7 Ortiche

10 0 0
                                    


Le campane di tutti i paesi della Bassa suonano il mezzogiorno. Il silenzio dei pioppeti così, si fa festoso - come si deve: e un senso acutamente famigliare anima le cose, che tutte, dunque, significano pace, regolarità, rassicurante valore delle abitudini antiche.
Anche nel casolare, dove Emilia è seduta, immobile, sulla sua panca, lo scampanio del mezzogiorno porta quest'aria di tranquilla alacrità. Ci si riposa, si mangia.
La porta con le sue tendine di bucato si apre, e, come per una specie di rito, vengono fuori le vecchie della casa, fedelmente seguite dai due ragazzini dalle facce adulte: portano il pranzo per l'Emilia.
È un bel pranzetto, portato su un cabaret, forse di plastica, disegnato a grossi fiori - a differenza dei pranzi portati agli uomini al lavoro, avvolti nei fazzoletti annodati. C'è del pollo, delle salsicce, della cicoria cotta in padella e un piatto di pomodori freschi.
Fiere di quel loro pasto, a passo deciso ma non affrettato, le donne di casa portano il pranzo alla loro santa: e i bambini, rubicondi e spenti, seguono col quotidiano interesse quell'operazione così dolcemente mista di sacro e di famigliare.
Ma stavolta, adulti e bambini, sono attesi da una inaspettata delusione.
Emilia guarda torvamente verso i cibi che, sull'elegante cabaret, le vengono offerti, e non batte ciglio, non muove un muscolo.
Come si fa con una sordomuta, allora le donne fanno larghi cenni, quasi a dire: « Ecco, ecco qua, guarda quanti piatti pieni, forza, dài, mangia, su. »Ma niente. Anzi, Emilia stacca lo sguardo dai cibi, e si fissa nel vuoto. Le donne cominciano a preoccuparsi, mentre una grande pena le prende. La più vecchia, soprattutto, poverina, con gli occhi lagrimosi di bambina, insiste più delle altre. Proprio lei - che dovrebbe ben sapere, alla sua età, come in conclusione niente al mondo sia necessario, e che il vivere non è un dovere - si affanna a convincere Emilia a mangiare, a prendere almeno qualcosa, per tenersi su - con gli stessi argomenti con cui si convince a mangiare, per sopravvivere - in nome della rassegnazione e dei diritti della vita -chi ha appena avuto qualche lutto e ne sta piangendo.
Ma Emilia non si lascia per nulla convincere, come invece si lascerebbe convincere qualche vicino di casa in lutto, che quella rassegnazione e quei diritti della vita è subito disposto a comprendere: no, Emilia non comprende niente. Chissà cosa passa per quella testa incaponita di santa.
Poiché le donne, con in testa la vecchia - davanti agli occhi smarriti del ragazzetto e della bambina - continuano a insistere con foga - Emilia, con gli occhi cattivi, pieni di una prepotenza nata dal dolore, guarda a uno a uno i suoi congiunti: e infine, alzando lentamente un braccio, indica qualcosa a un lato del mucchio di macerie e di mattoni rossi. Si tratta di un cespo di ortiche.

TeoremaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora