39. Ritorno

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Quello con mio padre non avevo ancora bene capito se fosse un chiarimento, quello che era certo era che almeno avevamo fatto qualche passo avanti. Nonostante quello però, continuavo a sentirmi in gabbia e quei due giorni passati erano stati duri quanto gli altri. La presenza di Alec sembrava quasi un lontano ricordo, come se fosse successo in un'altra vita, di gran lunga più eccitante di quella che mi prospettava davanti. Sidney era piatta, priva di stimoli, era come se li il mondo Invisibile fosse di passaggio una volta ogni tanto. Non doveva di certo capitare quello che era successo a New York, ma qualcosa in più, che spronasse gli Shadowhunters australiani a mettersi di più alla prova.Io d'altro canto ero confinata nel mio ufficio per onorare una sottospecie di tradizione. Il mio telefono mi svegliò dalla mia noia giornaliera e pregai che non fosse Alastair o quel leccapiedi di Malcolm, avevano sempre qualche problema e ogni volta mi domandavo come avessero fatto ad arrivare alla cerimonia per la loro prima runa. Presi il cellulare e sorrisi quando vidi che invece era Alec. 

[ Alec:

   Non so se puoi muoverti da Sidney per i casi di emergenza, ma ho bisogno di te. Jonathan, il fratello di Clary, che come sai è vivo e vegeto sta cercando lo specchio mortale, ora lo abbiamo noi, ma sono certo che verrà a cercarlo. In più Max è stato attaccato da qualcuno e non sta per nulla bene. Ti prego Lily vieni a New York. 

  You:

 Arrivo subito! ]

Non ci pensai due volte, come mio padre aveva detto, in casi di emergenza sarei potuta andare a New York e così avrei fatto. Mi alzai dalla mia scrivania, prendendo il mio stilo e uscii dall'ufficio per cercare mia madre e comunicarglielo.

"Mamma!" chiamai quando la trovai nella biblioteca. "Che c'è tesoro?" chiese allarmata, notando il mio fare frettoloso. "Devo andare a New York, c'è un'emergenza e hanno bisogno di me" dissi con il fiatone, non stavo più nella pelle. "Cosa?Ma non puoi...". "Tranquilla, quando ho parlato con papà, mi ha detto che in questi casi sarei potuta andare, ma anche se così non fosse non potrei abbandonarli, lo sai" la guardai dritta negli occhi e lei annuì. "Certo, vai!" disse comprensiva. "Lascio a te il comando!" dissi prima di correre fuori dalla biblioteca e andare nella mia stanza e gettare qualche vestito nel mio borsone. Lo chiusi e andai di corsa all'armeria per recuperare il mio bastone, le lame le avrei prese la. "Che stai facendo?" chiese Alastair mentre mi veniva in contro *Ci mancava solo lui* pensai. "Sto andando a New York, c'è un'emergenza" dissi, senza guardarlo, mentre mi sistemavo disunivo il bastone e me lo posizionavo sulla schiena. Era un sacco che non mi preparavo e la cosa mi era mancata da morire. "Non sono in grado di cavarsela?" chiese mentre lo superavo per andare verso la porta. "Elizabeth, non puoi andare, sei il Capo di questo Istituto, devi restare qui e guidare noi, non quegli incapaci.Io non farei una cosa del genere e tuo padre..." mi stancai di sentirlo e la pazienza che avevo accomulato fino a quel momento andò a farsi benedire e lo afferrai per il colletto della giacca fin troppo elegante. "Adesso mi hai veramente rotto con i tuoi io farei o io avrei fatto!Joseph ha scelto me, mi spiace che tu ti sia sentito ferito o altro, ma le cose stanno così.Io sono il Capo di questo dannato posto e quindi decido io cosa non fare e cosa fare. Ho preso un impegno con Alec e ho tutta l'intenzione di mantenerlo, voi siete liberissimi di rimanere qui, ma hanno bisogno di me e non intendo voltargli spalle perciò torna a fare quello che stavi facendo e lasciami in pace." lo lasciai andare e mi diressi verso la porta. "Ah dimenticavo, in questi giorni di assenza risponderete a mia madre e tanto per la cronaca mio padre è d'accordo" gli fece l'occhiolino e aprii la porta con il portale. Proiettai nella mia testa l'entrata dell'Istituto di New York come avevo fatto quasi sei anni prima e quando allungai la mano, trovai la maniglia della porta in legno.

