Chapter 15: George Russell

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Montreal, 2019

"Sono tremendamente tentata di gettarti addosso un secchio d'acqua fredda" sbuffo incrociando le braccia al petto, ancora in pigiama, guardando dall'altro un esemplare di Ashton Irwin in dormiveglia che non ne vuole sapere di alzarsi dal letto.

È stato imbarazzante da morire ieri andare alla reception a chiedere che mi cambiassero la stanza con una dotata di due letti singoli, ma grazie al cielo non hanno fatto domande, e per pura fortuna era ancora disponibile una stanza del genere.

Da quando ho dato il permesso ad Ashton di dormire nel mio appartamento a Brackley, non si è più scollato per la notte, tanto che ho dovuto addirittura liberargli un cassetto del mio armadio, e nonostante giovedì notte abbia provato a convincerlo a rimanere nella sua suite nulla è servito, visto che ha pensato bene di mettersi nel letto e addormentarsi subito, e sarò anche energica, ma non sono abbastanza forte per trascinare un ragazzo alto un metro e ottanta per i corridoi di un albergo.

E così, adesso mi ritrovo un pilota pigro che non ne vuole sapere nulla di alzarsi.

Ma se pensa che lascerò correre, si sbaglia di grosso.

Guardandolo continuare a mugolare e ad accoccolarsi al lenzuolo, mi dirigo verso il bagno, prendendo due bicchieri di plastica in dotazione e riempiendoli di acqua gelata prima di tornare in stanza e gettarli senza troppe cerimonie su Ashton che salta in piedi, guardandomi con gli occhi fuori dalle orbite.

"Ma sei scema?!" Strilla, sbrigandosi a togliersi la maglia zuppa d'acqua, ed io non riesco a trattenermi, scoppiando in una fragorosa risata.

Io e Ashton rimaniamo così qualche istante, io a ridere e lui a guardarmi come se fossi il demonio, finchè non faccio spallucce, spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"Dovevo farti alzare, e questo è stato l'unico modo, a quanto pare" sorrido innocentemente, recuperando poi dalla sedia gli abiti civili di Ashton e lanciandoglieli.

"Vai in camera a prepararti, abbiamo meno di un'ora prima di andare nei box... Se arrivi in ritardo giuro che obbligo il tuo allenatore a farti fare due kilometri di corsa extra nel circuito" lo minaccio, guardandolo alzare gli occhi al cielo mentre infila i jeans neri, abbottonandoli velocemente.

"Sei una dittatrice".

"Mi hanno detto di peggio" sorrido, serafica, e non appena finisce di infilarsi la maglietta dello stesso colore dei pantaloni apro la porta della stanza, controllando che in corridoio non ci sia nessuno che possa pensare chissà che cosa nel vedere un pilota uscire dalla stanza del suo ingegnere.

Donna, oserei aggiungere.

Ashton scuote la testa divertito infilandosi le scarpe da ginnastica, e sulla soglia si gira velocemente verso di me, lasciandomi un bacio sulla fronte, ma prima che possa dirgli qualcosa lui si è già allontanato, lasciandomi perplessa come al solito.

Per una pragmatica come me, con la testa sulle spalle e un piano di fuga sempre in mente, è difficile fare i conti con uno come Ashton che mi scombina perennemente le carte in tavola, portando disordine nel mio ordine perfettamente studiato a tavolino, spazzando via ogni mia certezza e ogni mia sicurezza.

Lui è il caos di cui non sapevo di avere bisogno, e ora mi ritrovo a chiedermi sempre più spesso se sarei disposta a tornare alla mia vita com'era prima di incontrarlo.

E adesso mi sono anche trasformata in una scrittrice dei tanti romanzi rosa che leggo, quando è avvenuto questo cambiamento?

Con un sospiro frustrato nei confronti di me stessa chiudo la porta, dirigendomi verso il bagno per la seconda volta di stamattina, ma stavolta mi spoglio completamente, lasciando i la maglia e gli slip a terra, entrando nella doccia e rimanendo sotto il getto d'acqua troppo caldo per chiunque ma non per me per decisamente troppo tempo.

Undercut || 5SoS & F1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora