Il più piccolo fu preso alla sprovvista. «Io non sono così! Come puoi anche solo pensare che, se me lo avessi detto, mi sarei comportato così! Seo Changbin, stupidissimo idiota, io ti amo. E ti amerò sempre allo stesso modo, non importa che cos'hai o chi sei. Non ti amerò un briciolo di meno e non ti amerò per pietà. E non ti dovresti preoccupare per me quando dovrei essere io a preoccuparmi per te, dannazione!»

Felix fece due passi e, prima che i due potessero rendersene conto, si stavano baciando. Le mani di Felix erano strette gentilmente intorno alle guance del più grande e le loro labbra si accarezzavano dolcemente. A Felix non poteva importare di meno se baciare i pazienti era contro le regole dell'ospedale. Ma alcuni aggeggi di plastica che spuntavano dal letto gli si stavano infilando nello stomaco, quindi fu costretto a spostarsi, riluttante.

Poi avvicinò la sedia al letto di Changbin, così da potergli stringere la mano. «E adesso raccontami una volta per tutte tutto quello che mi hai tenuto nascosto in questi anni.»

E così Changbin fece. Gli raccontò delle cure in Giappone, di come aveva incontrato Hyunjin, che studiava infermieristica ed era diventato il suo infermiere personale, del vero motivo per cui era andato a Singapore – c'era un dottore, lì, che era l'unico a potergli prescrivere una medicina di cui aveva bisogno.

Gli spiegò anche cos'era successo quella volta che avevano litigato. Aveva avuto dei forti dolori alle articolazioni durante la notte e Hyunjin lo aveva portato in ospedale. Così se n'erano andati prima e non aveva potuto rispondere alle sue chiamate e ai suoi messaggi. Quando aveva vomitato sangue al suo compleanno, sul tetto, era stato a causa di un'acuta infezione polmonare, per cui le cellule malate avevano ostruito i vasi sanguigni dei suoi polmoni.

Ascoltandolo, Felix deglutì. «Sembra terribile. Mi dispiace che hai dovuto attraversare tutto questo da solo. Si verificano spesso questi sintomi? Perché io ho visto per la prima volta il sangue solo quel giorno.»

Changbin restò in silenzio per qualche secondo, prima di rispondere. «La verità è che...sono diventati più frequenti, ultimamente.»

«Aspetta, più frequenti? Ma perché?» chiese Felix.

«Okay, ti ho promesso di essere onesto questa volta, quindi lo sarò, non importa quanto mi farà soffrire dirtelo.» Changbin prese un respiro profondo. «Il fatto che io sia in Corea vuol dire che non ho accesso alle cure che avevo in Giappone.»

Ci fu qualche attimo di silenzio, mentre Felix processava le informazioni ricevute. «Aspetta...ma sei rimasto in Corea per me, ti ho fatto restare io. Merda...tutto questo è colpa mia.»

«Amore no, non è vero. Ho deciso io di rimanere. Non potevo sopportare l'idea di lasciarti di nuovo. E comunque quel trattamento è una grande cazzata. Non mi fa guarire, prolunga solo questa vita di merda.»

Felix rispose con voce ferma. «No, devi tornare in Giappone. Immediatamente. Non me ne frega niente di quello che dirai, metterai il tuo sedere sul primo volo per il Giappone –».

Changbin lo interruppe. «Felix, smettila. Non posso farlo, non posso davvero. I miei reni non hanno ricevuto abbastanza sangue ricco di ossigeno e si sono danneggiati. Non posso volare fino al Giappone in queste condizioni. Devo restare qui e sperare che i dottori mi possano aiutare.»

«È colpa mia, è tutta colpa mia. Sei rimasto in Corea per me e ora stai morendo.» Felix si passò nervosamente una mano tra i capelli, la voce rotta.

«Hei, chi ha detto che sto morendo? Hai così poca fiducia in me?» Changbin sorrise, poi intrecciò le proprie dita con quelle di Felix, che si rilassò quasi subito grazie a quel contatto. «E smettila, non ti incolpare. È proprio per evitare cose del genere che non ti ho mai detto niente»

Mentre lo guardava negli occhi, il tono di Changbin si fece immediatamente serissimo. «Lee Felix, ascoltami bene. Se potessi scegliere tra tornare in Giappone senza di te o restare in Corea con te dove, a dirla tutta, ho passato i mesi migliori della mia vita, sceglierei l'opzione che ti comprende senza battere ciglio. Perché preferisco avere te piuttosto che vivere un po' di più senza di te

Felix percepì un'improvvisa pressione e del calore negli angoli degli occhi. Non appena sbattè le palpebre, le lacrime cominciarono a scorrergli sulle guance. «Pensavo avessi detto che non stavi morendo» singhiozzò.

«Beh, io me lo sento perché è il mio corpo. Ma tu non puoi esserne sicuro al cento per cento, quindi devi avere fiducia anche per me.»

Felix annuì, non voleva dire nient'altro. Conosceva Changbin, abbastanza da riconoscere la paura nel suo sguardo. Aveva paura di morire, di lasciare dietro di sè le persone che amava. Nonostante scherzasse continuamente e cercasse di rassicurare gli altri, era terrorizzato. Ma Felix restò in silenzio. Sarebbe stato forte e ci avrebbe creduto anche per Changbin. 



Nda.

Allora, non so voi ma io sto per piangere. Credo che il paragrafo finale di questo capitolo sia il più bello e il più emozionante dell'intera storia. 
Tradurre questo capitolo non è stato per niente facile, mi sono venute le lacrime agli occhi più di un paio di volte, nonostante conoscessi quasi a memoria le parole e ciò che sarebbe successo perchè prima di tradurre rileggo i capitoli molte volte. Credo che l'autrice abbia fatto davvero un bellissimo lavoro dal capitolo ventisei in poi, quindi sono felice che anche voi stiate apprezzando (pure la mia traduzione ovviamente). 
Volevo specificare che l'autrice studia biologia e ha fatto delle ricerche per poter descrivere al meglio i sintomi dell'anemia falciforme, quindi il tutto è il più verosimile possibile.
E niente, sono troppo emotivamente instabile per poter fare un discorso coerente al momento perchè mentre scrivo queste note ho appena finito di tradurre il capitolo e mi devo ancora riprendere. Per di più mancano solo 3 capitoli alla fine e sono molto sad. 

Voi cercate di riprendervi, preparati i fazzoletti (quelli servono a prescindere) e ci sentiamo venerdì prossimo con il nuovo aggiornamento.
Ila. xx

The Marriage Pact || Changlix [TRADUZIONE]Where stories live. Discover now