Capitolo 14

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Sospirai sentendo il mio migliore amico ripetere lo stesso dannato paragrafo per la settima volta

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Sospirai sentendo il mio migliore amico ripetere lo stesso dannato paragrafo per la settima volta.

C'era un'ora di buco tra una lezione e l'altra e lui aveva dimenticato di studiare un capitolo intero di storia e proprio quel giorno la professoressa avrebbe fatto domande a campione per vedere se avessimo effettivamente studiato.

Non le bastava interrogarci venti volte all'anno, doveva anche sottoporci a quell'altra tortura, facendoci vivere le sue ore con un'ansia tremenda.

E Alan, da studente modello quale fosse, non solo non aveva aperto libro il giorno prima, ma non aveva neanche imparato a memoria l'orario scolastico e non sapeva quali materie c'erano quel giorno.

Era un caso perso.

«Davvero, Alan? L'hai ripetuto mille volte e ancora non ti è entrato in testa?» Eravamo seduti sul prato proprio di fronte l'ingresso della scuola.

Quel giorno avevo dovuto indossare anche la felpa, il vento cominciava a diventare fresco.

Lui mi guardò malissimo, interrompendosi. «Dovresti aiutarmi, non criticarmi».

«Come faccio ad aiutarti? È una cosa che devi sapere tu», ridacchiai e lui mi lanciò un'altra occhiataccia.

«Non lo so, magari fammi qualche domanda...»

«Te ne ho fatte cinque prima e non hai saputo rispondere». Picchiettai il libro di storia con un dito. «Ripeti e magari cerca di non imparare a memoria».

«Io odio ripetere».

«Tu odi la scuola».

«Odio ripetere ancora di più della scuola».

«Wow, allora è proprio un fatto serio». Risi a quel punto e lui appoggiò la testa contro il tronco dell'albero alle sue spalle.

«La Collins oggi mi ammazza». Sbuffò. «Non mi sopporta neanche un po'».

Faticai a non scoppiare a ridere un'altra volta, visto che sembrava davvero sull'orlo di una crisi. «Al, almeno lo capisci quello che leggi?»

«Sì, ma sono cose noiose».

«Fai uno sforzo e prova a sostituire le persone con i personaggi di Star Wars, ma all'interrogazione cerca di dire il nome giusto e non Luke Skywalker».

Il suo viso si illuminò e mi guardò con un sorriso. «Sei un genio! Del resto questa è sempre una guerra». Prese il libro con più convinzione e iniziò a rileggere tutto con una nuova grinta.

«Sei peggio di un bambino», lo presi in giro, alzandomi e raccogliendo tutte le mie cose.

«Dove vai?»

«Voglio vedere se la pista di pattinaggio è libera. La Fernsby mi ha detto di trovarmi un compagno per recuperare in fretta i crediti, te l'ho detto, ma non mi va proprio e vorrei riuscirci da sola». Mi sistemai la borsa sulla spalla e mi avviai verso la pista da hockey. «In bocca al lupo con le tue guerre».

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