Volevo vederci chiaro in questa storia: se Faith era tornata c'era qualcosa di grosso in ballo.

«Non hai nulla da dirmi? Prima mi ficchi un paletto in pancia, credendoti Buffy l'ammazza-vampiri, e ora fai finta di niente? Che cazzo sono, il tuo fottuto pupazzo? In ogni caso, ho chiuso con te, me ne vado!» concluse dedicandomi un'occhiata torva e scuotendo la testa.

«Sono stato fottuto da lei molte volte, Rob, e anche nel vero senso della parola...»

Un sorrisino si fermò sulle mie labbra per brevi istanti prima di sparire e tornare serio.

«Ha fatto tutto questo per me e questo lo apprezzo. Non la perderò di nuovo, e né tu né la tua amichetta bionda potrete fare qualcosa a riguardo questa volta», affermai mentre lui,con una mano sulla maniglia, era pronto ad andarsene.

«Non sprecherei tempo a salvare la tua umanità anche stavolta... in ogni caso», ribatté secco prima di incamminarsi e sbattendo con violenza la porta.

Rimasi a lungo su quel divano a pensare a come avrei potuto agire e mettere in atto il mio piano personale; avevo un appuntamento con Faith per quella sera in un locale in centro, dove avrei ottenuto delle risposte, ma non avrei coinvolto Rob o la sua impulsività avrebbe mandato a monte l'operazione.

Già il coinvolgimento di Simon non era stato desiderato.

Ero ancora sdraiato e intento a rimuginare su cosa dire e come comportarmi con Faith durante il nostro incontro che si sarebbe tenuto tra poche ore, quando sentii suonare il campanello.

Andai a vedere chi fosse dallo spioncino, cosa che facevo spesso data la mia natura e il mio " lavoro". Notai che non rappresentava un pericolo, perciò aprii la porta.

Mi ritrovai davanti una giovane donna che indossava un maglioncino bianco e dei jeans chiari, con ai piedi un paio di scarpe da ginnastiche color panna.

Era Sharon, la ragazza che avevo soccorso qualche notte prima dall'attacco del lupo mannaro.

Lei era molto bella nonostante la sua semplicità, i suoi capelli mori e lunghi le ricadevano sulle spalle ed era solo leggermente truccata attorno agli occhi smeraldini.

«Ehi, ciao, Henry. Ti disturbo? L'altra sera, mentre ero qui dopo che mi hai salvato da quel cane randagio, ho visto un libro interessante sulla tua libreria, tra l'altro ottimamente fornita di antichi volumi. Quello sulla famiglia Giusti mi interessa particolarmente», mi disse la ragazza dai capelli corvini gesticolando con fare nervoso e al contempo fissandomi negli occhi.

Prima che potessi aprire bocca, riprese a parlare.

«Anche solo dopo una rapida occhiata, ho notato che è un testo originale e so che non si trovano in giro, così speravo di poterci dare uno sguardo. Non ti ruberò molto tempo», supplicò Sharon unendo le sue mani come se dovesse pregare e rivolgendomi un fantastico sorriso.

Subito annuii, sorridendole genuinamente a mia volta, e le feci spazio per entrare senza proferire una parola, non preoccupandomi del mio aspetto casalingo, infatti portavo una banale T-shirt grigia e una tuta nera da ginnastica.

«Certo, dagli pure uno sguardo, ma trattameli bene», risposi ironico andando a prendere il libro che aveva richiesto per poi porgerglielo.

Ci sedemmo al tavolo e la guardai sfogliare con cura e meraviglia le pagine.

«Come lo hai ottenuto questo? Senza offesa, sembri tutto tranne un esperto di collezionismo. Hai origini italiane?» mi chiese la ragazza, passando la sua attenzione da me al libro a più riprese.

La osservai nei suoi occhi verdi smeraldo, che un po' mi ricordavano quelli di Faith. L'avrei vista tra poche ore, perciò non valeva la pena di pensare a lei.

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