Capitolo 2.

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L’avevo fatto milioni di volte ormai, ma avevo sempre un qualche timore. Nessuna delle “missioni” che mi era stata affidata era fallita ma quel nodo alla gola c’era sempre.

“Prego entra.” 

Sento una voce che mi sollecita. Tiro un sospiro profondo e mi decido a varcare quella soglia per sbrigare il mio lavoro. 

“Ciao! Posso esserti utile?”

Mi accoglie un ragazzo che sicuramente non è la persona che mi aspettavo di trovare. Ha un bellissimo sorriso.

Non sapevo cosa rispondere a quella domanda, non sapevo chi fosse, non sapevo nemmeno se questo era l’ufficio giusto, diamine. Stavo entrando nel panico e non sapevo cosa fare. Come ne uscivo da questa situazione? 

“Ehi tutto okay?” La voce del ragazzo tornò di nuovo, dovevo mentire.

“Ehm, sì scusami, sai la mia migliore amica è dovuta tornare a casa ed io non ho un passaggio, volevo chiamare mio padre e sono venuta in un posto più tranquillo”

La scusa più stupida che mi fosse venuta in mente, ma il ragazzo sembrava aver abboccato.

“Guarda io dovrei andare a casa tra qualche ora, se non è un problema posso darti un passaggio io”

Oh. Questa è un’offerta notevole. Sinceramente non sapevo davvero come sarei tornata a casa perché mio padre non mi sarebbe di certo venuto a prendere, “arrangiati!” aveva detto e probabilmente avrei aspettato l’alba per tornare a casa con il giorno. Bello stronzo.

“Fino a che ora devi stare?” mio padre aveva anche detto che non sarei dovuta tornare prima delle quattro di stamattina, per completare il lavoro, ma sicuramente lo diceva perché doveva portarsi a casa una delle sue solite troiette. 

“Fino all’ora che vuoi, tesoro” mi disse ammiccando. Io arrossii violentemente, non avevo un vero contatto con un ragazzo dai tempi del liceo forse e anche lì ero davvero molto timida ed introversa.

Il ragazzo continuò a guardarmi con fare interrogativo, probabilmente si aspettava una risposta da me e non aveva tutti i torti. 

“Beh non ho orari, anzi sì ma è complicato da spiegare, va bene fino alle quattro e qualcosa?”

Il sorriso del castano mi fece capire che andava bene e in qualche modo mi sentivo rasserenata. Era davvero molto carino a dire la verità.

Mi invitò a sedermi insieme a lui per scambiare quattro chiacchiere e fare conoscenza, era davvero molto simpatico e sapeva farmi ridere, ridere davvero, non come quando dovevo fingere di ridere per attirare l’attenzione degli scagnozzi di mio padre - a proposito, come avrei fatto a completare la missione questa volta? Merda. 

Dovevo liberarmi del mio amico, Louis si chiamava, e dovevo farlo alla svelta per completare il lavoro. Ma non sapevo come fare. 

“Ehi Louis, ascolta, dov’è il bagno? chiesi con un filo di voce, quanta timidezza. Lui mi rispose con calma e mi diede le indicazioni di cui avevo bisogno e mi diressi lì. Ma il mio piano non era andare al bagno, ovviamente, dovevo trovare quel coglione del direttore del pub. 

Camminai lentamente, cercando di essere attenta a dove mi stavo dirigendo e cercando di ricordare qualche segno particolare di quell’uomo …”Ahi!” sbattei contro qualcosa o qualcuno.

“Ragazzina che ci fai qui?” ero finita nella parte degli uffici del pub, beh la scusa del bagno continuava ad essere buona o almeno potevo provarci.

“Io stavo cercando il bagno”

“Qui?” mosse le mani in circolo proprio per evidenziare che ero in errore in modo clamoroso perché i bagni sarebbero in tutt’altra parte dello stabile, ma comunque non mi interessò. Mi serviva una scappatoia alla svelta.

GAME OVER || FF Louis Tomlinson ||Where stories live. Discover now