7.1 Lirya

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Nell'immagine: Ayril

Spazio autrice

Haru: parlo io perché la mia ragazza ha il mal di gola, non ci vogliamo sposare.
Io: stupido! Non era quello che dovevi dire. *lo spinge via* parlo io perché se no qui... Allora il capitolo dedicato al primo giorno di scuola doveva essere lo scorso, poi mi sono accorta che toccava a Valter per cui l'ho posticipato. Scusate. Se volete picchiarmi io sono in Alaska.

"Ok. Calma, non farti prendere dal panico." ho continuato a ripetermi. Non dovevo commettere nessun passo falso o sarebbe finita come nella mia vecchia scuola. È passata una settimana dall'episodio dell'abbraccio. Mi ha davvero risollevato il morale e dato la forza di andare avanti. Dato che i miei non erano mai a casa non sapevo cosa davvero volesse dire essere consolati. Stavo facendo avanti indietro per camera mia. Bussarono alla porta. Presi feci un respiro profondo e mi avviai ad aprire. Indossavo dei pantaloni neri con catenelle e strappature varie. Degli stivaletti neri e un maglioncino nero con un teschio. A me piaceva come abbinamento, purtroppo però non sapevo come era la moda lì. Mi ero accorta che era la mia vita era totalmente diversa rispetto a quella che conducevo prima. Dire che erano due mondi completamente differenti era dire poco. Non avevano assolutamente nulla in comune. Se erano diverse molte cose, perché tra queste non avrebbe dovuto esserci la moda? Stavo per salire in macchina appena fuori dal cancello quando

- Ehi! Perché ci sei anche tu?

Chiedo piuttosto scocciata. Che cosa ci faceva Valter lì in macchina?

- Perché ti accompagno a scuola. Se non ti muovi faremo tardi. Tieni conto che Martha è già andata e lei arriva sempre all'ultimo minuto.

Buono a sapersi. Mi sarebbe do sicuro tornato utile. Entrai in macchina e mi addetti di fianco a lui sui sedili posteriori. Le mani sul bordo del sedile e lo sguardo imperterrito che guarda avanti. Per tutta la durata del viaggio non tolsi lo sguardo dalla strada come se dovessi guidare io. Ero concentrata a non parlare con Valter, anzi, a non calcolarlo proprio. Ero rigida. Appena arrivammo mi pietrificai. Fu in quel momento che capii che cosa fosse venuto a fare lì Valter. Mi aveva preso la mano nella sua e in quel momento mi aveva sussurrato:

- Stai tranquilla andrà tutto bene.

Feci un semplice cenno col capo e poi uscii dall'auto. Il cuore in gola, anche se dopo le parole do Valter mi sentivo un po' meglio. Certo in situazioni normali gli avrei risposto, ma per me quello era un argomento delicato. Per cui non me la sentivo di rispondergli male dopo tanta gentilezza ( N.A. Si, argomento delicato... come no. Credici credici.). Mi stavo avviando verso i cancelli della scuola. Lo zaino su una sola spalla semi aperto, mentre altri libri e quaderni in mano. Camminavo decisa verso la segreteria. Sempre che lì ce ne fosse una. Fortunatamente il sistema scolastico non sembrava essere differente. Mi avvicinai allo sportello. Dietro vi era una signora piuttosto giovane con gli occhiali e i capelli sciolti sulle spalle. Intravidi degli occhi vitrei e piccoli come quelli degli uccelli. Era di sicuro un arpia. Era la prima volta che ne vedevo una. Non che fossi uscita tanto da casa da poter affermare di aver visto molti... molti... mostri? Alzò un occhio verso di me. Sul momento scettico, poi più solare e cordiale.

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