"Che carino che sei" mi avvicino e gli spettino il ciuffo biondo, ultimamente un po' troppo lungo.

"Solo che non doveva dirtelo lui, dovevo dirtelo io" sussurra.

"Dammi un bacio e facciamo finta che me lo abbia detto tu" propongo. Sinceramente non mi importa che me l'abbia detto, voglio solo sentire le sue labbra sulle mie di nuovo.

Mi mette le mani sui fianchi e ricomincia a baciarmi, succhiandomi le labbra e attirandomi a se'.

"Dimmi che è una serata informale perchè non ho voglia di farmi figa eh" sbuffo, quando ci stacchiamo, posticipando il più possibile il momento di cambiarci.

"Puoi venire anche in pigiama che saresti figa lo stesso" dice Federico.

"Scemo" gli lancio la mia maglietta della Juve ridendo.

"Non sapevo che avessi dei tatuaggi" mi rilancia la maglietta cambiando discorso.

"Oh, intendi questi? Sono piccolini ma ne ho un po'" indico i miei tatuaggi.

Ho iniziato a tatuarmi quando avevo 17 anni. Niente di troppo appariscente, ciò che ho di indelebile sul mio corpo ha un significato e non me ne pento, neanche a distanza di anni. Questo è il senso del tatuaggio, alla fine.

Il primo tatuaggio è stato l'autografo di Alex Del Piero che mi sono fatta uguale a mio papà sulla spalla destra. Poi il numero 7 sul polso sinistro e una palla di pallavolo su quello destro. Il quarto è stato un leone sull'avambraccio sinistro, uno dei miei preferiti, perchè ha moltissimo significato per me e perchè è fatto davvero benissimo. Poi è venuta la scritta ευδαιμονία, la parola greca che significa "felicità", ma assume anche il senso di "beatitudine". Questo concetto mi ha sempre affascinato ed è sull'avambraccio destro. 

"Non hai l'esclusiva sui tatuaggi, Bernardeschi" rido, rimettendomi la maglietta della Juventus con il numero 33.

"Mi piacciono, sono molto belli anche i tuoi" si riveste anche Federico.

"Sicuramente più sobri" lo prendo in giro.

"Ammettilo che ti fanno impazzire" mi guarda malizioso.

"Beh, un giorno voglio guardarli tutti da vicino, non posso giudicarli se no" gli faccio l'occhiolino cercando di risistemarmi i capelli che sono tutti spettinati dopo gli svariati baci con Federico.

"Ti presto una maglietta, vieni con me" Federico mi invita nella sua camera.

Ammetto che mi fa effetto entrare nel posto dove dorme ed il solo pensiero di lui con gli occhi chiusi a torso nudo mi fa eccitare.

"Prova questa" mi passa una maglietta bianca con un leggero scollo a V. 

Mi tolgo di nuovo la maglietta bianconera e provo la sua. Mi sta grande, ovviamente, ma mi piace l'idea di indossare i vestiti di Federico.

"Questa te la sequestro, non puoi andarci in giro. Solo allo stadio o quando sei con me o per andare a dormire, così è come se fossi sempre con te" Federico prende la maglia con il suo cognome e la piega sul letto.

"Se mi presentassi con la tua maglietta stasera qualcuno potrebbe offendersi" ridacchio, girandomi per uscire dalla camera da letto, diretta verso la porta d'ingresso.

"Già il fatto che tu abbia la maglia del nano mi fa girare i coglioni" dice duro Federico, visibilmente incazzato.

"Guarda che sei tu che mi hai lasciata a casa sua perchè avevi una fidanzata, ti ricordo" puntualizzo. Sembra che sia arrabbiato perchè ho dormito a casa di Miralem quella famosa notte, ma non abbiamo fatto assolutamente niente.

"Hai la maglia di qualcuno che non sono io" continua l'attaccante carrarese.

"Guarda che non abbiamo mica scopato, è inutile che ti scaldi" gli faccio notare. Si sta incazzando per niente.

"Ci manca anche, sei mia."

Rimango impietrita sentendo quelle parole, non so veramente cosa rispondere. Anche lui si accorge di quello che ha appena detto e rimaniamo entrambi in imbarazzo.

