle con vari boccoli, le sue labbra rosse e carnose risaltavano di più visto il rossetto che si era messa. Inoltre, anche intorno agli occhi portava del trucco, così come sugli zigomi. Era strana questa sua versione moderna, ero abituato a vederla ben vestita e acconciata negli ultimi anni del 1800.

Prima che potessi perdermi in ricordi vari, scacciai i pensieri dalla mia mente, dovevo rimanere concentrato. Mi sedetti di fronte a lei, mentre le sue iridi verde smeraldo mi scrutavano.

«Cerchi ancora di fare colpo su di me? Dopo tutti questi anni?» esordì lei alzando un angolo della bocca.

«No, mia cara, semplicemente tengo alla cura della mia persona», replicai a tono sfoggiando un ampio sorriso.

Il ghigno le si cancellò dalla faccia e divenne seria, cambiando subito discorso.

«Credo che tu voglia delle risposte e io te le darò immediatamente. La mia intenzione non era quella di farti fuori, Henry», disse con un'espressione grave e concentrata che non le avevo mai visto prima sul volto.

«Mi sembra difficile crederlo. Mi hai scagliato contro le due bande di vampiri e mannari più forti di Miami, manipolandole a tuo piacimento», reagii ironico sistemandomi meglio sulla sedia.

Il cameriere ci interruppe e ordinammo da mangiare e da bere: eravamo esperti nel mentire e ingannare, dovevamo sembrare una coppia a cena, anche se era un secolo che non lo eravamo... e non era un modo di dire.

«Ascolta, non è dipeso da me, io non avrei mai voluto che tu morissi, ma ho fatto ciò che era necessario. Così ho semplicemente agito come faccio da secoli , sai come sono fatta», ribatté fredda e cinica la vampira, con un'elegante scrollata di spalle.

Ricordi ImmortaliWhere stories live. Discover now