L'attraversai e l'odore di casa mi invase le narici. Era come tornare a vivere. "Lily" contrariamente alle altre volte che avevo varcato quella soglia ad aspettarmi vi era Alec e non Jace. "Ti avevo detto che sarei arrivata subito" lo abbracciai e lo strinsi forte. "Come sta Max?" chiesi preoccupata. "Non sappiamo ancora nulla di certo, sappiamo solo che non possiamo spostarlo da qui" non avevo mai visto Alec così agitato e i suoi occhi erano lucidissimi, ancora poco  sarebbe esploso. Lo conoscevo. "Hai provato a chiamare Magnus?Magari lui può aiutarlo" chiesi. Rivederlo dopo quanto successo tra me e Alec non sarebbe stato facile, ma dovevo mettere da parte qualsiasi situazione personale e pensare solo a Max e proteggere lo Specchio Mortale. "Ho provato a chiamarlo, io e Magnus abbiamo discusso e non ci parliamo" abbassò lo sguardo. Mi paralizzai. Gli aveva raccontato di noi?"Non sa che noi... " scosse la testa e io feci un sospiro di sollievo. "Ha scoperto che il Clave non ha la Spada dell'anima che io lo sapevo" disse tutto d'un fiato. Rimasi ancora più di cosa. "Il Clave non ha cosa?" chiesi basita. "Cioè, mi stai dicendo che Valentine ha due strumenti mortali?E quando pensavi di dirmelo?Tra una granita e l'altra?" ero davvero sconvolta. "Non volevo darti un ulteriore peso, sei a Capo di un Istituto adesso e devi occuparti di quello" si giustificò. "Capo di un Istituto o meno, meritavo di saperlo, mi sarei mossa di conseguenza" replicai. "Hai ragione...". "Alec...Lily?" la voce di Jace arrivò come una dolce melodia. "Jace!" lo andai ad abbracciare, anche se non era il momento adatto, ma mi era mancato davvero tanto. "Che ci fai qui?" chiese Clary che era con lui. "Alec mi ha chiesto di venire, se abbiamo davvero a che fare con tuo fratello voglio dare una mano" risposi lasciando andare Jace. "si ci servirà tutto l'aiuto possibile" Jace ci fece cenno di seguirlo e andammo tutti al tavolo, dove Izzy e Sebastian ci aspettavano. "Lily!" Izzy sospirò nel vedermi e io le accennai un sorriso. "Elizabeth, è bello rivederti" disse Sebastian. "Anche per me" dissi con un cenno. "Ora che abbiamo finito i convenevoli io e Clary dobbiamo mostrarvi una cosa" disse Jace. "Che cosa avete trovato?" chiese Sebastian. "La scatola in cui mia madre teneva le cose di Jonathan" mostrò la scatola, che aveva in mano e che avevo ignorato. "Era dove Izzy ha trovato Ma" aggiunse Jace. "Ricordo che Max l'aveva notata, era determinato a mettersi alla prova" ci informò Alec. "Dite che la usata per localizzare Jonathan?" chiesi. "Si e credo che lo abbia fatto" sospirò Jace. "Ma se così fosse, Jonathan sarebbe dovuto entrare nell'Istituto senza che ce ne accorgessimo" constatò Sebastian e ci guardammo allarmati. Jonathan era tra noi? "E' il figlio di Valentine, siamo stati addestrati a fare l'impossibile" confermò Jace. "Ha aggredito Ma ed è qui per lo specchio" disse Clary. "E non se ne andrà senza di esso...Alec potrebbe essere ancora qui" concluse Jace e quell'ipotesi mi spaventò. Jonathan non era come noi, aveva sangue demoniaco e chissà cosa era in grado di fare."Dobbiamo assicurarci che sia nell'edificio" disse Alec, era chiaro che sforzo stesse facendo per rimanere lucido. "Abbiamo visto qual'è il vero aspetto di Jonathan, avrà le sembianze di uno di noi" disse Jace. "Nascosto in piena vista" esordì Clary e Sebastian puntò gli occhi su di me. "Che c'è?" gli chiesi. "Tu sei l'unica che non era qui, siamo sicuri che sei appena arrivata?" mi accusò. "Stai scherzando?" chiesi basita. "Sebastian che stai dicendo?" chiese Jace altrettanto basito. "E' apparsa adesso, non possiamo sapere se è davvero lei" continuò Sebastian. "E' lei te lo posso garantire" mi difese Alec. "E come?" chiese Sebastian. "Serio?" chiesi. "Sa che ero in Australia" ribattè Alec. "Tutti sanno che eri in Australia da lei e se Jonathan è qui da tempo lo sa di certo anche lui" gli occhi di Sebastian erano ancora puntati suoi miei e avrei voluto prenderlo a schiaffi. Come si permetteva?. "Sebastian smettila...se Alec dice..." intervenne Jace. "Sa che siamo stati a letto insieme in Australia" disse Alec di getto alzandola voce e mi si gelò il sangue nelle vene. Lo aveva davvero detto ad alta voce e davanti a tutti? Abbassai subito lo sguardo. Mi sarei voluta seppellire. "Oh...beh..." Sebastian si ammutolì e quando alzai lo sguardo erano tutti scioccati. Meraviglioso, avevamo dato scandalo in un momento del genere. Sperai solo che non lo avesse sentito qualcun