"Mi piaci quando fai il geloso, anche se non ne hai motivo" sono io a rompere il ghiaccio.

"Andiamo o ti sbatto al muro e non usciamo più da questa casa per una settimana" dice, con una naturalezza incredibile, ma a me fa rabbrividire e vorrei soltanto che facesse quello che ha detto.

***

Arriviamo a casa Pjanic e non appena scendo dalla macchina sento due piccole braccia avvolgermi una gamba. 

"Edin, mon amour!" prendo il bambino in braccio, che mi sorride guardandomi con quei bellissimi occhi grandi dello stesso colore del padre.

"Olivia, mi sei mancata" dice Edin, abbracciandomi forte con la testa sulla mia spalla.

"Hey, Olivia, Berna, finalmente siete arrivati" Miralem arriva di corsa. "Non sono riuscito a fermarlo, scusa."

"Ma figurati, a me fa piacere" do un bacio sulla guancia liscia e morbida di Edin, che arrossisce.

"Ho un regalo per te" dice il piccolo.

"Ma davvero? Non vedo l'ora di vederlo" lascio andare il bambino, che corre dentro casa.

"Non so più cosa fare, sembra di avere un altro Berna a casa, parla sempre di te" dice il bosniaco, riferendosi a Edin, mentre Federico gli da una gomitata.

"Nano, se lo dici un'altra volta entri gratis a Gardaland" intima il 33 bianconero.

"Intanto ti ho salvato il culo" risponde a tono Miralem.

"Smettetela di fare i bambini" scuoto la testa riprendendoli.

Arriva di corsa un esemplare di Edin Pjanic con in mano un foglio, trafelato. 

"Voilà, chéri" il piccolo Pjanic mi mostra il foglio di carta, mentre lo riprendo in braccio.

Sul foglio c'è un disegno che ritrae me e lui in un parco.

"C'est incroyable" esclamo, notando come nonostante i suoi 4 anni, Edin abbia realizzato un disegno molto realistico.

"Prendetevi una stanza" questa volta è Federico a parlare.

"Quanto sei geloso" sbuffo, tenendo Edin con un braccio, il quale fa la linguaccia a Federico.

"Edin, ora bisogna andare a letto, il est tard" dice Miralem a suo figlio, prendendolo da me e portandolo in casa, dopo averlo salutato con un bacio sulla guancia.

"Non puoi essere geloso di un bambino, tu" scuoto la testa, avvicinandomi a Federico.

"Sono geloso di tutto ciò che è mio" dice, guardandomi fisso negli occhi.

E io giuro che in questo momento vorrei lasciarmi andare tra le sue braccia e non andarmene più. E' già la seconda volta in un'ora che mi dice che sono sua e non so come ribattere. Mi sto perdendo in quei pozzi verdi-grigi che sono i suoi occhi e non voglio interrompere quel contatto visivo.


Eccomi, è molto tardi ma sono riuscita a scrivere un altro capitolo. Spero vi piaccia, fatemi sapere come al solito con stelline e commenti cosa ne pensate, sia del capitolo in se', sia della storia in generale. 

Stasera purtroppo è finito il mondiale per gli azzurri della pallavolo. Sono molto dispiaciuta perchè si sarebbero meritati la semifinale, ma è andata così. Se seguite la pallavolo possiamo commentare insieme, se vi va. Mi è anche venuta una mezza idea di iniziare una nuova storia con protagonista Simone Anzani, pallavolista azzurro, nonchè gran fregno.

Comunque per la nuova storia, per il momento è soltanto un'idea che mi è balenata nel cervello mentre guardavo la partita. E Simone Anzani mi ispira un sesso che voi non potete capire, cercatelo su Instagram o Google e capirete di che sto parlando. 

Questa storia rimarrà sempre e comunque la mia prima e preferita, che spero di non abbandonare nonostante tra pochi giorni partirò per un mese e mezzo. Andrò in Russia e non ho idea di quando o se potrò aggiornare.

A presto,

C.

Fino alla fine || Federico Bernardeschi || [IN REVISIONE 👩🏼‍💻]Where stories live. Discover now