20. It should has been different

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"Oh, e lei come l'ha presa?" chiese ancora.

"Diciamo non proprio nel migliore dei modi... quando glie l'ho detto, mi ha tipo lanciato contro tutto ciò che le capitava a tiro, non le importava cosa fosse. Sono sopravvissuto per miracolo." Rabbrividii al ricordo di tutti gli oggetti contundenti che avevo evitato per un soffio. Luke cercò trattenere una risata dietro le mani con scarsi risultati.

"Puoi ridere, eh. Ho solo rischiato di essere ucciso da un tostapane e vari elettrodomestici volanti, ma okay, ridi pure" dissi sarcasticamente, incrociando le braccia. Lui scoppiò a ridere, tenendosi la pancia. Sbuffai una risata, distogliendo lo sguardo.

"Oh mio Dio, scusami ma-" provò a dire, ma di interruppe quasi subito continuando a ridere.

"Cioè, un tostapane? Seriamente?" chiese poi, asciugandosi le lacrime ai lati degli occhi.

"Mai stato più serio, purtroppo." Sbuffai. Il telefonò tornò a vibrare.

Voglio prendertelo in bocca, ora. xxx

Non appena lessi, fui colpito da una fitta al basso ventre. Cazzo.

"E la tua famiglia, invece?" domandò, mantenendo un sorriso rassicurante. Oddio, come potevo restare concentrato? Scossi la testa, tornando alla realtà e focalizzai la mente sulla sua domanda.

"Beh, a parte mio padre, direi piuttosto bene" risposi, rabbuiandomi appena. Lui lo notò e subito il suo sorriso si spense.

Mio padre. Non appena lo aveva scoperto, mi aveva praticamente ripudiato, vergognandosi di avere un figlio schifosamente frocio.

"Oh, lui non...?" fece per chiedere, insicuro. Capii al volo la sua domanda.

"No. Semplicemente non riusciva ad accettare il fatto che 'un finocchio del cazzo', un 'succhiacazzi di merda' come me, respirasse la sua stessa aria, figuriamoci se avesse anche solo provato a capirmi. Ha preferito andarsene, invece che avermi nella sua vita" dissi, mimando delle virgolette con le dita a due dei soprannomi che mio padre mi ha sempre sputato contro. Un sorriso amaro, appena accennato, a stirarmi le labbra. Questo è sempre stato un argomento tabù per me, eppure ne avevo appena parlato con un ragazzo invadente che conoscevo da poco. Mi venne in mente il fatto che la gente dicesse di riuscire a confidarsi più facilmente con degli sconosciuti piuttosto che con qualcuno di più vicino. Forse era vero, visto che lo avevo appena fatto quasi senza rendermene conto. Perso nei miei pensieri, sussultai quando mi accorsi che un paio di braccia mi stavano stringendo forte a sè.

"Oh Lou, devi aver sofferto così tanto" sussurró Luke con voce spezzata. Sgranai gli occhi scioccato, mentre continuava a stringermi.

"Non avrei dovuto chiedertelo, mi dispiace" continuò, lasciandomi senza parole. Cosa stava succedendo?

"N-no, non fa niente. É acqua passata ormai" balbettai leggermente a disagio, dandogli qualche pacca sulla spalla e invertendo così i ruoli di chi consola chi. Ero talmente sorpreso dalla sua reazione improvvisa, che non feci neanche troppo caso al telefono che continuava a vibrare nella mia tasca. Luke si staccò leggermente, gli occhi lucidi, le labbra incurvate all'ingiù. Non credevo potesse essere così sensibile. Che avesse passato anche lui una situazione simile?

"Ehi, va tutto bene, davvero" dissi, sorridendo come a confermare ciò che avevo detto. Lui sembrò rilassarsi, aprendosi in un sorriso luminoso.

"Sei così forte, Lou. Ti invidio" mormorò, guardandomi ammirato.

"Non c'è niente da invidiare, credimi" dissi, scuotendo la testa per dare enfasi. Lui aggrottò la fronte, contrariato. Fece per dire qualcosa ma lo bloccai, alzandomi dal divanetto del bar che aveva scelto.

Touch me || Larry StylinsonWhere stories live. Discover now