altro. "E ora Sebastian, fammi il favore di  mettere su una squadra di guardie supplementari. Da adesso l'Istituto è in isolamento " fece per andarsene ma Sebastian lo fermò. "Aspetta, dovremmo rafforzare anche la sicurezza esterna, con la mia squadra posso occuparmene" disse Sebastian. "No, ci penso io, se Jonathan  qui dentro, stanne certo che non ne uscirà vivo" Alec se ne andò e Sebastian tornò al tavolo. "Elizabeth, mi dispiace io...". "Lascia stare" lo interruppi e me ne andai seguendo Alec. "Sei pazzo?" chiesi quando lo raggiunsi. "Lily non è il momento" disse senza fermarsi. "Lo è eccome" lo afferrai per un braccio e lo costrinsi a guardarmi. "No, non lo è" ribattè. "Allora dovevi pensarci prima di dirlo al mondo" replicai. "Ti stava accusando di essere Jonathan" disse. Era serio? "E per questo dici a tutti che abbiamo fatto sesso? Potevi dire qualsiasi altra cosa, farmi un test, ma dire quello che è successo...Alec che ti è preso?" chiesi cercando di calmarmi. "Non lo so...stavo scoppiando e mi è come uscito di bocca. Non ci ho pensato"  disse toccandosi il viso. "Va beh, vado a dare una mano a qualcuno" mi voltai e lui mi afferrò la mano. "Mi dispiace, so che non volevi più parlarne e io ho fatto un casino" disse dispiaciuto e sapevo che era sincero. "Non fa niente, è un momento critico e stiamo tutti in un fascio di nervi, io ho quasi picchiato mio cugino Alastair prima di venire qui" feci un piccola risata, mi avvicinai e gli diedi un bacio sulla guancia. "E' tutto ok" lo accarezzai e me ne andai. Il quasi parlarne non era stato così traumatico e il fatto che lo avesse detto poteva significare che non lo considerava un errore, ma un modo strano che avevamo avuto per dimostrarci quanto tenessimo l'uno all'altro e quanto ci mancassimo. Il perchè però lui avesse deciso così rimaneva un mistero.
Andai all'entrata a recuperare il borsone che avevo lasciato li e andai di sopra, sperando che la mi stanza fosse ancora vuota e pronta a riaccogliermi. Trovai la porta aperta ed entrai; era come l'avevo lasciata, compreso lo specchio, era ancora rotto. Fino a quel momento non mi ero resa conto di quanto mi fosse mancata quella stanza e quell'odore di legno. Anche se avevo ben altro di cui preoccuparmi, mi sedetti sul letto e godei di quell'istante, avrei impresso tutto nella mente come avevo fatto con Alec  da utilizzare nei momenti di sconforto a Sidney, perchè presto o tardi sarei dovuta tornare nella mia prigione. "Toc, toc" alzai lo sguardo e vidi Clary. "Ciao!" le sorrisi. "Ciao!" disse entrando. "Ti godi il ritorno?" chiese. "Solo per un attimo, sono appena tornata ed è  già successo il mondo" dissi sospirando. "Già, ancora non mi capacito che Sebastian ti abbia accusata di essere Jonathan" scosse. "Non fa nulla, è sempre meglio essere prudenti" affermai, me l'ero presa sul momento, ma lui stava facendo solo il suo lavoro. "Mi spiace che però Alec abbia dovuto dire quella cosa per convincerlo" disse dispiaciuta. "Anche a me, insomma, non è nel mio stile far sapere con chi vado a letto, ma fa niente, siamo tutti stressati e Alec è scoppiato"  accennai un sorriso per mostrarle che andava tutto bene. "Si beh, è stata una notizia shock... Izzy per poco con cadeva" disse ridendo per sdrammatizzare. "Si, ho notato la sua faccia, all'inizio pensavo di aver capito male, speravo che non lo avesse detto, ma le vostre facce erano inequivocabili" mi misi una mano sul viso un pò imbarazzata. "Ormai è andata!" sospirai. "Dobbiamo pensare a come trovare tuo fratello" aggiunsi. "Già, ma come?" chiese. "Avrà un punto debole,è uno shadowhunters, ma anche sangue di demone" risposi, iniziando a pensare. "Potremo usare le lame serafiche!" esclamò. "Quelle possono ferire qualsiasi cosa, senza distinzione, ci vuole qualcosa a cui noi siamo immuni e che faccia male solo a lui" spiegai. "Ci sono...Nei diari di Valentine mi fare di aver letto che l'elettro gli da fastidio" rimembrò. "Ottimo, la frusta di Izzy è puro elettro" dissi entusiasta. "Ne estrarrò un campione e poi testerò chiunque voglia uscire dall'Istituto, così finiremo anche l'isolamento" anche il suo entusiasmo era alle stelle. "Mi sembra un'idea magnifica" le dissi. "Vado a cercare Izzy" disse e uscì di corsa dalla stanza. Forse eravamo ad una svolta. Una volta capito chi fosse Jonathan, avremmo potuto rinchiuderlo e porre fine alla follia di Valentine.Forse. Mi alzai e uscii anche io dalla stanza.

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